Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  luglio 18 Martedì calendario

Lo scandalo Peyton Place. La Repubblica 18 luglio 2006. I numeri fanno sorridere rispetto a quelli vantati dal più recente e un po´ scemo e molto abile grande successo editoriale

Lo scandalo Peyton Place. La Repubblica 18 luglio 2006. I numeri fanno sorridere rispetto a quelli vantati dal più recente e un po´ scemo e molto abile grande successo editoriale. Cinquant´anni fa, in un mondo totalmente diverso, di cui è difficile far capire a chi ha oggi vent´anni le limitazioni, le crudeltà, gli spaventosi lacciuoli dell´ipocrisia che imprigionavano la vita privata, in quel mondo di (a)moralità dimenticata, il successo e lo scandalo prodotti dall´apparizione di Peyton Place furono immensi. Altro che paragonarlo a Sex and the City o a Desperate Housewives. E non c´è nulla in comune tra Peyton Place e Twin Peaks se non la Piccola Città, che da Capra a Thornton Wilder a Edgar Lee Master, ha sempre rappresentato il concentrato del bene e del male della cultura americana, e la logica repressiva - che nella serie di Lynch diventa terrore irreale - di un´organizzazione sociale maschilista e feroce, occhiuta e ipocrita, piena di regole e di codicilli pensati per rendere la vita punitiva e invivibile. E così, quando cinquant´anni fa apparve come un Ufo nel paesaggio letterario americano il romanzo di una casalinga inquieta di nome Grace Metalious - un romanzo in cui si parlava apertamente di alcolismo e di incesto, di un aborto (un aborto!!!) e di gravidanze extraconiugali, di piacere sessuale e di sessualità adolescenziale - lo scandalo, e il correlato successo, furono immensi. Ma secondo modalità impensabili oggi. E Peyton Place (Einaudi, pagg. 439, euro 12,50), da titolo di un romanzo destinato a trasformarsi in uno dei primi blockbusters della storia editoriale, dopo la Bibbia e Via col vento, divenne un´antonomasia, un simbolo, l´etichetta di un mondo pieno di terribili segreti, di peccati, di sesso occulto, di vizi privati e di pochissime pubbliche virtù. Correva l´anno 1956, ma Grace Metalious cominciava la sua storia nel 1938, in una mitica età dell´oro rooseveltiana, lontana da ogni vento della politica o della storia, e la portava avanti attraverso gli anni della guerra vista dalle pacifiche retrovie. Metalious era nata nel 1924 a Manchester, nel New Hampshire, da una famiglia disastrata dalla partenza del padre (e quindi scriveva Peyton Place sulla soglia dei suoi trent´anni e sulla scorta di molte difficili esperienze personali). Era una desperate housewife, sposata da quando aveva diciotto anni (e sposata da incinta), con George Metalious, un signore di origine greca. Nel 1955, quando tirò fuori quello che diventerà Peyton Place e che allora di chiamava The Tree and the Blossom, aveva già tre figli. Il futuro Peyton Place fece il giro di molte case editrici, e venne regolarmente rifiutato, finché non finì sulla scrivania di tale Kathryn Messner, una signora a capo della Lippincott, che capì subito quale materiale aveva per le mani. Grace firmò immediatamente un contratto per l´anticipo di 1500 dollari. Però il romanzo dovette subire una serio lavoro di editing, non solo per abbellirlo - cosa che già turbava l´autrice - ma, ciò che la offese anche di più, per alleggerirlo della sua tragica carica di scandalo. Perché non condivido quello che si afferma (o si cita?) nella sia pur interessante introduzione al libro di Mattia Caratello. Peyton Place non è «un libretto da quattro soldi rozzo e piccante». invece un romanzo forse letterariamente modesto, ma molto interessante, con una sincerità e una forza esplosiva unica. un romanzo in cui il rapporto tra gli elementi suscitatori di scandalo e il racconto è perfettamente anche se semplicemente equilibrato. E quindi non un pulp su Sex and the Little City, ma uno studio sull´ipocrisia a Peyton Place, New England, Connecticut, poco più di tremila abitanti, un nero castello in rovina a dominare un dolce paesaggio di colline - e un terrificante paesaggio di segreti umani.  vero che Peyton Place è diventato «un romanzo generazionale letto di nascosto in ogni angolo d´America e del mondo». Ma le sue pagine non sono «salaci». Sono tragiche: che si parli delle sei settimane di follia enologica passate da un gruppo di bevitori chiusi in una cantina o del silenzio in cui la bella Constance MacKenzie ha seppellito la verità sulla liaison extraconiugale con il padre di sua figlia Allison, che non sa di essere ciò che allora si chiamava gentilmente una «bastarda»; che si tratti della violenza fisica e psicologica a cui è sottoposta la giovane Selena, la ragazza nata nelle baracche da una famiglia che oggi chiameremmo gentilmente a dir poco disfunzionale, o della volgarità dei ricchi Harrington che possono comprare tutto, compresa la giustizia, Grace Matalious disegna una tragedia sociale e umana, una Spoon River di vivi che vivono tutti male, ossessionati dalla repressione sessuale, dalla miseria, dal ricatto continuo del potere, o semplicemente dall´aspirazione volgare a una vita facile, in cui tutto si può conquistare senza pagare il prezzo dovuto Peyton Place, in altre parole, non è affatto l´immagine che è rimasta appiccicata al libro, di un pruriginoso romanzo rosa che volge al nero. La sua stessa mole (oltre quattrocento pagine) testimonia di un´ambizione: l´ambizione della denuncia, del manifesto contro un modo di vita e un cultura classista e repressiva. Con pagine, sì, di durezza terribile, come quella del procurato aborto di Selena, incinta della violenza del suo patrigno (per inciso, nell´originale il patrigno era il padre naturale, ma la pur lungimirante editrice pensò di alleggerire la colpa dell´incesto della sua componente carnale - e Grace Metalious se ne ebbe molto a male). Ma anche un libro con una apertura mentale sorprendente e coraggiosa per l´epoca, là dove il personaggio più affascinante del libro, il dottor Swain, messo di fronte al dilemma di praticare un aborto dice quello che potrebbe diventare un manifesto del pensiero laico: «Proteggo la vita, questa vita, quella di Serena Cross». Che ci fosse, com´è ovvio, del marcio nelle piccole città del New England, che non fosse, quello di Grace Metalious, semplicemente un astuto sfruttamento di materiali volgari, lo dimostra il fatto che, da una parte, la storia centrale del romanzo è stata ispirata alla storia vera di Jane Glenn, la ragazza di vent´anni di Gilmanton, nel New Hampshire (la città dove viveva Metalious), colpevole di aver ucciso suo padre dopo anni di violenze. Dall´altra, è la storia stessa di Grace Metalious a parlare della difficoltà di vivere nella Piccola Città. Mentre il libro vendeva otto milioni di copie in hardback e dodici milioni in paperback e lei diventava sempre più ricca, mentre scoppiavano attorno a lei processi per diffamazione di persone e di città che si sentivano descritti nel suo libro, mentre molte biblioteche in omaggio alla moralità dell´epoca si rifiutavano di acquistare e tenere copie del suo libro, colei che è stata chiamata Pandora in blue jeans si trascinava nella sua nuova vita di ricca una profonda infelicità e un radicato alcolismo, e suo marito - dal quale divorziò e che poi risposò, per poi divorziare di nuovo - veniva licenziato da preside della sua scuola. L´insuccesso dei suoi libri successivi spinse Grace verso una forma di disperata autodissoluzione. Morirà di cirrosi epatica nel 1964, a trentanove anni, lasciandosi alle spalle una vita infelice, un long seller terribile e popolare, un film firmato Mark Robson con Lana Turner, che di peccati e di segreti familiari la sapeva lunga, la serie televisiva che consacrò Mia Farrow, il doloroso onore di aver lanciato un´antonomasia: dici Peyton Place e tutti pensano subito a terribili peccati nascosti sotto il perbenismo della vita tranquilla. E qualcosa di più: un´appassionata, romanzesca, generosa perorazione per la sincerità e il diritto al piacere della vita. Irene Bignardi