Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  luglio 31 Lunedì calendario

Angeli Guido

• Pescia (Pistoia) 14 marzo 1931, Firenze 21 luglio 2008. Televenditore. «[…] il più famoso televenditore: [...] l’uomo del ”provare per credere”. Dopo aver esercitato diversi mestieri – dal gestore di alberghi e locali notturni al mercante d’arte e di antiquariato – era approdato per caso in televisione nel 1983, contattato da un amico gallerista che doveva piazzare con alcune televendite (la trasmissione si intitolava Aggiudicato) una partita di quadri dell’800. Notato dai dirigenti di Rete A, gli fu proposta la conduzione di Accendi un’amica, contenitore di spazi commerciali in onda dalle 8 del mattino alle 15. in questo contesto che incontra il mobiliere Giorgio Aiazzone, di cui divenne subito il testimonial. Con gli spot per la ditta biellese di mobili, Angeli ha imposto gesti e slogan diventati proverbiali, come i pollici alzati e le battute ”Provare per credere”, ”Dite che vi manda Guido Angeli”, ”Aiazzone, è la scelta più Biella del mondo”. Resta memorabile l’orazione funebre che Angeli ha tenuto su Rete A (martedì 15 luglio 1986, ore 23.30) per commemorare Aiazzone, scomparso in un incidente aereo: ottanta minuti eccessivi, debordanti e macabri in uno studio con una sedia vuota al centro investita da un fascio di luce che, riflettendosi sulla cromatura del bracciolo, conferiva alla scena un vago senso di soprannaturale. L’orazione era introdotta dall’immagine di un’aquila che solca il cielo sopra un mare in tempesta. La commemorazione è stato uno spettacolo intenso e commovente per gli ammiratori di Aiazzone, un punto di svolta nella storia delle veglie notturne per i massmediologi, un nuovo modo di raccontare la morte in differita. [...]» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 23/7/2008).