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 2006  agosto 03 Giovedì calendario

Cleto, il paese che cerca sponsor Cleto (Cosenza). «Life is now». Bisogna prenderla finché c’è la vita, dice lui

Cleto, il paese che cerca sponsor Cleto (Cosenza). «Life is now». Bisogna prenderla finché c’è la vita, dice lui. Ah, certo. E bisogna prendere quella che c’è. Vero. «L’Apocalisse è vicina. Nuovo Raid cilindro argentato. Cliente assicurato». Scuola Raid? Mmh. «Chiunque vuole aiutarci a noi va benissimo». Le medie Giovanni Rana? «Magari». Tim. Vivere senza confini. «Il 1254 di Telecom Italia è come fare tatatatà». Municipio Tim, okay? Trattiamoli bene gli spot, visto il mondo come gira. Ah, certo, fa lui. Una piazza Videophone? «Non abbiamo piazze». Però, racconta del suo paese, arroccato sul costone a guardar la valle, una bella donna che aspetta la vita, come il tenente Drogo di Buzzati: un cocuzzolo, un castello con le mura sbriciolate, il campanile, la chiesa, i palazzi del medioevo, le scalinate sotto l’arco. E neanche una lira in cassa. Allora, Amerigo Cuglietta, 43 anni, funzionario Inps imprestato alla sua gente, sindaco di Cleto da due anni, ci ha pensato ieri sera, quando ha visto la relazione dell’ufficio tecnico: «Tutti gli edifici pubblici sono stati considerati inagibili. E rischiano di essere demoliti. Per ristrutturali ci vorrebbero un milione di euro». Pubblicità. «Denim. Per l’uomo che non deve chiedere mai». Solo che qui esistono solo i debiti. Si fa presto a dire che non bisogna chiedere. Ci sono delle volte che bisogna passar la vita a chiedere. Cuglietta ha l’orgoglio di famiglia: «Mica solo da noi», dice. «Quasi tutti in Calabria sono ridotti così. Il 90 per cento dei Comuni della Regione. Però, io ho avuto l’idea». Cuglietta ha preso carta e penna e ha scritto a Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Confindustria, e ai più grandi gruppi imprenditoriali d’Italia. «Ho chiesto se possono sponsorizzare le ristrutturazioni. Perché senza il loro aiuto i nostri bambini non potranno andare a scuola, non potranno giocare per le strade come tutti i bambini del mondo, non potranno vivere la loro infanzia nel loro paese». Ha scritto così? «Ho chiesto se vogliono adottare il nostro Comune». Cerca tra i fogli: «Caro presidente, chiediamo il suo sostegno per questa iniziativa che permetterebbe ai nostri ragazzi di vivere come gli altri...». Le lettere le ha spedite ieri mattina. «E’ stata una necessità. Noi non abbiamo colpe. Abbiamo questo paese, che è un simbolo dell’Italia, che è magnifico, ma non ha una palestra, non ha un campo di calcio, non ci sono spazi attrezzati per i bambini, e i suoi bellissimi palazzi storici rischiano di cadergli sopra. Questa per di più è una zona a elevato rischio sismico. Che potevamo fare noi?». Adesso aspetta le risposte. Pubblicità: «Basta chiamare l’800929291. E in più i clienti vengono qui e escono con un assegno». Ha visto? Eeeh. Ma Cuglietta, non ha paura del mondo un po’ illusorio delle réclame? Sono fatte per vendere, per avere in cambio qualcosa. E lui risponde come chi è sicuro che questa sia una grande idea, perché questa è la sua terra e il suo paese è il più bello del mondo, come tutti gli angoli sconosciuti d’Italia, e dice che «in cambio quelli che ci aiutano avranno grande pubblicità, perché è la prima iniziativa del genere, e poi questo non è un posto qualunque, è pieno di storia e di bellezze artistiche». C’è il castello sopra il cocuzzolo che è un monumento ai tempi andati, con le sue mura sbriciolate, i suoi resti abbarbicati alle rocce con la disperazione delle bellezze sfiorite. «Quello lo stiamo già ristrutturando», dice il sindaco. E come? «Abbiamo fatto un mutuo. Anche per questo non abbiamo più un euro». Cuglietta dice che questo castello fino al terremoto del 1905 era intatto. «Era del 1200». Poi quelle scosse ne fecero un monumento diroccato e «gli abitanti del paese si sono rimessi a posto le loro case passando a rubare le grandi pietre del maniero. L’hanno fatto in tanti, perché era così che andava». Ma adesso, ripete il sindaco, le cose sono cambiate. Pierangelo Sapegno