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 2006  luglio 31 Lunedì calendario

Da Manhattan a Tokyo, le imprese dell’uomo dei topi. La Stampa, lunedì 31 luglio Treviso. Non ha mai sottovalutato la loro intelligenza, né il loro istinto

Da Manhattan a Tokyo, le imprese dell’uomo dei topi. La Stampa, lunedì 31 luglio Treviso. Non ha mai sottovalutato la loro intelligenza, né il loro istinto. Li conosce come pochi altri al mondo: abitudini residenziali, riproduttive, di comportano in attacco e in difesa. Possiede, arma vincente, il segreto del loro punto debole: la gola. E allora li stuzzica, li attira, imbandisce per loro banchetti irresitibili: basta un boccone, e li lascia stecchiti. Peggio: mummificati, a milioni e milioni in tutto il mondo. Massimo Donadon non si offende quando gli amici lo chiamano «Sorzòn» e anzi, visto che l’ironia non gli fa difetto, è lui stesso a presentarsi, talvolta, così. Sorzòn, che sta per topone o anche topastro, più che un soprannome è un complimento per un imprenditore che ha fatto della derattizzazione un impero. La sua azienda, con sede a Carbonera a pochi chilometri da Treviso, si chiama Mayer Braun Deutschland, è leader mondiale nel settore e le radici, a dispetto del nome, sono venete che più venete non si può. L’andare in giro per il mondo a disinfestare è nel suo destino: già nel 1963 viaggia con due amici, per ripulire stalle e macellerie dalle mosche. I tre alloggiano in sgarruppate pensioni e proprio in una di queste, una sera, Donadon sperimenta il suo primo boccone ammazzatopi: il laboratorio è il lavandino del bagno. Racconta che le fortune della sua azienda _ 17 mila punti vendita nel mondo, 30 stazioni di ricerca, un giro d’affari di 27 milioni di euro nel 2005 con una crescita del 28 per cento sull’anno precedente _ è frutto della continua ricerca. I topi per lui non sono fastidiosi animali dei quali disfarsi (perlomeno, non solo): sono soggetti da studiare, da comprendere, da sterminare usando le armi che la loro stessa intelligenza mette a disposizione dell’uomo. Negli anni Settanta, mentre si pensa ancora al vecchio trucco della crosta di formaggio, Donadon scompagina il settore mettendo sul piatto menu imprevedibili. I topi, basta guardarli, del pane e formaggio se ne fanno un baffo. Hanno da tempo lasciato la campagna, si sono stabiliti tra le città e le zone industriali, vanno a pranzo nelle discariche e nelle fabbriche che hanno invaso il loro antico habitat. Rosicchiano cavi elettrici, per esempio: per questo nelle prime esche di Donadon al posto del parmigiano si grattuggia la plastica. E loro ci cascano. I risultati arrivano: dopo aver ripulito mezzo Veneto e buona parte d’Italia, Donadon comincia a ricevere importanti chiamate dall’estero. Il punto di svolta arriva nel 1997, con la gara d’appalto per la derattizzazione di New York. Dieci le aziende in corsa per una sfida monumentale; in quegli anni si calcola che Manhattan abbia almeno dieci per ogni abitante. Mentre i concorrenti mettono a punto pozioni chimiche, Donadon va a spasso per la città con i suoi collaboratori. Guarda i passanti, sbircia nei fast food, annusa l’aria. Sente un odore diverso da quelli di casa nostra, più grasso. Si informa sulla cucina locale. Nasce l’esca su misura per i topi newyorkesi: 45 chili di margarina ogni quintale di prodotto, e una buona dose di materia prima scarta da fast food. Praticamente, quello che ogni topo metropolitano trova nei bidoni della spazzatura delle città. Alla prova è un trionfo: i suoi bocconi uccidono dieci volte più degli altri. L’appalto è vinto, ed è l’inizio di una irresistibile ascesa. Dopo New York ripulisce Boston, Tokyo, mezza Germania (con zollette ad alto tasso di grasso di maiale), Dubai (cucina fusion), Parigi (molto burro), e Amsterdam quando l’avvio dei lavori per la metropolitana sfratta topi e ratti di fogna mettendo la città di fronte a una delle più gravi emergenze dell’ultimo decennio. Anche in questo caso, nulla di improvvisato: il veleno viene nascosto tra aromi di salmone e formaggio, dieta base del topo locale. La gamma di prodotti offerti da «Sorzòn» e dai suoi tecnici è infinita; gli animali sono divisi in topi di città e topi di campagna, e vi sono molte sottospecie, perché non si può dar da mangiare la stessa esca a chi vive in discarica o in fogna, in magazzino o in ristorante, in casa o in fienile. Il delitto è perfetto fino all’ultimo: il boccone truccato da sapore quotidiano richiama il topo senza lasciargli il tempo di fiutare il pericolo e trasmettere il messaggio; inoltre, ingoiata la zolletta l’animale non si decompone ma si disidrata e di lui resta solo la pelliccia: ai compagni non arriva così alcun allarme. L’ultima sfida è un ritorno: Treviso ha 80 mila abitanti e oltre mezzo milione di topi. Donadon, per amor di campanile, ha offerto gratis la consulenza e ha già pronta la ricetta. Niente radicchio, ma zucchero filato e vaniglia: sterminare in casa propria va bene, ma almeno lo si faccia con dolcezza. Anna Sandri