Varie, 4 agosto 2006
D’ARCANGELO Ildebrando
D’ARCANGELO Ildebrando Pescara 1969. Basso-baritono. «[...] Aitante, impetuoso, voce sicura e possente [...] sta raccogliendo ovunque successi clamorosi. [...] ”Mio padre, organista, mi ha fatto studiare musica fin da bambino. Otto ore al giorno di pianoforte. Una tortura. Per non parlare dell’opera. Papà era così fissato che voleva chiamarmi Radames. Mi faceva vedere le opere in tivù e io mi addormentavo. Ricordo un Barbiere di Siviglia come un supplizio. Trovavo ridicoli i cantanti e non si capiva una parola. A 16 anni presi a frequentare un coro, e Monica Bacelli venne a prepararci per un concorso polifonico ad Arezzo. Fu a lei a dirmi che avrei potuto cantare seriamente. Mi misi a ridere perché odiavo il canto [...] Un giorno papà mi fece ascoltare il finale di Don Giovanni diretto da Karl Böhm. Fu un’illuminazione. Decisi di lasciare il pianoforte e di darmi al canto. Partecipai al Concorso ’Toti dal Monte’ nell’89 e nel ’91, vincendo sempre. Bruscantini mi chiese di non parteciparvi più per far vincere gli altri. Tappe decisive della carriera? Bartolo con Abbado nel ’94 e Leporello con Gardiner nello stesso anno furono i primi ruoli importanti. Nel ’95 ho fatto Don Giovanni a Bonn, e l’anno dopo ho debuttato a Salisburgo come Figaro. Sono stato Leporello con Muti alla Scala nel ’99, e a Bologna ho cantato una sera Leporello e una sera Don Giovanni nella stessa produzione. La notte mi sognavo in entrambi i ruoli, sdoppiato nei recitativi [...] Mozart è nel mio cuore. So ogni ruolo di ogni sua opera. Però ho fatto tanto d´altro, da Bach a Stravinskij. Canto Bellini, Donizetti, Verdi. Ma siccome nei teatri c´è scarsa fantasia, continuano a chiamarmi per il repertorio mozartiano [...] Mi dicono di continuo: perché non fai l’attore? Vorrei che parlassero anche della mia voce! Certo, i registi con me non faticano. Il mio bisnonno era attore, buon sangue non mente [...]”» (Leonetta Bentivoglio, ”la Repubblica” 2/8/2006).