La Stampa 28/07/2006, pag.7 Maurizio Molinari, 28 luglio 2006
Luttwak: gli Hezbollah non fuggono. La Stampa 28 luglio 2006. New York. «Il segreto della resistenza degli Hezbollah agli attacchi israeliani è una rete di case, fortini e bunker costruiti non in legno o mattoni ma nella roccia
Luttwak: gli Hezbollah non fuggono. La Stampa 28 luglio 2006. New York. «Il segreto della resistenza degli Hezbollah agli attacchi israeliani è una rete di case, fortini e bunker costruiti non in legno o mattoni ma nella roccia. Questo obbliga Israele a combattere con la fanteria». Così Edward Luttwak, esperto di strategia militare del Centro di studi strategici internazionali di Washington, spiega le notevoli difficoltà che stanno incontrando le truppe di Gerusalemme. Quali sono le forze in campo? «Gli israeliani stanno usando reclute di fanteria, i commandos Maglan e i corpi speciali della Sayeret Matkal per le missioni in profondità contro il lancio di razzi. Gli Hezbollah sono combattenti che non fuggono né sono incompetenti, non sono la peggior truppa araba. La loro forza è nell’essere bene addestrati dagli iraniani, valgono la metà dei migliori corpi europei o israeliani». Perché dopo oltre due settimane di offensiva gli israeliani non riescono ad avanzare? «Gli israeliani hanno scelto dall’inizio di limitare l’uso di artiglieria ed aviazione per evitare vittime civili come dimostra che con oltre 3000 azioni aeree vi sono stati meno di 500 morti. Hanno scelto la tattica di un combattimento di fanteria e ciò ha comportato, come avvenuto a Bint Jabel, battersi fra case e fortini fatti di roccia e bunker con porte d’acciaio. In queste condizioni in genere si perde un soldato per ogni nemico ucciso. Gli israeliani hanno avuto 8 morti e 22 feriti eliminando almeno 100 Hezbollah. Gli Hezbollah sono buoni combattenti ma non esageriamo: conquistare una posizione della Legione Araba nel 1967 costò a Israele 150 vittime». Eppure l’impressione è che l’esercito israeliano per la prima volta sia stato bloccato... «Gli israeliani sono frenati da due limiti. Primo: non vogliono colpire i civili mentre Hezbollah si difende con i civili ritenendo che morendo come scudi umani andranno in paradiso. Secondo: gli Hezbollah hanno costruito una rete di case, bunker e fortini dentro rocce naturali contro le quali le bombe antibunker possono poco. In queste condizioni gli israeliani procedono a piedi, porta d’acciaio dopo porta d’acciaio, con l’obiettivo di smantellare tutti i fortini ad una distanza fra 1 e 4 km dalla frontiera libanese perché è da qui che gli Hezbollah lanciavano attacchi simili a quelli che hanno portato al sequestro dei due soldati da cui è iniziato l’attuale conflitto». Israele si prepara dunque a pagare un prezzo molto alto. «Quale che sarà il prezzo Israele non si fermerà prima di aver preso tutti i fortini e poi ne passerà la consegna alla forza internazionale. Gli Hezbollah non vi torneranno mai più». L’abilità militare degli Hezbollah è stata paragonata a quella dei Vietcong o dei giapponesi ad Iwo Jima. Cosa ne pensa? «Evitiamo paragoni da analfabeti. Gli Hezbollah sono truppe che non si arrendono nè fuggono. Non sono i palestinesi ma neanche i tedeschi che asserragliati a Montecassino inflissero agli alleati 20 mila vittime». Come spiega che tremila azioni aeree non sono riuscite a bloccare i lanci di katiusha? «Perché bastano 2 persone per lanciare un katiusha ed ogni Hezbollah ne ha in casa 30 o 40, che lancia di testa propria». Qual è l’arma più pericolosa che hanno gli Hezbollah? «I missili Zelzal, sono lunghi 8 metri, pesano 3,4 tonnellate e possono portare 600 kg di esplosivo fino a 200 km di distanza. Sono una versione iraniana di missili russi terra-terra molto imprecisi. Prima del conflitto ne avevano 200, a Sud Beirut e nella Bekaa. Uno è caduto su Beirut subito dopo il lancio, molti sono stati distrutti ma un certo numero resta. Per l’aviazione è più facile eliminarli rispetto ai katiusha». Il colpo più spettacolare degli Hezbollah è stata la nave colpita con un missile. Come sono riusciti a beffare la Marina? «Era un missile cinese modificato dagli iraniani. Ha centrato la nave perché la Marina operava con le difese antimissile disattivate al fine di evitare di colpire i propri aerei. Adesso le hanno attivate e i missili cinesi sono stati neutralizzati». Perché Israele ha richiamato tre brigate di riservisti? «I 30 mila riservisti servono a far riposare le reclute ed a prepararsi a cambiare tattica: non più espugnare fortini ma assumere il controllo di ampi territori». Ma non è una contraddizione con l’impegno a non estendere le operazioni militari? «Significa prepararsi a cambiare tattica in fretta se sarà necessario, ovvero se gli Usa dovessero chiedere di porre fine alle operazioni entro 48 ore». Con gli Hezbollah che tengono bene il fronte contro gli israeliani sono in molti a criticare la gestione da parte di Olmert. un premier dal polso debole? «Olmert finora ha ottenuto un obiettivo politico. Per sei anni Hezbollah ha raccontato ai libanesi che gli attacchi a Israele non avrebbero comportato conseguenze. Olmert ha dimostrato che dicevano il falso, delegittimandoli di fronte ai libanesi». Maurizio Molinari