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 2006  luglio 22 Sabato calendario

BOTTERI Filippo

BOTTERI Filippo Soregno (Svizzera) 3 giugno 1963. Consulente finanziario. Insieme a Emilio Toscani e Mario Baldi nel luglio 2006 sequestrò e uccise il finanziere Gianmario Roveraro. Il 16 dicembre 2008 la prima Corte d’assise di Milano lo condannò all’ergastolo • «[...] ha il volto di un ragazzo per bene: un Peter Pan di provincia, che a Parma era molto conosciuto. E anche invidiato. Capelli mossi, lunghi, moro, elegante, curato nei modi. Studi nel collegio delle Orsoline, come tutti quelli della Parma danarosa. L’iscrizione all’Università fu un vezzo, ma dopo pochi esami, preferì dedicarsi alla bella vita, sempre sotto l’ombrello protettivo della madre. lei che si occupa in prima persona della gestione degli affari di famiglia. Ma non del padre, che resta misterioso, dicono ora ”ricco e potente” e che comunque non lo ha mai seguito. Questo, almeno, è certo. Invidiato, s’è detto. Un po’ per la lunga teoria di Mercedes e Porsche, rigorosamente nere, sfoggiate nel corso degli anni, un po’ per le ragazze, meteore più o meno come le auto di lusso. [...] Mamma premurosa: quando si tratta di promuovere e definire l’affare anglo-svizzero, è al fianco del figlio, in un incontro avvenuto a Spezia. C’era Roveraro, con la moglie. Un incontro quasi in famiglia, dove si parla di soldi e vacanze. Roveraro gli chiede 100 mila euro, lui, Filippo, ne offre solo 10 mila. Di più non può. E ”Titti” che resta sullo sfondo, a sorvegliare l’andamento delle operazioni, che - alla fine - si concluderanno ”in un disastro”, come dice Filippo a tutti quelli che lo vogliono ascoltare. La sua portinaia, nella casa nel centro storico, Borgo Parmigianino 19, dice che ”da qualche tempo era un po’ strano, lo vedevo preoccupato, lui che era sempre così gentile”. L’alloggio è a un passo dal tribunale, al primo piano ci sono gli studi legali, vicino i ristoranti prediletti. Cronaca di una vita regolare, divisa tra Parma, Reggio e Modena. Diceva che ”aveva un ufficio in città”, qualcuno si ricorda di averlo visto trafelato con la 24 ore sotto il braccio vagare nel centro storico, ma di lavoro vero, quello che ti fa alzare presto la mattina e poi non stacchi più sino a notte, poco e niente. Nel biglietto di visita c’è scritto ”promotore finanziario”; lui stesso diceva, anche a Roveraro, che aveva raccolto soldi da ”gente cattiva”. E che li aveva ”bruciati” nell’affare ”più folle della sua vita, maledetto il giorno...”. Un’ossessione. Gli inquirenti ci stanno lavorando, su questo aspetto dell’inchiesta. [...]» (Massimo Numa, ”La Stampa” 22/7/2006). «Bello, elegante, fascino mediterraneo. Un Banderas della finanza. Casa in pieno centro storico, abiti costosi, una fidanzata da copertina. In Borgo del Parmigianino [...] spende bene il suo unico biglietto da visita: camicie azzurre e cortesia innata. Per mescolarsi senza sospetti nella Parma che conta. Quella dei professionisti della via più signorile della città: notai, medici, avvocati. Alloggiato in un appartamento di oltre 100 metri quadrati, al secondo piano di un condominio di sole otto famiglie, vive con Angela, giovanissima e romena. Poche parole e tanta apparenza. Insieme sono una coppia invidiabile. Se lei non lavora nessuno si meraviglia. Di lui, invece, si sussurra che ”faccia il manager”, ”l’operatore finanziario”. Addirittura con ”affari in Svizzera”. Passaparola da portineria. Di fatto nessuno si occupa del suo lavoro. Ai vicini basta un saluto, cordiale e puntuale, per collocarlo tra la gente perbene. Come sua madre. ”Affascinante, ben pettinata, una donna d’altri tempi”. Anche lei, educata quanto basta, per non destare mai dubbi. Va a trovarlo regolarmente il suo unico figlio, cresciuto da single, in tempi più duri con le ragazze madri. Il suo Filippo. Una mente creativa. Pronto a sfidare la sorte, ideando grandi progetti. Superfinanziarie sparse nel mondo, megaprofitti senza investimenti esosi. Più a parole che nei fatti. Una vita comunque sopra le righe. Sogni a iosa. Soldi molti meno. Non quelli necessari per serate nei locali, aperitivi milanesi, auto e orologi di lusso. Ma Filippo non si accontenta. Ci prova, ci riprova. Nonostante qualche incidente di percorso. Esecuzioni mobiliari, pignoramenti. [...]» (Grazia Maria Mottola, ”Corriere della Sera” 22/7/2006).