22 luglio 2006
Giammario Roveraro, 70 anni, finanziere milanese. Il suo tronco tagliato a metà infilato in un sacco nero per la spazzatura lasciato in mezzo alla campagna
Giammario Roveraro, 70 anni, finanziere milanese. Il suo tronco tagliato a metà infilato in un sacco nero per la spazzatura lasciato in mezzo alla campagna. Una trentina di metri più in là c’erano le gambe e la testa. Roveraro non si trovava più dal 5 luglio: verso le nove e mezzo di sera tornava a casa, in via Alberto da Giussano, dopo un incontro dell’Opus Dei, quando qualcuno lo rapì. Più tardi, all’una e mezza di notte, Roveraro telefonò alla moglie Silvana e le disse di essere andato all’estero per affari. La richiamò il mattino successivo per confermarle: «Mi trovo in Austria, parlo da un computer». Il 7 luglio al fax di una collaboratrice di Roveraro arrivò la richiesta di disinvestire fondi per un milione di euro. La donna, insospettita dall’insolita modalità, non fece nulla. Ventiquattr’ore dopo Roveraro fece la stessa richiesta alla moglie, che a questo punto raccontò agli investigatori di un investimento sbagliato in Austria, in cui erano coinvolti suo marito e il consulente finanziario Filippo Botteri, 43 anni, di Parma. Costui, interrogato, aveva fatto capire di odiare Roveraro per via di quei soldi buttati: «A spanne posso dire di averci perso una cifra pari a 2 milioni e seicentomila euro». Solo dopo difficili ricerche i carabinieri riuscirono a scoprire che le telefonate, fatte con un sistema criptato che non permette di risalire ai numeri chiamanti, partivano dalla zona di Parma. Uscirono fuori i nomi di Emilio Toscani, 43 anni, esperto d’informatica di Collecchio, e Mario Baldi, 50 anni, muratore di Castelfranco Emilia con piccoli precedenti alle spalle. Questi erano in contatto continuo con Botteri, che finalmente giovedì notte confessò: «Ho perso la testa. So che è morto, ma non so come sia successo. Dopo il sequestro ho capito che non riuscivo più a recuperare i soldi e l’ho ucciso». Almeno una decina di giorni fa, tra i rovi che crescono sotto il viadotto che taglia la provinciale 308, tra Solignano e Fornovo, in frazione Case Bottini, Parma.