Corriere della Sera 07/07/2006, pag.43 Sergio Romano, 7 luglio 2006
Stella di Davide: come nasce un simbolo identitario. Corriere della Sera 7 luglio 2006. Ho letto che Romano Prodi, intervenendo al congresso dell’ Unione delle comunità ebraiche italiane, ha dichiarato: «Nella bandiera di Israele c’ è un simbolo prezioso: la Stella di David, giustamente considerato uno dei simboli di quella cultura e di quella fede che sono la radice più antica dell’ identità europea»
Stella di Davide: come nasce un simbolo identitario. Corriere della Sera 7 luglio 2006. Ho letto che Romano Prodi, intervenendo al congresso dell’ Unione delle comunità ebraiche italiane, ha dichiarato: «Nella bandiera di Israele c’ è un simbolo prezioso: la Stella di David, giustamente considerato uno dei simboli di quella cultura e di quella fede che sono la radice più antica dell’ identità europea». Senza nulla togliere a tale simbolo e a ciò che rappresenta, non posso fare a meno di chiedermi se il presidente del Consiglio si sia accorto che otto bandiere di Stati membri dell’ Unione Europea (più Svizzera, Norvegia, Islanda, Stati europei non appartenenti all’ Ue) hanno la Croce come simbolo. La dichiarazione avrebbe avuto senso se Prodi non avesse a suo tempo taciuto in modo francamente imbarazzante nel dibattito riguardante il ruolo del cristianesimo nella storia d’ Europa: argomento che, unitamente ai valori ad esso correlati, in sede europea può costare caro. Milano Caro Virtu, nella pagina in cui Paolo Conti dà notizia del discorso di Romano Prodi al congresso dell’ Unione delle comunità ebraiche italiane, il Corriere ha già ricordato l’ origine del Magen David, lo Scudo di Davide, meglio noto come Stella di Davide, e il suo uso nel corso della storia. Aggiungo soltanto che, secondo Fred Halliday, professore della London School of Economics e autore di un libro apparso in italiano presso Einaudi («Cento miti sul Medio Oriente»), la Stella non è, a differenza della Menorah (il candelabro a sette braccia), un antico simbolo della identità ebraica. Sempre secondo Halliday, è «un simbolo mistico dell’ unità del genere umano, è stato utilizzato per secoli da cristiani, musulmani, ebrei; tanto che oggi lo si può vedere su molte moschee in Iran e nell’ area del Golfo Persico. L’ odierno status particolare le fu conferito soltanto alla fine del XIX secolo allorché fu adottata dal movimento sionista, e non ha nulla a che spartire, sul piano storico e religioso, col re David». La «Everyman’ s Judaica», un dizionario enciclopedico curato da Geoffrey Wigoder, si esprime più o meno negli stessi termini e ricorda che lo Scudo di Davide «fu usato per scopi magici e decorativi da ebrei e non ebrei in tempi antichi, e dai cristiani nel Medio Evo. Il suo uso ebraico risale soltanto al XVII secolo. Nel XIX secolo fu adottato dal movimento sionista e figura ora sulla bandiera nazionale dello Stato d’ Israele». Anziché definire la Stella di Davide un simbolo della fede converrebbe parlare piuttosto di un simbolo identitario, fortemente rafforzato in questo senso dall’ uso che ne fecero i nazisti quando pretesero, dopo la promulgazione delle leggi razziali, che ogni ebreo lo portasse cucito sul petto. Come accadde in altre circostanze, quello che era per i persecutori un segno di inferiorità divenne per i perseguitati un simbolo di appartenenza, portato con orgoglio e fierezza. Non so, quindi, perché il presidente del Consiglio lo abbia considerato «uno dei simboli di quella cultura e di quella fede che sono la radice più antica dell’ identità europea». Forse voleva ribadire il concetto, oggi molto utilizzato, secondo cui l’ Europa ha radici «giudaico-cristiane». vero. Ma anche questo concetto, incidentalmente, ha origini storiche relativamente recenti. Si è diffuso negli Stati Uniti durante i primi decenni del secolo scorso, dopo le grandi immigrazioni ebraiche dall’ Europa centro-orientale, quando parve utile, per meglio accogliere i nuovi arrivati, allargare i confini culturali della società americana. Non sarei sorpreso se fra cinquant’ anni, quando l’ ondata di sentimenti anti-musulmani si sarà prosciugata, gli uomini politici e gli intellettuali sostenessero che le radici dell’ Europa sono giudeo-islamico-cristiane. Nel suo saggio sul Medio Oriente Fred Halliday ricorda un bel libro del 1983, «L’ invenzione della tradizione», curato da Eric Hobsbawm e Terence Ranger: una raccolta di saggi in cui gli autori dimostrano che molte «antiche» tradizioni delle isole britanniche, dai kilt scozzesi alla celebrazione del Saint George’ s Day, sono in realtà convenzioni e usanze relativamente recenti. Un simbolo è la rappresentazione iconografica di un mito, e i miti nascono quando sono necessari alla società che li adotta. Ma per rafforzarne il valore e l’ autorità è utile retrodatare l’ anno di nascita. Questa considerazione vale incidentalmente anche per la bandiere crociate di molti Stati europei, spesso disegnate fra il Settecento e l’ Ottocento. Sergio Romano