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 2006  luglio 28 Venerdì calendario

Ecco il mio Troisi. Sono trascorsi dodici anni dalla morte di Massimo Troisi, attore e regista indimenticato

Ecco il mio Troisi. Sono trascorsi dodici anni dalla morte di Massimo Troisi, attore e regista indimenticato. E martedì 1° agosto, alle 22.45 su Raiuno, ecco la serata finale del Premio dedicato al comico napoletano e assegnato a chi, durante l’anno, si è maggiormente distinto nell’arte di provocar risate. Tra i vincitori, gli ospiti e gli interventi, c’è anche Massimo Giletti, che conduce l’evento. A parte il nome in comune, c’è qualcos’altro che ti lega a Troisi? «Io Troisi l’ho conosciuto, nel 1991. Quando lavoravo a Mixer, il programma di Giovanni Minoli, avevo avuto l’incarico di organizzare un servizio su Napoli. Mi venne in mente di sentirlo e di tentare di portarlo in tivù, da cui mancava da tempo». E come è andata? «Male. Troisi era una persona riservatissima, molto timida... Parlava - te l’assicuro - esattamente come nei suoi film, al limite dell’intelligibilità. Lo incontrai tre volte, ma non ci fu nulla da fare. Mi accoglieva ogni volta dicendomi: ”Giletti, ma tu vieni da Torino... Che vuoi capire di Napoli? Ma come pretendi di comprendere questa città... Non parli neppure la lingua!”». Anticipazioni sulla serata? «Essenzialmente, è un ricordo di Troisi, tra il serio e il divertito, fatto da personaggi che lo conobbero davvero. Ci saranno Christian De Sica e Paolo Villaggio, entrambi premiati. Pensa che questa manifestazione è stata istituita già l’anno dopo la scomparsa di Troisi, qui nel comune di San Giorgio a Cremano, suo paese natale». Qualcosa da raccontare l’avrai anche tu... «Beh, con Troisi m’incontrai tre o quattro volte... Troisi mi diceva che agli inizi non aveva una lira, viveva in un appartamento 2 metri per 3. ”A Poggio Reale stavano meglio di me”, diceva. La donna di servizio gliela mandava Renzo Arbore...». E di te che mi dici? «E che ti dico? Nel mio futuro c’è ancora L’Arena di Domenica In, dove tento di fare spettacolo ma senza tralasciare i temi più scottanti dell’attualità». Una scommessa che molti pensavano avresti perso... « vero. Ma i risultati hanno smentito tutti. Vuoi sapere una cosa? Penso di non essermi mai svenduto e di aver sempre cercato di essere giornalista prima e conduttore dopo. L’Arena è un progetto per il quale ho lottato, un’idea che dava anche qualche fastidio e che qualche fastidio a me l’ha creato senz’altro. Eppure, puoi crederci oppure no, continuo a pensare che la televisione deve evitare la globalizzazione della mente, i reality, i Costantino. Finché riesco ancora a fare qualcosa di meglio, mi va bene». Ci sarà qualche novità? «L’impianto di L’Arena non cambia. Nella prima parte puntiamo a mettere sotto torchio un personaggio che nella settimana ha fatto parlare di sé. Non starebbe a me dirlo, ma credo di aver sempre tentato di conciliare l’informazione con lo spettacolo. Spesso parteggiando più per l’informazione. Giorgio Giorgetti