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 2006  luglio 28 Venerdì calendario

Praticare sport estremi per diverse ore consecutive può portare a un affaticamento dei muscoli del cuore e a una diminuzione dell’attività cardiaca fino a oltre il dieci per cento

Praticare sport estremi per diverse ore consecutive può portare a un affaticamento dei muscoli del cuore e a una diminuzione dell’attività cardiaca fino a oltre il dieci per cento. Ad affermarlo è un team di scienziati della Stanford University School of Medicine in California, che hanno condotto uno studio su un gruppo di atleti partecipanti all’Adventure Race, una delle competizioni più estreme al mondo: ha luogo in Scozia ogni anno e consiste in un percorso di 480 chilometri da effettuare a corsa, in bicicletta, in kayak e a nuoto. Ai partecipanti è stata effettuata un’ecocardiografia al cuore prima e dopo la gara ed è stato prelevato un campione di sangue per verificare la frequenza del cosiddetto ”gene del fitness” nel loro Dna. I risultati hanno mostrato chiaramente che la competizione provocava un forte affaticamento delle cellule cardiache negli atleti e il loro cuore perdeva circa il dieci per cento della sua capacità di pompare sangue. Non solo: gli atleti portatori di due copie del ”gene del fitness” si stancavano molto di più e la loro attività cardiaca diminuiva del 13 per cento a confronto dell’otto per cento dei portatori di una sola copia del gene o di nessuna. Secondo Euan Ashley, cardiologo a capo del team, ciò significa che chi ha due copie del gene riesce a spingere le sue forze oltre ogni limite e per un tempo più lungo, con un conseguente affaticamento del cuore. Tuttavia le funzione cardiache non vengono danneggiate e il cuore degli atleti torna alla normalità entro uno o due giorni.