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 2006  luglio 20 Giovedì calendario

CACCIARI

CACCIARI Paolo Venezia 10 giugno 1949. Politico. Nel 2006 eletto alla Camera con Rifondazione comunista • «[...] fratello ”massimalista” del sindaco riformista di Venezia [...] ”[...] Io vengo dalla scuola della non violenza, sono promotore di quel convegno che ogni anno sull´isola di San Servolo a Venezia mette insieme e cerca di contaminare il movimento operaio con le posizioni anarchiche e le pratiche pacifiste e non violente. Bertinotti mi ha scelto per questo. E io cosa faccio? Vengo qui e rinnego tutto? Non è possibile. Così ho raccolto l’invito avanzato da Sofri sulle pagine di Repubblica e lascio libero il mio seggio [...] Io credevo, e lo credo ancora, che Rifondazione sia il partito che mette fine alla divisione tra etica e politica. [...] le carneficine in corso in Medio oriente avrebbero bisogno di una rottura netta e immediata con le pratiche e le scelte fatte finora dall’Italia e dall’Occidente [...]”» (Claudia Fusani, ”la Repubblica” 20/7/2006) • «[...] laureato in architettura alle leggendarie lezioni di Manfredo Tafuri, giornalista, ex assessore all’ambiente di Venezia [...] ha la battuta pronta, acre. [...] dissentiranno pure su tutto, i fratelli Cacciari, ma un gusto del gesto (e motto) arguto devono evidentemente condividerlo, se Paolo, dopo essersi dimesso in dissenso con il voto di Rifondazione su Kabul (tirando la tessera sullo scranno!), si schermisce circa il coraggioso atto. ”Non c’è nulla di eroico nel mio gesto. Solo la coerenza con le mie idee”. Mentre il filosofo Massimo, cinque anni più grande di lui, è un convinto sostenitore della geopolitica ”realista”, dei rapporti di forza, di Machiavelli e Carl Schmitt, Paolo è invece un pacifista antico, uno persuaso che la strada sia Gandhi, la non violenza, i movimenti. Uno riformista super-ulivista, l’altro rifondarolo abbastanza antagonista. [...] Chi lo conosce sa in effetti che è un uomo così, fermo, qualcuno dice anche ”cocciuto”, massimalista, secondo i nemici, ”coerente”, replica lui. [...]» (Jacopo Iacoboni, ”La Stampa” 20/7/2006) • «[...] Fratello (molto meno intellettuale) del sindaco di Venezia, il Cacciari junior ha [...] una laurea in architettura con Manfredo Tafuri, ha fatto il cronista all’Unità e l’assessore all’Ambiente, non è un trotzkista, non è un esponente delle minoranze ribelli del Prc, ma uno che all’ultimo congresso ha votato la mozione di Bertinotti. Se ha scavalcato a sinistra i pacifisti più estremisti polverizzando l’effetto dei quattro no al rifinanziamento della missione in Afghanistan, è perché il segretario Franco Giordano ha deciso di porre il vincolo di mandato. ”Sono consapevole di aver rotto questo vincolo e per questo mi sono dimesso. Deciderà il partito»” [...] Massimo e Paolo (che dice di sé ”sono il Cacciari cattivo”) usano da tempo scambiarsi complimenti a mezzo stampa. Un ampio repertorio lo riporta Gian Antonio Stella in un capitolo di Avanti popolo (Rizzoli), che assai eloquentemente si intitola ”Massimo, Paolo e Tommaso Cacciari, troppe sinistre per una famiglia sola”. Il quasi ex deputato del Prc chiama il sindaco il Dittatore, il Podestà, l’Imperatore, il Principe del Male e l’esponente della Margherita ricambia così: ”Uffa! Piantatela con mio fratello, parla solo perché ha la bocca”. I maligni raccontano che la guerra fratricida è cominciata da bambini, quando mamma Cacciari, sorella dell’attrice Sara Momo, abbondava in attenzioni per il ”piccolo genio” Massimo. Ed è esplosa alle comunali del 2005: ”Perché mi sono candidato a sindaco? Volevo dimostrare alla città che il centrosinistra non sono il verde Gianfranco Bettin e mio fratello”. [...] ”Paolo? Un semplice, autentico uomo di sinistra, generoso e impulsivo – lo descrive il presidente della Marsilio Cesare de Michelis, che lo conosce bene ”. Ma perché uno uscito a sinistra dal Pci è andato al governo con un ex democristiano come Prodi?”. Questo Cacciari (Paolo) non lo spiega. Ma spiega perché ha deciso di sbattere la porta: ”Non credo di essere un padreterno. Non faccio giochini, non ho secondi fini. Voglio solo ripristinare la compattezza della maggioranza e dire all’opinione pubblica che qualsiasi forma di violenza determina altra violenza”. Rimpianti? ”Nessuno. La questione della guerra viene prima di tutto”» (Corriere della Sera 20/7/2006).