Varie, 16 luglio 2006
TA
TA MOK (Ung Choen). Takeo (Cambogia) 1926, Phnom Penh (Cambigia) 21 luglio 2006 • «Il ”macellaio” [...] le sue vittime, massacrate a migliaia, senza alcuna pietà, per un sì o per un no nei killing fields, i campi della morte cambogiani ”inventati” da Pol Pot. [...] ”macellaio”, un soprannome che sta appiccicato a Ta Mok sin dai tempi del sanguinario regime che tra il 1975 e il 1979 trasformò la Cambogia in un unico, immenso lager (un milione 700 mila vittime) [...] Il gerarca del ”comunismo perfetto” è stato uno dei comandanti militari più ascoltati da Pol Pot. Uno tra quelli che, alla caduta del regime, dopo l’intervento vietnamita del Natale 1979, decise di continuare a combattere nella giungla a ridosso del confine thailandese per il suo leader supremo. Almeno fino a quando, nel 1997, Ta Mok non decise che era venuto il momento di prendere il suo posto. Pol Pot, in un momento, si trasformò da ”sole della rivoluzione” in ”traditore”. Il suo ex tirapiedi lo fece arrestare e Pol Pot, al secolo Saloth Sar, si spense solo un anno più tardi, ufficialmente per un attacco di cuore. Ta Mok riuscì a rimanere alla macchia per altri dodici mesi. Nel 1999, vittima a sua volta di una congiura, fu consegnato dai suoi ”generali” (forse in cambio di un’amnistia) alle autorità di Phnom Penh, tutt’altro che ansiose comunque di portarlo alla sbarra. [...]» (Paolo Salom, ”Corriere della Sera” 16/7/2006).