galilenet.it, 25 luglio 06, 28 luglio 2006
Un team di scienziati della Yale University di New Haven, Connecticut, ha ”arrostito” un gruppo di artropodi per creare artificialmente dei fossili e capire meglio le cause delle loro profonde trasformazioni chimiche
Un team di scienziati della Yale University di New Haven, Connecticut, ha ”arrostito” un gruppo di artropodi per creare artificialmente dei fossili e capire meglio le cause delle loro profonde trasformazioni chimiche. La ricerca, parte da un enigma di fondo, una forte differenza chimica tra gli artropodi attuali e i loro fratelli fossili. Gli artropodi moderni (scarafaggi, scorpioni, coleotteri e gamberi) hanno gusci fatti di chitina, sostanza simile alla cellulosa delle piante. Tali fibre sono inserite all’interno di una matrice proteica ricoperta da uno strato cinereo in cima. I loro fratelli fossilizzati, invece, hanno un esoscheletro contenente molecole alifatiche con lunghe catene di atomi di carbonio. Per scoprire come sia stato possibile passare dalla chitina, un carboidrato, a lunghe catene di idrocarburi, gli scienziati hanno deciso di creare fossili artificiali a partire da moderni artropodi. L’esoscheletro di questi insetti, una volta morti, è stato rimosso e cotto a 350 °C a una pressione di circa 700 atmosfere: si riproducono così le modalità di fossilizzazione naturali di 30 milioni di anni fa. Analizzando gli insetti ”neofossilizzati” sono stati rinvenuti componenti alifatici che non c’erano prima del trattamento. La chitina invece, se estratta dallo scheletro e arrostita essa stessa, non produce molecole alifatiche. Il responsabile di tale trasformazione chimica è quindi lo strato lipidico cinereo presente sopra lo scheletro e in alcuni dei tessuti interni, anche se i ricercatori stanno proseguendo gli studi per comprendere a fondo in che modo agisca. (m.r.)