La Stampa 25/07/2006, pag.15 Giacomo Galeazzi, 25 luglio 2006
Borsa, il Vaticano cede alla tentazione La speculazione rilancia i «Santi affari». La Stampa 25 luglio 2006
Borsa, il Vaticano cede alla tentazione La speculazione rilancia i «Santi affari». La Stampa 25 luglio 2006. Città del Vaticano. «Santi affari»: solo le speculazioni tengono in attivo il bilancio d’Oltretevere. Il Vaticano gioca in Borsa con le valute estere e gli utili volano in alto, facendo raggiungere al bilancio complessivo della Santa Sede il miglior risultato da otto anni a questa parte: 9,7 milioni di euro di attivo, cioè 3,1 milioni di euro in più rispetto al 2004, quando l’attivo era di 6,6 milioni. Attività finanziarie a gonfie vele, dunque. «Il settore finanziario nel 2005 si è chiuso con un avanzo di 43,3 milioni contro 6,1 del 2004», spiega il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede: «Questo risultato straordinario è stato reso possibile da una migliore congiuntura dei mercati finanziari dei cambi». Solo grazie alle fluttuazioni delle monete il Vaticano ha infatti guadagnato 21,7 milioni di euro. Positivo anche il risultato di cedole e dividendi (19,1 milioni di euro, in leggera flessione rispetto al 2004, quando erano stati rastrellati 19,6 milioni) e degli interessi attivi, mentre quelli passivi passano da un valore di 8,3 milioni del 2004 agli 8 milioni del 2005. Ed è positivo anche il bilancio del «settore immobiliare» che ha consentito al Vaticano di mettere in cassa 22,2 milioni di euro. Il «vuoto» dello Ior Nel resoconto delle attività economico-finanziarie del Vaticano manca del tutto il capitolo Ior: il bilancio della Banca vaticana (che ha un patrimonio da 5 miliardi di euro) non è mai stato reso pubblico e ciò costituisce un’anomalia rispetto alla prassi degli altri istituti di credito che sono tenuti a comunicare i loro bilanci. Male, invece, «Radio Vaticana» e «Osservatore Romano». Conti in rosso, infatti, per il settore «comunicazioni» della Santa Sede, dovuti soprattutto al «buco» di 23,5 milioni di euro dell’emittente radiofonica pontificia (per metà già coperto dal Governatorato) e del quotidiano d’Oltretevere (4,6 milioni di euro). Tanto che per la radio del Papa si annuncia una significativa riduzione del personale che, annuncia Sebastiani, nei prossimi dieci anni passerà da 395 a 335 dipendenti. «Nessun licenziamento o prepensionamento», precisa padre Federico Lombardi, neo-direttore della Sala Stampa vaticana nonché direttore generale di Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano. Semplicemente non verrà sostituito il personale che andrà in pensione, anche «grazie alla buona gestione delle nuove tecnologie». Si tratta di un programma dai tempi piuttosto lunghi per cui non è detto che, visti i costanti, negativi risultati economici, non si rifaccia avanti l’Opus Dei di cui da anni viene ipotizzato un ruolo di primo piano nell’emittente pontificia, con il possibile mandato di rimettere in sesto i conti e di far fruttare meglio le potenzialità della radio. Come del resto stanno fruttando sia il Centro Televisivo Vaticano (650 mila euro di utile, contro i 235 mila del 2004), che vende a tutte le televisioni del mondo le immagini del Papa, sia la Libreria Editrice Vaticana (Lev), che chiude il suo bilancio con un attivo di 934 mila euro grazie soprattutto alla recente modifica della normativa che ha affidato alla Lev la proprietà e la tutela dei diritti d’autore sulle parole e sui testi del Papa (e dei suoi predecessori degli ultimi 50 anni) e sui documenti ufficiali della Santa Sede. E positivo è anche il bilancio della Tipografia Vaticana, che ha chiuso il 2005 con un avanzo di 653 mila euro. La Curia Certo è che lievitano in modo significativo, come documenta l’agenzia d’informazione religiosa Adista, le spese della Curia. Le «attività istituzionali» (Segreteria di Stato, Congregazioni, Pontifici consigli, Sinodi dei vescovi, Accademie e Commmissioni pontificie) segnano un disavanzo complessivo di 36,9 milioni di euro, in aumento rispetto al 2004 quando le perdite ammontavano a 23,2 milioni di euro. In questo capitolo di spesa le entrate, secondo il bilancio consuntivo consolidato, arrivano per lo più dalle diocesi di tutto il mondo, che sono tenute a sostenere le attività della Santa Sede: dalle Chiese locali sono arrivati nelle casse della Città del Vaticano 73,9 milioni di euro, 600 mila in più rispetto al 2004. Ma che non sono bastati a coprire tutte le spese per le attività della Curia, per le rappresentanze pontificie, per le manutenzioni e riparazioni, per i funerali di papa Wojtyla e per il Conclave (solo queste ultime due voci sono costate 7 milioni di euro). Crescono sensibilmente i proventi dell’Obolo di San Pietro, cioè le offerte dirette per il Papa raccolte da istituti di vita consacrata, Fondazioni e singoli fedeli soprattutto in occasione della Solennità di San Pietro e Paolo: hanno raggiunto 59,4 milioni di dollari, con un incremento del 14,95% rispetto all’anno precedente. I donatori più generosi sono stati gli statunitensi, che hanno elargito al Papa 20 milioni di dollari, cioè oltre il 40% di tutte le offerte. Al di fuori del bilancio della Santa Sede vi sono anche i conti di alcune fondazioni nate per sostenere la Chiesa. Tra le più importanti vi è la «Centesimus annus», che riunisce centinaia di imprenditori cattolici. Funziona come un fondo di investimento, i proventi sono devoluti al Papa. Giacomo Galeazzi