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 2006  agosto 01 Martedì calendario

BRIVIO

BRIVIO Roberto Milano 1938. Attore. Direttore del Teatro Ariberto di Milano. Fondatore del quartetto anni 60 dei Gufi (con Lino Patruno, Gianni Magni, Nanni Svampa). Capocomico per molte compagnie, alla direzione del cabaret Refettorio ha lanciato tra gli altri Zuzzurro e Gaspare e Maurizio Micheli • «Se negli anni Sessanta Roberto Brivio non avesse fondato i Gufi, storico gruppo milanese di cabaret colto e goliardico insieme, anticipatore di temi oggi d’attualità - il pacifismo ragionato, per dirne uno -, pochi si accorgerebbero della sua attività oggi. Non è un’opinione nostra: lo dice lui. ”Sono fortunato, essere ex Gufo mi aiuta”. Però… ”Però vorrei che si parlasse pure di quanto faccio oggi”. Da quarant’anni Brivio infatti è autore, regista e produttore teatrale. Ha diretto decine di teatri, ha spaziato dalle operette ad Alfieri. E adesso, a La Scala della Vita - locale posto negli spazi dell’ex orfanotrofio dell’ospedale Macedonio Melloni di Milano -, propone lavori di storia del teatro e testi di riflessione, fra santa Caterina da Siena, Cechov e Dante. Ma, soprattutto, con la sua famiglia al completo. ” quasi imbarazzante - scherza - redigere la locandina degli spettacoli, con tutti quei Brivio”. Al primattore si aggiungono infatti la sorella Maria (storica annunciatrice della Rai e insegnante di dizione), la moglie Grazia Maria Raimondi (attrice e cantante) e i figli Federika (attrice teatrale), Matteo (musicista) e Fabrizio (fonico e tecnico delle luci). ”Facciamo teatro alla Scala della Vita ormai da sei anni. Ma purtroppo non ne parla nessuno - lamenta Brivio -. Invece bisognerebbe ritrovare la curiosità di guardare anche a chi fa cultura in piccolo senza sovvenzioni. Negli anni Sessanta c’era, la meriterebbero anche privati e giovani di oggi [...] Il primo teatro che aprii, nel ’61, portando in Italia - per primo - Pinter, aveva la presentazione sul giornale di ogni spettacolo e le recensioni le leggevamo a cena dopo le repliche. Oggi niente. Non hanno spazio. Il Grande Fratello però ha spazio sui media. E comunque se la gente viene a teatro, per quanto sia poca, dell’interesse ci sarà pure [...] io non voglio le folle alle serate di cabaret, ma segnalare che c’è anche chi, nascosto, osa fare l’Alfieri o recitare padre Turoldo [...]”» (Andrea Pedrinelli, "Avvenire” 10/4/2007).