Varie, 3 agosto 2006
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Elia Leopoldo
• Fano (Pesaro-Urbino) 4 novembre 1925, Roma 5 ottobre 2008. Giurista. Dal 1976 giudice della Corte Costituzionale, dall’81 all’85 presidente. Eletto senatore per la Dc nell’87, ministro per le Riforme Istituzionali nel governo Ciampi (1993-1994), nel 1994 eletto deputato col Ppi, nel 1996 senatore con l’Ulivo • «[...] prima di essere eletto giudice costituzionale (1976) e presidente della Consulta (1981-85) – fu stretto collaboratore di Aldo Moro. La sua vita politica – senza togliere nulla alla militanza universitaria nella Fuci dove conobbe Vittorio Bachelet, Pietro Scoppola e Virginio Rognoni – inizia nel 1986 quando entra nella direzione della Dc. Nell’87 è senatore. L’impegno politico, poi, continua con il Ppi, con l’incarico di ministro delle Riforme istituzionali (governo Ciampi, 1993), con la Bicamerale e la militanza nella Margherita di cui è parlamentare fino al 2006. [...]» (Dino Martirano, ”Corriere della Sera” 7/10/2008) • «[...] Il suo rapporto con Aldo Moro fu culturale, prima di tutto, non certo simile a quello del ”giurista” col suo ”principe”. [...] Le sue parole erano rispettate e ammirate come quelle di uno studioso, coscienziosamente dedito alla sua scienza. Quando, nel 1976, il Parlamento lo elesse giudice della Corte costituzionale e, nel 1981, la Corte stessa lo elesse suo presidente, nessuno dubitò di avere scelto un illustre costituzionalista, erede della grande tradizione di Mortati, Esposito e Crisafulli, e non un politico che sapeva anche di diritto costituzionale. La condizione per tutto ciò è stata lo studio; lo studio, che gli permetteva di confrontarsi con i suoi interlocutori, quali che essi fossero, preservando l’integrità della scienza che è stata la professione della sua vita, ciò cui il professor Elia si è dedicato, alimentando costantemente la sua cultura costituzionalistica di prim’ordine, riversata in centinaia di pubblicazioni, relazioni, interventi sui temi più caldi della nostra vita pubblica, che sono giunti fino alla soglia della sua morte. La Costituzione è un oggetto di studio molto particolare: essa è fatta di valori e principi che richiedono adesione, non di fatti morti che possono essere oggetto di conoscenza meramente passiva. La scienza del diritto costituzionale è scienza militante. Nel diritto costituzionale, quella che sembra essere una contraddizione (una ”scienza militante”) si stempera in ragione del suo oggetto. Nella vita del professor Elia, questo impegno si è speso prima per l’attuazione, poi per la difesa della Costituzione, sempre con la consapevolezza ch’essa sia il bene ineguagliabile che la cultura politica degli anni della Costituente aveva dato al nostro Paese, e che il gran da farsi intorno a essa, per modificarla, se non cambiarla, dovesse essere visto con la cautela che viene dal possedere qualcosa che vale e che rischia di perdersi. Per questo, dai riformatori senza troppi scrupoli e senza molta cultura costituzionale fu accusato di ”conservatorismo costituzionale”, anche se nessuno osò disconoscere la ”nobiltà” delle sue posizioni. Uscito dall’attività politica diretta, non per questo il suo impegno per la Costituzione si affievolì. Fino all’ultimo, con una dedizione e una forza degna di per sé d’ammirazione, non ha negato la sua partecipazione a qualunque, anche minima, occasione d’incontro e confronto sulle idee alle quali la sua vita di studioso impegnato nella vita civile è stata dedicata. [...]» (Gustavo Zagrebelsky, ”la Repubblica” 7/10/2008).