Varie, 22 luglio 2006
FABIANI
FABIANI Fabiano Tarquinia (Viterbo) 17 maggio 1930. Manager. Nel settembre 2007 fu nominato consigliere d’amministrazione Rai (cancellato a dicembre dal Consiglio di Stato). Nel 1955 viene assunto alla Rai come giornalista. Nei suoi 23 anni di permanenza in Rai, riceve diversi incarichi nei servizi culturali e informativi ed assume anche la direzione del Tg 1. Nel 1978 lascia la Rai e viene nominato Direttore Centrale dell’Iri, dal 1979 al 1981 è amministratore Delegato della Società Autostrade. Nel 1981 è in Finmeccanica come Consigliere di Amministrazione e Direttore generale e quattro anni dopo assume anche la carica di Amministratore Delegato. Sempre in Finmeccanica nel 1995 diventa Presidente, ma nel 1997 si dimette. Dal 1997 è Consigliere di Amministrazione del CER (Centro Europeo Ricerche). Nel gennaio del 2000 è nominato Amministratore Delegato di Cinecittà Holding S.p.A. Nel 2002 viene infine nominato alla presidenza dell’azienda speciale Palaexpo (Palazzo delle Esposizioni-Scuderie Papali). «Una vita passata in quelle che una volta si chiamavano Partecipazioni statali. Nel 1978 è stato direttore generale dell’Iri, uno dei serbatoi di manager preferiti da Prodi, e quindi ha guidato prima Autostrade e poi Finmeccanica. Nel 2000 il governo dell’Ulivo l’ha indicato come amministratore delegato di Cinecittà Holding, carica che ha lasciato nel 2003 per la presidenza dell’Acea, l’ex municipalizzata di Roma. [...]» (Paolo Baroni, ”La Stampa” 22/7/2006). «La storia è curiosa: il leader della Margherita, Francesco Rutelli, si è messo di traverso sulla nomina alla presidenza delle Ferrovie di Fabiano Fabiani, manager pubblico margheritino, icona di postdemocristianità, candidato all’incarico dal ministro tecnico Tommaso Padoa-Schioppa, ma considerato – parrebbe – troppo vicino a un leader postcomunista, Walter Veltroni. In effetti, il sindaco di Roma, è in eccellenti relazioni con Fabiani. E da sempre ne subisce il fascino. Ecco un esempio: ”Andrea Barbato era arrivato alla direzione del Tg2 dopo la magnifica esperienza del più bel telegiornale che sia mai esistito, il Tg1 delle 13.30 della fine degli anni Sessanta. Un’edizione diretta da Fabiano Fabiani, con la novità di una conduzione affidata a più giornalisti, ciascuno dietro la propria scrivania”. Quando Veltroni, autore di questo ritratto sulla Rai degli esordi in omaggio al giornalista Andrea Barbato, nell’ottobre del 2003, ha scelto Fabiano Fabiani come presidente per l’Acea, forse aveva ancora negli occhi il bianconero del televisore di quarant’anni prima. Una finestra aperta sul lavoro di suo padre, Vittorio Veltroni, primo direttore del primo telegiornale d’Italia. Uno che Fabiani lo conosceva bene e lo apprezzava per i suoi talenti. Ma qual è la storia del fascinoso Fabiani? Nato a Tarquinia [...] profilo gassmaniano, detto l’Etrusco, comincia in Rai nel 1955, come giornalista in quota democristiana. Visto il personaggio, un’etichetta riduttiva, parola di Ettore Bernabei, plenipotenziario della tv di stato per quasi un ventennio. Quando gli parlano del potere fanfaniano in Rai, negli anni Sessanta e dei cambi alla guida della televisione, Bernabei ci ride sopra: ”Macché. C’era il problema di rinnovare i vertici, erano gli stessi da troppi anni, e io lo feci. Presi Fabiani, per esempio, come caposervizio alla cultura, poi a poco a poco lui divenne direttore del Tg1 e poi vicedirettore generale”. Fabiani in quegli anni s’inventa Tv7, settimanale di approfondimento di Rai1 che rinnova la semantica delle immagini e il linguaggio radiotelevisivo. Sarà per questo che, sovente, quando si azzarda il totonomine per la presidenza Rai, il suo nome esce regolarmente. L’ultima volta è accaduto nel marzo 2003, la candidatura fu avanzata dall’Ulivo, assieme al nome di Paolo Mieli, ma poi non se ne fece nulla. Diversamente da Walter Veltroni, stile kennedyano, che non strombazzò la sua candidatura ai quattro venti ma lo nominò alla guida dell’Acea. Incastri del destino, come il pranzo di quest’anno, in aprile, al ristorante ”La porta di Alma”, a Capalbio, assieme a Giorgio Napolitano (futuro presidente della Repubblica) e a Claudio Petruccioli (futuro presidente della Rai). Perché l’ora del desco, a Fabiano, ha sempre portato fortuna. Anni fa, raccontando la vicenda di come la Fiat soffiò l’Alfa Romeo alla Ford (Fabiani condusse la trattativa in qualità di amministratore delegato di Finmeccanica, proprietaria dell’Alfa) ricordava: ”Insieme agli altri direttori, aspettavamo il responso della First Boston (banca che nel 1986 giudicò i profili finanziari delle offerte Fiat e Ford sull’Alfa, ndr) cucinando la pasta nella foresteria di Finmeccanica: era domenica sera. Fu il banchiere Marco Capello a informarci: ”L’offerta Fiat è finanziariamente più interessante’. L’avevano deciso in 15 minuti”. Velocissimi, come i mutamenti cui, negli anni, Fabiani ha guidato la stessa Finmeccanica: la fusione con la Sifa, lo sbarco in Borsa, la megafusione con le società operative Ansaldo, Elsag Bailey e Alenia, l’acquisto delle aziende ex Efim e altro ancora. Che si tratti di Rai o di Acea, di Fiat o di Cinecittà holding (di cui è stato amministratore delegato), c’è e riesce a cogliere le novità. Nel 1998 accetta dal sindaco Antonio Bassolino, la presidenza di Napoli est, ulteriore pagina di un manager che a Walter Veltroni piace un sacco, a Rutelli piaceva, e che solo Gabriella Carlucci s’ostina a chiamare ”ex boiardo”» (’Il Foglio” 27/7/2006).