Eugenia Tognotti, La Stampa 1/8/2006, pagina 24, 1 agosto 2006
Per secoli i bagni furono guardati con sospetto e sconsigliati. Nel Medioevo per esempio era considerato pericoloso immergersi nell’acqua, che avrebbe potuto aprire i pori e facilitare l’ingresso a microbi e malattie: molto meglio lasciare uno strato di grasso e sudiciume a proteggere la pelle
Per secoli i bagni furono guardati con sospetto e sconsigliati. Nel Medioevo per esempio era considerato pericoloso immergersi nell’acqua, che avrebbe potuto aprire i pori e facilitare l’ingresso a microbi e malattie: molto meglio lasciare uno strato di grasso e sudiciume a proteggere la pelle. Gli odori dei corpi non lavati furono anche considerati elemento di fascino: Casanova non sapeva resistere a donne «provviste di abbondante sudorazione», così come prima di lui Enrico IV di Francia. Anche Napoleone esortava Giuseppina ad astenersi dai lavacri prima degli incontri d’amore. I medici erano d’accordo, sostenendo che i bagni provocavano un’indebolimento dell’animalità e quindi del desiderio sessuale. Solo nell’Ottocento vengono riscoperte le virtù delle norme igieniche: in Italia Paolo Mantegazza richiamava le spose alla cura del «loro nido d’amore» che un «pudore soverchio» allontanava dall’acqua. Tra le abitudini che faticarono a imporsi anche l’uso delle mutande tra le donne: sostituite da lunghe camicie che servivano anche da assorbenti durante il ciclo mestruale, erano sconsigliate dai dottori perché impedivano ai genitali di «prendere aria». Anche il wc, inventato nel 1896, ci mise due secoli per sostituire gli orinali. La carta igienica, comparsa per la prima volta nel 1857, prese il posto di teli, sabbia, pietre, erba, carta di giornale.