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 2006  luglio 31 Lunedì calendario

BORGONOVO

BORGONOVO Stefano Giussano (Milano) 17 marzo 1964. Ex calciatore. Attaccante, col Milan vinse la coppa dei Campioni 1990. Giocò anche con Como, Fiorentina, Pescara, Udinese, Brescia. Tre presenze in nazionale (con Vicini ct). «[…] è ammalato di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica), meglio conosciuta come morbo di Gehrig. Malattia a decorso inesorabile – tutti i muscoli si bloccano via via, la mente però resta lucida [...] In media la Sla colpisce sei persone ogni centomila, nel calcio italiano Guariniello e i suoi periti hanno individuato 43 casi su 30 mila giocatori: evidente sproporzione. Il doping, però, c’entra poco e la cartina di tornasole è il ciclismo, sport in cui non c’è traccia di Sla. Probabile che la correlazione tra pallone e morbo di Gehrig sia dovuta a un cocktail di concause: traumi a gambe e testa; abuso di anti-infiammatori; sforzi eccessivi in allenamenti e partite; contatti con pesticidi usati per i campi da gioco; predisposizione genetica. [...] Stefano non voleva che la sua storia venisse raccontata. Finché Massimo Mauro, della Fondazione Mauro e Vialli che raccoglie fondi per la lotta alla malattia, e il dottor Mario Melazzini, presidente dell’Aisla, l’associazione che in Italia aiuta le famiglie colpite dal tornado Sla, hanno convinto Borgonovo ad aprirsi. Stefano ha accettato di incontrare una troupe di Sky. Borgonovo non riesce più a parlare da tempo. tracheotomizzato e si esprime con un sintetizzatore vocale, al computer. Parla con gli occhi: i suoi sguardi comandano un mouse e tramite un software le lettere indicate vengono trasformate in voce. [...] vive a Giussano, a Nord di Milano, ed è sostenuto dalla famiglia: la moglie Chantal e i quattro figli, un maschio e tre femmine. [...]» (Sebastiano Vernazza, ”La Gazzetta dello Sport” 5/9/2008). «[...] , i genitori sono venditori ambulanti di tessuti e tifosi della Juve. Ste fa le medie e poi un corso di odontotecnico a Desio. Dirà: ”Ero affascinato dai laboratori”. Smette, diventa giocatore a Como. Lo scopre lo scopritore dei talenti Mino Favini, lo lancia Tarcisio Burgnich. Stefano Borgonovo parla poco, filo di voce, ma dice quello che pensa. E pensa in grande, a Como, a Firenze e al Milan. Pensa di diventare come Paolo Rossi e lo dice e un giornale titola: ”Borgorossi”. Si muove bene, in area. Ha talento, molto, è rapido e preciso. Sì, c’è del Pablito in quel ragazzo. Anche le ginocchia, anche i menischi sono quasi come quelli di Paolino Rossi. Ballerini. bravo e bello. S’innamora di Chantal, stupenda ragioniera. Francese, eh? Gusti fini. E lui: ”Ma no, l’è de Giussan”. Entra nell’area Milan, resta un po’ a Como, si scontra con il portiere dell’Inter e dell’Under 21, Walter Zenga. Rischia di perdere un rene. Poi riprende e gioca bene, piace a tutti perché ha talento e ”non fa mai polemiche”. Bravissimo Lo accompagna un aggettivo: bravissimo. La sua sembra l’interminabile giovinezza dei predestinati. ”Esplode quest’anno”, si dice. ”No, il prossimo”, si scrive. E ancora: ”Ha tempo, è ancora giovane”. Poi gli infortuni, qualcuno fastidioso, un altro grave, un altro lungo. E l’etichetta, quasi definitiva: ” bravissimo, Stefano Borgonovo. Ma è leggerino, è fatto di vetro”. Vive bene a Firenze. Stagione 1988-89, fa coppia con Robi Baggio. In panchina li guida lo svedese Sven Goran Eriksson. Coppia dolce ed elegante, ventotto gol, sorrisi e profumi e promesse. La Fiorentina va in Europa, coppa Uefa, Stefano è in prestito dal Milan e dice: ”Resto qui”. Il conte Pontello ”è disposto a fare un sacrificio”. Anche grande, ma Silvio Berlusconi respinge tutte le offerte. Parola del Cavaliere: ” del Milan, è da Milan”. Poi c’è Azeglio Vicini, c.t. azzurro, che sussurra: ”Ah, quanto è bravo, quanto è tecnico: lo sogno in coppia con Vialli”. Milan, dunque. Altro titolo: ”Ecco il Borgorossonero”. Stefano sorride, è inserito, ha molti amici, parla bene. Ma gioca poco. Il Milan è la squadra di Van Basten, airone e pure cannibale. Del gol, chiaro. E Borgonovo resta dietro, in attesa. Si comincia a scrutare il ”suo domani”. Nel 1990 ha 26 anni ma c’è già chi racconta la ”storia di un ragazzo con un futuro dietro le spalle”. Vive a Milanello, dalle parti di Giussano, e pensa ai giorni in cui si sentiva grande. Pensa a Firenze, alla Fiorentina, al colore viola. Il Milan, campione d’Europa in carica, va in semifinale con il Bayern Monaco. Vince uno a zero a San Siro con rigore di Van Basten (procurato da Borgonovo). In Germania, nel ritorno, segna il non ancora famoso Strunz. Supplementari e al 100’ pallonetto di Stefano che vola alto e porta il Milan in finale. Inutile il due a uno tedesco, Milan in finale. Borgo dirà: ” la gioia più grande, assieme all’esordio in Nazionale”. E la delusione? ”Non aver giocato un minuto, un solo minuto nella finale di Vienna contro il Benfica di Eriksson”. Torna a Firenze e poi fa un po’ di giri: Pescara, Brescia, Udine. [...]» (Germano Bovolenta, ”La Gazzetta dello Sport” 6/9/2008).