Il Giornale 16/07/2006, pag.23 Andrea Tornielli, 16 luglio 2006
Mayerling, l’ombra del colpo di Stato. Il Giornale 16 luglio 2006. una pagina triste e oscura della storia degli Asburgo: la sera del 29 gennaio 1889 il principe ereditario Rodolfo, figlio dell’imperatore Francesco Giuseppe, e la sua giovane amante Maria von Vetsera, furono i protagonisti di un clamoroso omicidio-suicidio, o duplice suicidio
Mayerling, l’ombra del colpo di Stato. Il Giornale 16 luglio 2006. una pagina triste e oscura della storia degli Asburgo: la sera del 29 gennaio 1889 il principe ereditario Rodolfo, figlio dell’imperatore Francesco Giuseppe, e la sua giovane amante Maria von Vetsera, furono i protagonisti di un clamoroso omicidio-suicidio, o duplice suicidio. Una brutta vicenda di cronaca nera, quella di Mayerling, un mix di sesso e disperazione, sintomo della decadenza di certa gloriosa nobiltà: gli esempi non mancano anche ai giorni nostri. Ma c’è chi è convinto che quella sera il rampollo d’Asburgo e l’energica ragazza dai tratti un po’ mascolini non siano stati vittime della loro stessa depressione, bensì di un vero e proprio complotto. Una tesi non nuova, della quale si è fatto interprete lo storico austriaco Erich Feigl, e che ora viene rilanciata in Italia dal germanista Nerio De Carlo. «Non possiamo escludere - spiega lo studioso - che si sia trattato di un duplice omicidio premeditato. L’imperatore Francesco Giuseppe nel 1914 diede ordine all’erede al trono, Carlo d’Asburgo, di rendere nota la verità sul caso dopo il 1916. Carlo I doveva dunque essere stato in possesso di notizie trasmessegli dal capo del governo, il conte Eduard Taaffe. Ma quando, alla presenza dell’imperatrice Zita, il giovane imperatore appena salito al trono si decise ad aprire la busta sigillata, vi trovò solo dei fogli bianchi». Che cosa era successo, dunque? De Carlo sostiene che per comprendere la verità su quella notte misteriosa a Mayerling bisogna risalire al 1871, quando la Francia aveva perduto la guerra con la Prussia. «Per una rivincita sarebbe stato utile - spiega - un alleato che avesse un conto aperto con Berlino. Il proposito di vendetta francese era impersonato da George Clemenceau, mentre l’organizzazione avrebbe fatto capo a Cornelius Herz». Entrambi i personaggi erano medici e si erano conosciuti in America. «Era l’epoca - continua De Carlo - dell’elettrificazione delle grandi città, c’erano grandi interessi in gioco. Herz si era distinto nello sviluppo del telegrafo...». Secondo il germanista, Clemenceau e alcuni ambienti francesi volevano far accadere qualcosa di grosso, magari un colpo di Stato a Vienna, che portasse al potere persone più favorevoli al governo di Parigi in funzione antitedesca. «Herz si presentò al principe Rodolfo con una proposta lusinghiera. Mediante una primordiale telescrivente appena sperimentata sarebbe stato possibile collegare in rete tutte le guarnigioni dell’impero. Nel corso di un colloquio allusivo e insinuante, la nuova invenzione era stata indicata come un metodo infallibile per controllare tutte le tappe di un repentino cambio della guardia al vertice. La proposta era chiara: si chiedeva a Rodolfo di deporre il proprio padre Francesco Giuseppe». Ma l’erede al trono non accetta. «Siccome avrebbe potuto parlare e se la notizia del complotto fosse trapelata vi sarebbero state complicazioni internazionali sia per l’Austria-Ungheria sia per la Francia, bisognava far tacere Rodolfo per sempre». Ecco dunque il movente e i mandanti. Tecnicamente, secondo il professor De Carlo, le cose si svolsero così: «Gli assassini avevano raggiunto una finestra della stanza di Rodolfo nel castelletto di Mayerling servendosi di una scala a pioli. Il principe si era difeso manovrando un pesante tavolo. Gli furono tranciate alcune dita e, quando la protezione cadde, lo uccisero con un proiettile calibro 11 oppure calibro 9 sistema Gasser, con effetto devastante. Maria Vetsera fu ugualmente assassinata in un’altra stanza, con un’arma di calibro minore, e poi accostata al cadavere dell’amico». I fatti di Mayerling sconvolsero l’imperatore Francesco Giuseppe. La Chiesa cattolica, com’è noto, rifiutava il funerale religioso ai suicidi. «Secondo l’imperatrice Zita - spiega ancora De Carlo - in Vaticano dovrebbe essere conservato un telegramma di corte attraverso il quale veniva spiegata al Papa la vera motivazione della morte dell’erede al trono: omicidio». Per lo scomparso erede al trono Rodolfo venne concessa la sepoltura cattolica nella Cripta dei Cappuccini, mentre per la povera salma di Maria Vetsera, caricata dagli zii su una carrozza, vi fu una sepoltura senza preghiere nel cimitero di Heilingenkreuz. «Erich Feigl - conclude lo studioso - fa notare un’altra circostanza: in occasione delle trattative di pace a Parigi, nel 1919, la delegazione austriaca era stata alloggiata a Villa Reinach. Jacques Reinach era un barone, l’eminenza grigia di affari internazionali che aveva animato il disastro economico della costruzione del canale di Panama, nel quale erano stati coinvolti sia Clemenceau sia Herz. Divenuto un personaggio troppo scomodo, Herz l’aveva tolto di mezzo, con l’approvazione di Clemenceau, presidente della Conferenza di pace di Versailles. Il messaggio ai plenipotenziari austriaci doveva essere chiaro: la coppia Reinach-Herz significava omicidio a Mayerling nel 1889; il binomio Reinach-Herz voleva dire pericolo di vita nel 1919 a Parigi. Bisognava accettare le durissime condizioni di pace che venivano imposte». La soluzione di ogni giallo ha bisogno di prove concrete, che in questo caso non ci sono. E l’ingloriosa fine dei due amanti nel castelletto di Mayerling è destinata a rimanere avvolta nelle fitte nebbie del mistero. Andrea Tornielli