Varue, 31 luglio 2006
ANTUOFERMO
ANTUOFERMO Vito Palo del Colle (Bari) 2 febbraio 1952. Ex pugile. Il 30 giugno 1979 conquistò a Montecarlo il titolo mondiale dei pesi medi battendo l’argentino Hugo Corro, il 30 novembre dello stesso anno lo conservò pareggiando contro Marvin Hagler al Caesars Palace di Las Vegas, nella stessa sede lo perse il 16 marzo 1980 contro Alan Minter (sconfitto anche nella rivincita del 28 giugno 1980 a Wembley). Adesso operaio al porto di New York • «[...] Dice che i pugni che gli hanno fatto più male sono quelli di Eugene Hart, Filadelfia, marzo 1977. Racconta: ” stata l’unica volta che sono salito sul ring con la paura: lui aveva sempre vinto per k.o. La sera prima avevo visto in hotel il film L’esorcista: nei primi quattro round la mia testa, sotto i suoi cazzotti, ruotava come quella di Linda Blair. Poi lui si stancò e io lo misi giù al 5°”. E Minter e Hagler? ”Con l’inglese feci il match quattro mesi dopo il pari con Hagler, forse troppo presto. L’arbitro, come fanno spesso quelli italiani, chiamava continuamente il ”break’. Così ogni volta dovevo rifarmi sotto e prendevo una mitragliata di colpi. Per questo non riuscii a vincere. Avessi combattuto con Hagler con un arbitro italiano avrei perso di sicuro”. L’altra volta che ha avuto paura è stato nel 1994, nella metropolitana a Brooklyn: ”Per andare a lavorare dovevo cambiare la ”subway’ a Bedford Stuyvesant, un quartieraccio, così decido di portare con me una pistola che metto alla caviglia. Mi vengono incontro un tipo di colore alto due metri e una donna, trasandati. Confesso: mi sono spaventato. Così faccio per mettere mano al revolver e questi mi arrestano: avevo scambiato due poliziotti per due barboni”. Prende sei anni con la condizionale, lascia scadere la ”carta verde” e il passaporto italiano, perché Vito non è mai diventato cittadino americano. [...] ”Avevo 16 anni, ero appena arrivato a Brooklyn dall’Italia, mi prendevano in giro perché non parlavo inglese: stesi un ragazzo con un destro. Un poliziotto mi portò al commissariato e mi disse: ”Ragazzo se hai voglia di menare le mani, qui abbiamo una palestra’”. Era nato il nuovo ”Toro Scatenato”, perché la sua boxe era come quella di Jake La Motta: ”Non sapevo fare altro che andare avanti, ma questo tipo di pugilato non mi è mai piaciuto. E neppure La Motta mi è simpatico. Mio figlio Pasquale, che sul ring non era male, imitava troppo il mio stile, così gli dissi: ”Se vuoi fare il pugile devi assomigliare a Robinson non a me. Prendi troppi colpi, finisci male’. E l’ho convinto a smettere”. Elenca con soddisfazione tutti i mestieri che ha fatto da quando suo padre Gaetano, contadino, se lo venne a riprendere in seconda media a Palo: ”Ero bocciato due volte, papà pensava che perdessi tempo. Andai nei campi con lui. Poi emigrammo in America e ho fatto di tutto: pulito uffici, installato recinti, il netturbino - mamma che puzza! - , il fattorino. Dopo il ring feci pubbliche relazioni per la birra Raffo, ma non andò bene. Poi lavorai con la Coca-Cola. Quindi aprii la pizzeria ”Champ’ in un brutto quartiere del Queens, ma non c’ero tagliato per fare le pizze. Ho fatto la guardia di sicurezza per Donald Trump. E poi l’attore”. Sette film, fra cui la memorabile comparsa nel Il Padrino-Parte III, pubblicità in tv, una commedia off-Broadway, tutti lavori molto remunerativi. Vito Antuofermo ha guadagnato anche bene: ”Per il mondiale con Corro presi 50 mila dollari, per quelli con Hagler 150 mila”. Negli anni Settanta eran soldi. Ha fatto frequentare l’università ai suoi quattro figli e si mantiene in forma alla Gleason Gym, la storica palestra di Brooklyn. Ma adesso non vede l’ora di andare in pensione: ”La mia vita è stata qui, ma fra una decina d’anni compro casa a Bari e mi ci trasferisco”. [...]» (Massimo Lopes Pegna, ”La Gazzetta dello Sport” 28/1/2007).