Fonti varie, 10 luglio 2006
Anno III - Centoventiseiesima settimanaDal 3 al 10 luglio 2006Campioni L’Italia ha battuto la Francia ai calci di rigore (1 a 1 dopo i supplementari) ed è dunque campione del mondo di calcio
Anno III - Centoventiseiesima settimana
Dal 3 al 10 luglio 2006
Campioni L’Italia ha battuto la Francia ai calci di rigore (1 a 1 dopo i supplementari) ed è dunque campione del mondo di calcio. Un risultato, se si guarda alle previsioni di un mese fa, del tutto inatteso: a parte il 94 (finale mondiale persa col Brasile) e il 2000 (finale europea persa con la Francia), gli azzurri venivano da una serie di brutte figure, l’arbitro Moreno, lo sputo a Poulsen e inoltre sono partiti all’ombra di Calciopoli e si sono trovati addosso, durante il viaggio, anche la tremenda notizia di Pessotto che si butta dalla finestra, un insieme fatto per deprimerti e indurti a tornare a casa il più presto possibile. E invece: Lippi – che stava per essere rimosso pochi giorni prima dell’esordio – ha battuto il Ghana e la Repubblica ceca, ha pareggiato con i picchiatori americani, ha trovato un rigore di Totti all’ultimo secondo con l’Australia, poi ha messo sotto per 3 a 0 l’Ucraina e sconfitto i tedeschi in casa loro con due gol segnati nell’ultimo minuto dei supplementari. Nuovi eroi venivano nel frattempo alla ribalta: il terzino Grosso, inesplicabilmente capace di una folle corsa in area avversaria foriera di un rigore, poi di un inconcepibile sinistro al volo a rientrare, infine autore del quinto rigore, quello che ci assegnava il titolo dopo la traversa di Trezeguet; il capitano Cannavaro, protagonista di un torneo senza il minimo errore; il mediano-trequartista Pirlo, giudicato da molti il miglior giocatore del mondo in questo momento. Zidane ha fatto il cucchiaio a Buffon, ma ha poi perso la testa e ha concluso malamente la carriera con una testata a Materazzi che gli è costata l’espulsione. Il commissario Rossi ha scongiurato Lippi, un allenatore magnifico di questa squadra, di restare fino alla disputa dei prossimi europei (Austria-Svizzera, 2008).
Juventus Un effetto della vittoria mondiale è che sono ripresi – e con forza – i ragionamenti sull’amnistia o comunque sull’eventualità di chiudere Calciopoli con un provvedimento non troppo severo. Al processo, il procuratore Palazzi ha chiesto che la Juve vada in C con 6 punti di penalizzazione e perdita degli ultimi due scudetti; e che Milan, Lazio e Fiorentina retrocedano in B con penalizzazioni di 3 punti il Milan e di 15 le altre due. La finale Italia-Francia ha però messo in campo otto giocatori della Juve attuale o passata (Buffon, Cannavaro, Zambrotta, Camoranesi, Henry, Zidane, Vieira, Thuram) più lo stesso Lippi: come è possibile, ci si chiede, che una squadra come questa avesse bisogno di corrompere il sistema per vincere i campionati? E inoltre: il processo non si svolge troppo velocemente senza lasciare alla difesa le dovute garanzie? L’avvocato della Juve ha sorprendenetemente detto che sarebbe contento (e non ricorrerebbe al Tar) se la Juve venisse semplicemente retrocessa in B. Altri (come l’ex ministro Matteoli) ha sostenuto che basterebbe una penalizzazione che rendesse impossibile la vittoria nel prossimo campionato: ma lasciando tutti in A. Mediaset intanto non ha pagato alla Lega la rata di luglio dei diritti tv, protestando che una serie A senza squadroni vale meno e che il prezzo va perciò ridiscusso.
Pil Secondo Abn Amro vincere i mondiali porta un incremento del Pil dello 0,7 per cento (una decina di miliardi di euro), mentre arrivare in finale ma perderla provoca una contrazione dello 0,3%. Alla domanda: quale nazionale dovrebbe vincere in Germania per provocare l’effetto migliore sul pil mondiale, Abn aveva risposto: l’Italia. Perché era il paese più in crisi e della cui spinta si sentiva perciò maggiormente la mancanza. Gli esperti di Abn hanno studiato le serie storiche e visto che – tranne che nel 74 (Germania) e nel 78 (Argentina) – effettivamente i paesi vincitori della Coppa hanno registrato l’anno dopo un aumento del Pil. L’Italia nel 1983 dell’1,4 (il doppio rispetto all’82). Ragionamenti analoghi da parte di Goldmann Sachs e Ubs: il mondo, ammirato dalla bravura italiana, si metterebbe adesso a comprare a tutto spiano i nostri prodotti. Parecchi economisti tuttavia non ci credono. Le serie storiche considerate sarebbero troppo corte e non c’è un nesso evidente tra titolo e aumento del pil. Inoltre, nessuna delle autorevoli istituzioni finanziarie aveva previsto una finale Italia-Francia. L’economista Francesco Forte ha spiritosamente chiesto a Goldmann Sachs, Abn e Ubs quanto prodotto interno lordo porti a ciascuno di loro l’abitudine di diffondere previsioni tanto bislacche.
Padoa-Schioppa Non sarà il titolo mondiale a risolvere i problemi economici italiani, perciò, ma forse la manovra del governo. Padoa-Schioppa e Prodi, nel Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef), hanno annunciato interventi per 35 miliardi di euro che dovranno produrre risparmi nei quattro comparti più dispendiosi: sanità, pensioni, pubblico impiego ed enti locali. I due hanno messo in cima al Dpef una lettera a Bertinotti e Marini (presidenti di Camera e Senato) in cui raccomandano di non esercitare ostruzionismi alla manovra che sarà presentata in Finanziaria, perché ”sviluppo, risanamento ed equità” non possono essere raggiunti in altro modo, dato che l’economia italiana è bloccata in un ”vero e proprio intreccio perverso”. Cioè, in pratica, si chiede ai sindacati di categoria (i grandi e i temibilissimi minuscoli) di star buoni e di accettare i sacrifici perché ”non c’è niente da fare”. I sindacati piccoli per ora stanno zitti, i grandi alternano aperture e sorrisi (da ultimo la Cgil) a chiusure e minacce (ora la Cisl). La sinistra radicale scrive e dice che ”non si può” intervenire sul sociale e che il modo di procedere deve essere un altro (colpire i grandi capitali, le rendite, ecc.). una discussione che impegnerà le forze politiche e sociali dopo l’estate, man mano che ci avvicineremo alla Finanziaria. Sempre che il governo superi il voto sull’Afghanistan di metà mese.
Taxi eccetera I tassisti, dopo aver preso a calci l’auto del ministro Mussi, hanno sospeso la protesta perché il ministro Bersani ha cominciato a discutere con loro i modi per moltiplicare le licenze. Il decreto della discordia però non è stato ritirato e questo fa una grande differenza: se la discussione non andasse da nessuna parte o si prolungasse troppo, la normativa resterebbe comunque a disposizione dei comuni, che potrebbero intanto applicarla. Stesso discorso per gli avvocati (che scioperano per dodici giorni consecutivi contro l’abolizione del tariffario minimo) e per i farmacisti (molto nervosi). La Borsa ha pesantemente punito le società immobiliari a cui il decreto chiede un mucchio di saldi grazie a un meccanismo di scambio tra Iva e imposta di registro che ha valore retroattivo (caso di tassa messa su ciò che si è fatto anche dieci anni fa, che non ha uguale al mondo). Il punto chiave di tutta questa vicenda è che con i decreti Bersani, il governo ha eletto a sua classe di riferimento quella dei consumatori, mettendo in secondo piano quella dei produttori (cioè imprese e lavoratori). Gli effetti di questo rovesciamento, se il governo resterà in piedi, possono essere clamorosamente, e beneficamente, rivoluzionari.
Spie Lo scandalo delle spie, di cui son pieni i giornali, è sostanzialmente questo: a Milano c’era un imam terrorista, che reclutava i martiri da far esplodere nelle metropolitane o nei supermercati occidentali (e iracheni e israeliani); la Cia ha deciso di rapirlo e chiuderlo in una prigione egiziana; per far questo ha chiesto aiuto ai servizi segreti italiani; i servizi segreti italiani hanno concesso questo aiuto; la Cia ha anche chiesto a un giornalista italiano di raccogliere notizie sui giudici: quanto sapevano del sequestro? e che avevano intenzione di fare? L’imam si chiama Abu Omar, è stato effettivamente sequestrato dalla Cia in via Guerzoni a Milano il 17 febbraio 2003 (operazione che ha impegnato almeno 26 agenti americani), e sta adesso nel carcere di Al Tora del Cairo. Essendo il sequestro di persona un reato, la magistratura (pm Pomarici e Spataro) ha effettivamente indagato ed emesso richieste di arresto per 28 americani, tra cui una Mata Hari di nome Sabrina De Souzy, e un Jeff Castelli, capo della Cia a Roma. Gli 007 hanno effettivamente collaborato al sequestro e tra questi soprattutto Marco Mancini, numero due del Sismi, arrestato e interrogato per dieci ore. Mancini ha fatto di testa sua o il capo dei servizi, Nicolò Pollari, sapeva e gli ha tenuto bordone? Tutti pensano che Pollari sapeva, ma alcuni credono che per questo debba essere rimosso e forse processato, mentre altri dicono che i servizi stanno lì apposta per fare lavori sporchi che servano alla sicurezza del Paese (e un imam terrorista non va bene). Il giornalista che lavorava per la Cia esiste sul serio, è Renato Farina, vicedirettore di Libero, in codice chiamato ”Betulla”, ora indagato per favoreggiamento. Per il suo lavoro ha preso dei soldi. Scoperto, ha offerto con un lungo articolo le dimissioni al suo direttore Feltri. Giuliano Ferrara ha detto: se lo cacciano, lo assumo io. Perché? Perché è in corso una guerra mondiale contro l’estremismo islamico e per salvare i valori dell’Occidente. E Farina si è schierato dalla parte giusta. L’imam Abu Omar potrebbe rientrare trionfalmente a Milano. Il suo avvocato intende chiedere 10 milioni di danni allo stato italiano.
Anno III -