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 2006  luglio 15 Sabato calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 17 LUGLIO 2006

Venerdì sera sono arrivate le sentenze della Corte d’appello federale (che nonostante il nome costituisce il primo grado di giudizio) sulla cosidetta ”calciopoli”: alla Juve hanno tolto due scudetti (revocato quello 2005, non assegnato quello del 2006) con retrocessione in B e 30 punti di penalizzazione da scontare nel prossimo campionato. Vanno in B anche la Fiorentina (-12), e la Lazio (-7), il Milan resta in A ma con 15 punti di penalizzazione e deve comunque rinunciare alla prossima Champions League (cui accedono direttamente Inter e Roma e, via preliminari, Chievo e Palermo). Per l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi cinque anni di inibizione con proposta di radiazione e 50mila euro di ammenda, stessa sorte per l’ex amministratore delegato Antonio Giraudo (ma con uno sconto di 30mila euro), un anno di inibizione per l’ex presidente della Lega e vicepresidente del Milan Adriano Galliani, tre anni e sei mesi (10mila euro) per il presidente della Lazio Claudio Lotito, quattro anni (30mila euro) per l’azionista di maggioranza della Fiorentina Diego Della Valle, cinque anni per l’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini, quattro anni e sei mesi per l’ex presidente della Federcalcio Franco Carraro, due anni e sei mesi per l’ex designatore Pierluigi Pairetto, quattro anni e sei mesi per l’ex arbitro Massimo De Santis (per l’ex designatore Paolo Bergamo è stato dichiarato il difetto di giurisdizione) ecc. [1]

«Stangatona!» (il titolo di prima pagina della Gazzetta dello Sport di sabato). [2]. «Questa è una sentenza straordinaria» (Guido Rossi, commissario della Figc). [3] «Le sentenze della Caf sono meno pesanti di quanto dovevano, la Juve doveva finire in C» (Armando Cossutta). [4] «La Juventus è stata giustiziata: questa sentenza significa due anni di B, tre senza la Champions. Non è una pena, ma un’esecuzione» (Fulvio Gianaria, uno degli avvocati di Moggi). [1] «La sentenza è dura. Non commina alla Juventus la pena di morte della serie C rivendicata dal procuratore Palazzi, ma l’ergastolo» (Gianni Riotta). [5] «Questa sentenza è peggio di una testata di Zidane» (lo juventino Salvatore Buglio, deputato della Rosa nel Pugno). [4] «Pupo ha osservato un minuto di raccoglimento durante un concerto a Giffoni per ”celebrare la morte del calcio”» (dal Corriere della Sera). [1]

«Sono profondamente sconcertato per il fatto che, praticamente, la sentenza l’avevamo letta in mattinata sulla Gazzetta dello Sport. Questo è un problema che ho sollevato subito e che credo debba essere posto in sede politica e istituzionale perché, in nessun paese civile, le sentenze si leggono sui giornali prima che vengano lette da un giudice. Questo, che si tratti di giustizia sportiva o ordinaria, non fa differenza» (Leonardo Domenici, sindaco di Firenze). [6]

«Sembra di essere tornati indietro di dodici anni, povero Cavaliere.
Borrelli gli mandò l’avviso di garanzia durante il G7. E ora se guardiamo la storia del calcio, Borrelli e Guido Rossi... Rossi è un bravo avvocato, persona che stimo, ma è stato nel cda dell’Inter, a proposito di conflitto di interessi... Quanto a Borrelli... Insomma su questa storia del Milan non si può non parlare di strumentalizzazione politica. C’è un chiaro disegno dietro, un attacco al gruppo Mediaset. Una piazzale Loreto a rate che passa dalle sentenze del calcio al rallentamento sul digitale terrestre, dalla questione sulle frequenze all’affollamento dei tetti pubblicitari» (Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset). [7]

«Una delle posizioni più difficili da leggere è quella del Milan. Colpevole sì, ma fino a un certo punto, come la ragazza un po’ incinta di cui spesso scriveva Enzo Biagi. Quello che stupisce di più, nel Milan, società organizzatissima (Milan-lab, ufficio stampa efficientissimo, mille cose più degli altri) è che come dirigente addetto agli arbitri si servisse di un ristoratore di Lodi» (Gianni Mura). [8] «Immagino lo sconcerto del tifoso juventino: noi in B, e a quel modo, il Milan no. Ma il sistema non era bipolare? Certo che lo era. Il Milan non è stato più puro: è stato più furbo. Ha mandato avanti un caporale, non i generali» (Roberto Beccantini). [9]

«Non sono arrabbiato. Sono proprio incazzato. E non per il Milan in serie A, ma per la Juve in B. Ce l’hanno messa in quel posto, punto e basta» (il presidente della Juve Giovanni Cobolli Gigli ai tifosi radunati fuori dalla sede). [10] «Che senso ha aver dato la serie B alla Juve con trenta punti di penalizzazione? Dopo dieci vittorie sei ancora a zero punti» (Candido Cannavò). [11] «Per arrivare in zona playoff, ponendo che la 6ª in classifica nel 2007 totalizzi gli stessi punti del Cesena nel 2006, ai bianconeri serviranno 96 punti. L’equivalente, per dare un’idea, di 28 vittorie, 12 pareggi e 2 sconfitte. Per essere promossi direttamente (e qui il riferimento sono i 78 punti del Catania) ne occorrerebbero addirittura 108. Per evitare lo spareggio per la retrocessione, l’anno scorso ai bianconeri sarebbero stati necessari 81 punti. Gli stessi conquistati dall’Atalanta per vincere il campionato...» (Stefano Cantalupi). [12]

« stato applicato, con ruvida fermezza, il codice di giustizia sportiva. Ed è stato forse un po’ troppo trascurato quello non scritto del buon senso» (Ruggiero Palombo). [13] «Il quadro generale disegnato dalla Caf rivela una debolezza che è stata una delle più grandi anomalie di questo processo al calcio, ovvero l’assenza di illeciti provati fino in fondo. Chi ne trae vantaggio sono coloro che secondo il procuratore federale Palazzi avrebbero dovuto ”garantire imparzialità e terzietà” e quindi avevano le responsabilità maggiori. La classe arbitrale ne esce alla grande, quasi una assoluzione per insufficienza di prove, persino le accuse all’ex designatore Pierluigi Pairetto, sodale di Moggi e Giraudo, vengono ridimensionate» (Marco Imarisio). [14]

«Con la bonifica, il verdetto è riuscito a trascinarsi dietro una serie di ingiustizie strepitose. La prima segnala il trattamento di favore, di grande favore, riservato agli arbitri: cinque prosciolti, gli altri raggiunti da sanzioni morbide. stato abilissimo Luigi Agnolin, nuovo commissario del settore, chiamato dal professor Guido Rossi a gestire l’emergenza. Ha chiesto e ottenuto di limitare i fulmini sul proprio esercito per garantire un servizio adeguato nel prossimo campionato. Lasciato al suo destino il più indifendibile di tutti, Massimo De Santis, centrato con il massimo della pena. Chi ha voglia di fare pulizia non può accanirsi contro società, tesserati comuni, volti notissimi del potere calcistico esercitato negli anni, e invece risultare indulgente con chi ha il dovere di rispettare le regole e farle rispettare. Se un magistrato pecca e pecca nell’esercizio delle proprie funzioni è più riprovevole di un comune cittadino. Gli arbitri, nel calcio, sono come i magistrati» (Franco Ordine). [15]

L’ex arbitro Massimo De Santis: «Mi piacerebbe che mi spiegassero come abbiamo fatto in due arbitri (lui e Dondarini, ndr) a pilotare un campionato. Alla fine il sistema si riduceva a noi due? E come abbiamo fatto? saltata l’idea di illecito strutturato, è saltata l’ipotesi della combriccola romana, non resta niente. Dunque è ovvio che continuerò questa battaglia fino in fondo». [16] «Ci abbiamo messo sette anni per ottenere una assoluzione completa al processo per il doping, qui non mi hanno lasciato parlare neppure per sette minuti. Si decide così di società quotate in borsa, della sorte di dirigenti, tifosi e piccoli azionisti?» (Giraudo). [14] «Eliminando il sistema di garanzie per la difesa abbiamo risolto il problema della eccessiva durata dei processi» (Clemente Mastella, ministro della Giustizia). [17] «Una giustizia rapida non è una giustizia inesatta. Anzi la giustizia è tale quando è rapida ed equa. Una giustizia che non decide mai, che finisce in prescrizione, non è tale. Ma in Italia siamo abituati proprio alla prescrizione» (Guido Rossi). [3]

«Le sentenze non sono scandalose, dovevano essere dure, ma un filo di bizzarria lo contengono. La prima impressione è che si andrà a forti sconti al prossimo grado di giudizio» (Mura). [8] Il processo d’appello presso la Corte federale, presieduta dal professor Piero Sandulli, inizierà giovedì o venerdì. Claudio Lotito, presidente della Lazio: «Il mio club, in quanto società quotata in Borsa, ha il diritto-dovere di far valere in tutte le sedi le proprie ragioni. Sono azioni volte alla tutela della verità che, con la sentenza della Caf, è stata violata. Andremo al Tar e, se necessario, fino alla Corte europea». [18]

«Il campionato italiano, cioè della nazione campione del mondo, chissà quando potrà cominciare» (Mura). [8] Palombo: «Della Valle, Cobolli Gigli, Berlusconi e Lotito lo hanno già fatto capire: agosto sarà un mese lungo un intero campionato. A questo punto il ricorso alla giustizia ordinaria appare scontato, e non saremo certo noi qui a stabilire chi ha ragione tra Guido Rossi, che sostiene con forza l’impercorribilità della strada che porta al Tar del Lazio ed al Consiglio di Stato, e Pasquale De Lise, l’ex-presidente della Corte federale che il Tar del Lazio lo presiede (anche se non lo farà in quella circostanza) e che ha già detto che i ricorsi sono ammissibili. Dove potrebbe portare tutto questo? O il Tar accetta i ricorsi ma poi si dichiara incompetente a deliberare (restituendo a Rossi la liceità delle decisioni della giustizia del calcio), oppure, Rossi non ce ne voglia, il Tar decide che quei processi sportivi, per come si sono svolti, non vanno bene, non sono regolari. E si deve ricominciare daccapo: magari a ferragosto (il Tar è già fissato per il 7, il Consiglio di Stato per il 12), con quattro squadre in Champions, quelle indicate da Rossi sulla base delle decisioni della giustizia sportiva (e col rischio di cause per danni da parte degli esclusi di oggi che chissà se lo saranno anche domani), e con altrettante impegnate a ridiscutere per tribunali in quale categoria e con quali penalizzazioni devono iniziare la loro stagione. L’inizio dei campionati è fissato per il week-end del 26-27 agosto. Ma riusciranno i nostri eroi...?». [13]

«A voler vedere le cose dall’altra parte, il Chievo in Champions League rappresenta una realtà fantascientifica. Il piacere dell’onestà» (Mura). [8]