27 luglio 2006
Cronologia Libano: Il Libano è quattro volte più piccolo della Svizzera, abitato da tre milioni e mezzo di abitanti appartenenti a diciotto comunità diverse
Cronologia Libano: Il Libano è quattro volte più piccolo della Svizzera, abitato da tre milioni e mezzo di abitanti appartenenti a diciotto comunità diverse. I francesi dal 1864 avevano creato qui un governatorato autonomo, concedendo ampio potere ai cristiani maroniti (insediatisi in Libano, per sfuggire alle persecuzioni bizantine e musulmane, tra il VII e l’XI secolo d.C. i fedeli di questa Chiesa originaria di Antiochia seguono la dottrina di San Maron, morto verso il 410 d.C., secondo la quale Cristo ha due nature, umana e divina, ma una sola volontà, divina). Grazie anche all’afflusso di capitali stranieri, i maroniti acquisiscono peso economico, diventando la spina dorsale del Libano. Dopo la Seconda guerra Mondiale l’indipendenza del Libano con i francesi che abbandonano il Paese, lasciando in eredità una costituzione che favoriva la componente cristiana maronita. Il "Patto Nazionale" del 1943, infatti, assegna in questo modo le più alte cariche dello stato ai tre gruppi principali: il Presidente della repubblica è maronita, il Primo ministro è sunnita, mentre il Presidente del Parlamento è sciita. Presto la composizione della popolazione comincia a cambiare. Dopo il conflitto arabo-israeliano del 1948 arrivano nel Libano 100.000 profughi palestinesi in fuga da Israele. Altri ne arrivano dopo la guerra tra arabi e israeliani del 1967. A partire dal 1970 arrivano in Libano le milizie palestinesi cacciate dalla Giordania. A questo continuo travaso si aggiunga anche la maggiore crescita demografica della parte musulmana. La supremazia dei maroniti in queste condizioni non è più sostenibile. Nel 1975 i palestinesi in Libano sono 300.000. In quell’anno scoppia la guerra civile, inasprita dalle interferenze esterne, soprattutto siriane, israelina e iraniane (qualche anno dopo). Il Paese rimase in pratica senza effettivo governo centrale. A fronteggiarsi sono soprattutto le milizie dei cristiani maroniti contro una coalizione di palestinesi sunniti e drusi (quella drusa è una dottrina sciita separatasi all’inizio dell’XI secolo d.C. dalla setta ismailita. Al centro delle loro credenze c’è l’idea che gli imam siano individui perfetti creati a immagine e somiglianza di Dio; l’ultimo di tali imam fu il sesto califfo fatimide, al-Hakim (996-1021 d.C.), venerato come un’incarnazione divina. La setta ha credenze esoteriche e propone una sorta di terza via all’islam: rifiuta tutti i pilastri e le proibizioni tradizionali dell’islam, ammette il principio della metempsicosi). Le forze libanesi che appoggiano i palestinesi (per l’80% musulmane) sono riunite nel Fronte dei Partiti Progressisti Nazionali o Movimento Nazionale diretto dal druso Kamal Jumblatt (1917-1977) presidente del Partito Socialista Progressista. La speranza di giungere ad un assetto costituzionale che rivedesse la divisone etnico-religiosa delle cariche di governo e degli eletti in parlamento a favore dei non cristiani animava il fronte dei progressisti. Nel 1976 la guerra civile volge a sfavore dei maroniti. Beirut viene divisa, attraversata da est a ovest dalla cosiddetta ”linea verde” che separa la zona nord, cristiana, da quella sud, musulmana. La Lega Araba autorizza l’intervento di una Forza Araba di Dissuasione (FAD) nominalmente composta da vari stati arabi ma di fatto guidata dalla Siria, che riporta con la forza la pace nel Libano colpendo i combattenti musulmani e palestinesi (Damasco non ha riconosciuto che molto tardi l’esistenza del Libano, considerandolo una provincia da riportare sotto il suo dominio). Mentre i libanesi si uccidono tra loro, le milizie palestinesi di Arafat, installate nel Paese, conducono la loro personale guerra contro Israele. Nel marzo 1978 Israele invade il Libano del Sud e si ritira solo a giugno, quando l’Onu invia le sue truppe. Nel 1982 il ministro israeliano della difesa Sharon decide di colpire i palestinesi al di là del confine e ordina all’esercito israeliano di invadere di nuovo il Libano. Arafat parte per la Tunisia e 11.000 miliziani palestinesi lasciano il Libano. Ma il risultato dell’intervento di Sharon fu la nascita di un nuovo movimento islamico Hezbollah. Appoggiati da Teheran e legittimati presso l’opinione pubblica dalla lotta contro l’invasore Israele, gli Hezbollah sono da allora uno Stato nello Stato. Ancora nel 1982, a settembre, il presidente Beshir Gemayel, leader della Falange cristiana, eletto presidente del paese, viene assassinato e sostituito alla presidenza dal fratello Amin Gemayel. Gli scontri civili continuano senza tregua. Il massacro di più di mille civili palestinesi, perpetrato dalle forze cristiane falangiste con il beneplacito delle truppe israeliane nei campi-profughi di Sabra e Chatila, causa infine la reazione internazionale e l’invio di un contingente di pace che si stanzia nella capitale. Nel 1984 le forze di pace occidentali (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Italia) ritirano le truppe e gli scontri tra fazioni riprendono. Nel 1985 Israele si ritira creando una ”fascia di sicurezza” a ridosso del confine meridionale, di cui lascia il controllo agli alleati cristiani dell’esercito del Libano del Sud, che hanno il difficile compito di arginare la violenza di Hezbollah. Gli scontri civili proseguono a Beirut, mentre nel sud del Paese imperversano raid aerei, attentati e guerriglia. Nel giugno 1987 la Siria occupa il settore musulmano di Beirut ponendo fine agli scontri tra fazioni. Nel 1989, a ottobre, negoziatori libanesi riuniti in Arabia Saudita si accordano sull’elezione del nuovo presidente, sul ritiro siriano e su una Costituzione che concede maggior potere ai musulmani. Gli accordi del 1989 non modificano il ”Patto Nazionale” del 1943, ma si limitano a riequilibrare i rapporti di forza tra le confessioni maggiori, facendo in modo che il numero di deputati musulmani fosse pari al numero di deputati cristiani, e aumentando i poteri e le prerogative del Primo ministro a scapito del presidente della Repubblica. Il 5 novembre il Parlamento ratifica lo statuto ed elegge presidente il cristiano maronita René Moawad, assassinato poche settimane dopo. Gli succede Elias Hrawi, appoggiato dai siriani: iniziano di nuovo gli scontri con i cristiani, che si arrendono nel 1990. L’esercito libanese, con l’aiuto di quello siriano, ripristina il controllo su gran parte del Paese ponendo fine a una guerra che dal 1975 aveva provocato più di 150.000 morti. Nel 1992 le elezioni per l’Assemblea Nazionale, le prime libere dal 1972, portarono alla vittoria il Primo ministro di Rafiq al-Hariri. Ma al sud continua lo scontro tra Hezbollah e l’esercito filoisraeliano del Libano del Sud, con attentati e raid che si susseguono facendo stragi tra civili. Inutile l’intervento delle forze di pace delle Nazioni Unite. Nel maggio 2000 l’esercito israeliano si ritira, Beirut riprende il controllo del Sud del Libano. L’esercito del Libano meridionale, senza l’appoggio di Israele, viene travolto dalle milizie di Hezbollah ed è costretto a riparare in parte in Israele e in parte consegnandosi alle autorità libanesi. Nello stesso anno Hariri vince le elezioni legislative e costituisce il nuovo governo. Promotore di un ambizioso programma di ricostruzione postbellica, Hariri muore in un attentato il 14 febbraio 2005. Il Libano piomba di nuovo nel caos. Ad aprile 2005 le forze siriane si ritirano definitivamente dal Libano. Nella primavera del 2005 Saad, figlio di Hariri, vince le elezioni politiche, stringendo patti elettorali con Hezbollah e Amal (che invece suo padre aveva fortemente avversato).