Corriere della Sera 25/07/2006, pag.19 Luigi Offeddu, 25 luglio 2006
I soldi, il fascino e l’ironia di Titti I segreti della madre di Botteri. Corriere della Sera 25 luglio 2006
I soldi, il fascino e l’ironia di Titti I segreti della madre di Botteri. Corriere della Sera 25 luglio 2006. Basilicagoiano (Parma). «L’ha rovinato lei», dice qualche malignaccio in paese. «Troppi quattrini, gli affari sempre insieme, e quel dirgli di sì in tutti i capricci. Un bamboccione viziato, il vero figlio unico. Poi guarda là...». Ma altri, la maggioranza, un coro: «La signora Titti? Ec-ce-zio-na-le, bella, finissima, fascino e ironia, una persona carismatica, una casa stupenda piena di ninnoli e statuine. Con due parole, lei ti conquistava. Elegante, con i capelli grigi e l’ondina alla Rita Levi Montalcini, ha presente? E proprio come la Levi Montalcini, una gran cultura: due lauree, una in giurisprudenza e un’altra laurea in robe così, et sold, di soldi. Lo diceva sempre, ma sorridendo». « Et sold »: la chiave di una vita, questo lo ripetono tutti, comunque la pensino. La vita di Botteri Laetitia o Letizia nota Titti, ex ragazza madre oggi sui 70 anni; la mamma di Filippo, il «bamboccione» assai perbene che ha massacrato Gianmario Roveraro; e anche, sempre lei, la madre di molti misteri. A cominciare dal suo ritiro, 6 anni fa, in questo Basilicagoiano, 1700 abitanti, pioppi e chiesette, il più tranquillo dei tranquilli paesini intorno a Parma («Mai successo niente, qui. Questa è la prima volta..»), sulla «Strada dei vini e dei sapori», nel pianeta dolce e salato della torta fritta e del parmigiano. Perché proprio qui, lei che ha un’altra bella casa a Parma, e che fino a un anno fa viaggiava in continuazione – così diceva a tutti – fra Parma, Milano, Roma, Lugano e Zurigo? «Beh, qui aveva degli amici», spiegano nei negozietti. Ma senza gran convinzione. Il vero perché, sembra non saperlo nessuno. Come nessuno sa dire che cosa facesse la signora: «Lavorava, questo è certo. Era presidente di una sua società, molto importante, con Filippo e con qualcun altro. No, aveva due piccole società a Parma e Reggio Emilia. No, aveva una ditta in Svizzera. Sempre finanza, mediazioni, consulenze. In che campo? Mah... Però era davvero in gamba, con due parole ti conquistava». Una mattina, lei compare quasi di colpo insieme con una sorella, Maria Lazzara, «più minutina e modesta, un tipo molto diverso». E con quel figlio cordialone, macchine e tipine da schianto «però mai uno sgarbo, se ti incontrava con la borsa della spesa ti chiedeva subito "vuole che gliela porti io?"». Titti e Maria Lazzara vengono dunque a vivere in questo Filippo Botteri, 43 anni, «mente» del sequestro e assassino di Roveraro villottone a 3 piani ristrutturato, accanto a un’altra bella casetta che ospita un’agenzia di pompe funebri: in via Giovanni XXIII, davanti alla chiesa di Santo Stefano e al monumento ai caduti, nel centro del paese. Non è una reggia, Casa Botteri, però è la casa più bella e più antica di Basilicagoiano. Cortile acciottolato sul rosa, piante in fila, videocitofono. E una voce di donna anziana che risponde al primo squillo: «Letizia è a Milano, parli con il suo avvocato. No, io sono solo un’amica» (ma forse è proprio lei, da giorni sarebbe chiusa in casa). Perché, dunque, a Basilicagoiano? Ancora: «Perché aveva amici». E a conferma, il ricordo di certe domeniche: «Venivano in tanti, feste e cene a casa sua. Macchinoni, gente importante, di altre città e di qui. Chi? Difficile dirlo, chi si ricorda? Forse, anche i grandi di Parma. Sa, da queste parti ce n’è tanti: i Borri (Basilicagoiano è soprannominata "La villa" proprio per la loro villa), i Lunardi, gente così». Chi è entrato in casa della Titti la descrive come un museo. Chi ha riso alle sue battute, le ricorda ancora: «Ma pensate, io ho soltanto due lauree, due sole, e mia sorella dice che non so tirare il collo a una gallina!...». Carismatica, carismatica. Quelle voci sui giornali, di vecchie denunce e viaggi in Svizzera per portarvi i soldi dei ricconi di Parma? «Guardi, qui non è mai successo niente. Però certo sapeva vivere: ti conquistava con due parole, proprio due». Chi ha gustato i tortelli cucinati dalla sorella Maria Lazzara li ricorda come fantastici. «E i liquori di erbe che Titti preparava con le sue mani? Una delizia, erano la sua vera passione. Insomma, era una donna a posto. E socievolissima. La domenica sempre a messa, e sempre a fare beneficenza in giro. Conosceva tutti». Ma altri, di nuovo in controcanto: «No, non conosceva nessuno, se non quelli che venivano a trovarla da fuori, era riservatissima, non usciva mai, se non quando arrivava il figlio con quella ragazza da capogiro, la romena. E lui, il figlio, guai a toccare la sua mamma! L’aveva fattonascere in Svizzera: a Sorengo, nella clinica ostetrica più celebre ed elegante della Svizzera». Alla fine, dopo tante chiacchiere, resta solo un’ombra gentile ed enigmatica, con l’«ondina» nei capelli grigi. Un’ombra gentile «che ti conquistava con due parole». Luigi Offeddu