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 2006  luglio 19 Mercoledì calendario

Ritorno a Timbuctu. Ha un sorriso che trascina, Sveva Sagramola, soprattutto quando parla di una creatura che sente sua più d’ogni altra e con buone ragioni

Ritorno a Timbuctu. Ha un sorriso che trascina, Sveva Sagramola, soprattutto quando parla di una creatura che sente sua più d’ogni altra e con buone ragioni. Soprattutto quando cresce e cambia in meglio. Perché Timbuctu, classico appuntamento di Raitre sul mondo degli animali, torna anche quest’estate - dal 15 luglio al 16 settembre - puntualmente alle 21. E tutte le sue novità ce le racconta Sveva in persona. «Timbuctu parla di animali, e qui non ci piove. Però, quest’anno, abbiamo deciso di allargare lo sguardo. Perché non ci si può limitare a presentare o a guardare soltanto splendidi documentari. Occorre che la gente diventi consopevole di ciò che sta davvero succendo nel mondo della natura. Il mondo non è una favoletta. Gli animali vivono sempre più rinchiusi nei parchi, nelle riserve. L’impatto umano sul pianeta è sempre più pesante... Ecco, direi che questo è la visione inedita che vogliamo offrire». E in pratica come organizzi questa vasta panoramica? «Così: ogni puntata ha un tema dominante. Progresso, movimento, leggerezza, istinto, alleanza, confine, diversità, equilibrio... Ognuna di queste parole è come una medaglia a due facce: una animale, l’altra umana. Prendi l’idea di ”alleanza”, ad esempio. Vista dal punto degli animali: come si alleano tra loro specie magari molto diverse? Come nascono e si strutturano questi rapporti? E via dicendo. Vista dal punto degli uomini: esiste un’alleanza con gli animali? Come si riesce a condividere le medesime risorse, quando tutto sembra congiurare contro questo rapporto? E così via». ’Timbuctu”, quindi, diventa un doppio spettacolo: si parla di natura, ma anche di ciò che gli uomini compiono nei suoi confronti, nel bene e nel male. «Esattamente. Il programma, a mio avviso, è diventato più incisivo. Se possibile ancor più concreto. Naturalmente, non è soltanto il cambiamento di visuale a costituire l’unica novità. Una delle cose che più mi ha intrigato è la filosofia con cui sono stati scelti gli ospiti. Spiegami. «In quest’edizione non ci sono professionisti del settore, persone che si occupano attivamente di ecologia. Al loro posto, abbiamo invitato personaggi che possiedono esperienze e formazioni diverse. Avremo Piergiorgio Odifreddi, Ettore Mo, don Luigi Ciotti, ma anche Lory Del Santo, Claudia Koll... E ti dico subito che le scelte non sono state dettate da una ”fame” d’audience. La nostra intenzione è sempre la stessa: ampliare il più possibile la nostra visione del rapporto uomo-natura, attraverso testimonianze diverse, a volte addirittura inaspettate o sconosciute». Giorgio Celli, il notissimo etologo, è però ospite fisso... «Sì, e ti confesso che mi piace molto il suo ruolo, che è abbastanza inedito. Celli indagherà il comportamento di alcuni animali, puntanto sugli aspetti poco sconosciuti, magari dovuti a un atteggiamento umano che nel tempo ha modificato esigenze e abitudini. Come vedi, anche qui gioca un ruolo importante la chiave del rapporto e del conflitto tra umani e natura». Siamo alle ultime battute: che cosa c’è d’altro? «Naturalmente restano i grandi documentari internazionali, ma ci sarà un posto d’onore per le realizzazioni dei nostri inviati Rai. Vedremo i volti della Cina, ad esempio, che dopo anni di dissennato sfruttamento ambientale, è ormai costretta a prendere atto di una situazione di degrado che non può più essere ignorata. Oppure alla caccia all’oro verde: i biocombustibili che stanno inesorabilmente orientando le agricolture dei grandi paesi, come negli Stati Uniti». E tu, in tutto questo? «E io, in tutto questo, penso di crescere e di capire sempre di più. Sai qual è la cosa che ho più amato, occupandomi di questo programma? Di aver avuto l’occasione di vedere, quasi toccando con mano, come sta cambiando il mondo sotto i nostri occhi. Non soltanto nelle situazioni più macroscopiche, ma anche in quelle in apparenza meno appariscenti. Mi sento davvero fortunata». Mario Lenzi