Francesco Zambon, Il libro del Graal, Adelphi Edizioni 2005, 24 luglio 2006
Calice. Giuseppe di Arimatea, ebreo, aveva messo le sue armi al servizio di Pilato senza nulla chiedere in cambio, e dopo la crocifissione di Gesù si fece ricompensare con il corpo di Cristo e il calice confiscato dai Giudei che avevano proceduto all’arresto nel corso dell’ultima cena
Calice. Giuseppe di Arimatea, ebreo, aveva messo le sue armi al servizio di Pilato senza nulla chiedere in cambio, e dopo la crocifissione di Gesù si fece ricompensare con il corpo di Cristo e il calice confiscato dai Giudei che avevano proceduto all’arresto nel corso dell’ultima cena. Durante la deposizione di Gesù dalla croce, Giuseppe raccolse il sangue nel calice e lo nascose a casa sua, ma per tutto ciò fu arrestato dai Giudei, finché Gesù, risorto, non gli apparve in carcere affidandogli in custodia il calice di sangue. Gli disse anche che sarebbero state istituite molte tavole per celebrare il sacramento nel suo nome e che il calice avrebbe rappresentato il sepolcro in cui lui lo aveva posto. Questa vicenda gli Apostoli non la misero per iscritto perché loro scrivevano solo ciò che avevano visto e udito.