varie, 3 agosto 2006
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DE PALMA Jula (Iolanda) Milano 21 aprile 1932. Cantante. Negli anni Cinquanta portò in Italia lo stile delle grandi vocalist americane
DE PALMA Jula (Iolanda) Milano 21 aprile 1932. Cantante. Negli anni Cinquanta portò in Italia lo stile delle grandi vocalist americane. Tra i suoi successi: Sentiero (1955), Nel giardino del mio cuore (1957), Tua (1959, grande scandalo per l’interpretazione giudicata all’epoca troppo esplicitamente erotica), Noi (1960), A.A.A.A.A. adorabile cercasi (1961) • «[...] un nome perso nella notte dei tempi che profuma tanto di Sanremo, palcoscenico che la signora frequentò assiduamente per cinque edizioni. Gli annali della musica la ricordano soprattutto per i versi di Tua, canzone che in tempi di papaveri e papere esplicitava un rapporto non propriamente casto fra un lui e una lei, e che una Mina lungagnona e giovanissima trasformò in un travolgente terzinato. [...] nata a Milano da una professoressa di liceo e da un dirigente dell’Eni [...] fanciullezza a Addis Abeba [...] fuga in Italia con la madre e la sorella e poi sotto le bombe fra gli sfollati, a fare la fame, durante la seconda guerra mondiale. [...] non è una voce persa nel neo melodico italiano postbellico, spazzato via al declinare dei Cinquanta dalla nuova ondata degli urlatori, piuttosto una interprete dallo strumento vocale di prima qualità. Più una cantante jazz (la sua vera e grande passione) che una interprete pop. Un contralto dalle idee molto chiare, con degli echi – nel chiaroscuro della sua forte tonalità – come scrive Giannelli ”delle americane Anita O’Day e Mildred Bailey”. Jula inizia come attrice ma in realtà cova un animo blues, esordisce intonando a cappella Summertime sul palco del teatro Olimpia a Milano, ma di lei si vede solo una mano tinta di nero – interpreta la parte di una artista black. La scopre Teddy Reno e il compito di tenerla a battesimo tocca a Lelio Luttazzi, con un provino nella sede dell’allora Cgd alla galleria del Corso, destinato a trasformarsi in una vera e propria session, sulle note di You go to my head e Tea for two, e a cui si aggiungerà, racconta Jula, ”anche Gorni Kramer che passava nei corridoi dello studio”. Amata dal pubblico, Jula non sarà però mai servita da grandi canzoni. L’ardita Tua, portata nel 1959 a Sanremo, gli provoca l’ostracismo da parte della Rai. Nel giardino del mio cuore due anni prima, Noi (1960) A.A.A. Adorabile cercasi (1961), sono gli altri brani degni di nota. Non sorprende che preferisca essere ricordata soprattutto per un disco jazz e per un lp live che registrò al Sistina di Roma il 2 marzo 1970 in quello che fu – di fatto – il suo addio alle scene. Accompagnata dall’orchestra diretta da Gianni Ferrio – con lui e la moglie Alba Arnova un grande feeling non solo artistico ma anche umano – si congedò dai fan, prima di lasciare l’Italia e trasferirsi con il marito e la figlia in Canada. ”L’ho fatto [...] perché non volevo stancare il pubblico. Ho preferito lasciare un buon ricordo di me”. Ci sarà tempo poi per qualche serata e per la partecipazione in uno sketch nell’ultimo grande show della Rai prima della fine del monopolio: Milleluci, nel 1974. Lei, Mina e la Carrà a fare il verso al Trio Lescano. Un altro mondo, un altra tv» (Stefano Crippa, ”il manifesto” 17/1/2010).