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 2006  luglio 20 Giovedì calendario

Il Male e la Stupidità. L’espresso, giovedì 20 luglio Avrete ascoltato in televisione il commento che chiude le pubblicità di specialità farmaceutiche: ” un medicinale, usare con cautela, chiedere consiglio al proprio medico”, eccetera eccetera

Il Male e la Stupidità. L’espresso, giovedì 20 luglio Avrete ascoltato in televisione il commento che chiude le pubblicità di specialità farmaceutiche: ” un medicinale, usare con cautela, chiedere consiglio al proprio medico”, eccetera eccetera. Questa raccomandazione viene pronunciata a velocità supersonica, e sarebbe di fatto incomprensibile se il pensiero non corresse subito a quei foglietti (detti bugiardini) che accompagnano ogni scatola di pillole o unguenti, i quali in caratteri inaccessibili ai presbiti raccontano fittamente che cosa c’è nel preparato, e aggiungono una lista preoccupante di sventure che possono cogliere chi lo usa, da pruriti anali ad apoplessia, demenza precoce e crollo cataclismatico del sistema immunitario. Perché questi comunicati siano scritti in carattere così piccolo, è evidente: gli utenti debbono ignorarli, la lista degli effettì indesiderati (che potrebbe indurre ogni persona sensata a non usare quel toccasana) serve solo ad evitare ricorsi legali nel caso che dopo aver preso un antireumatico si finisca sotto un tram, e tutte le altre informazioni sono lì solo per medici e farmacisti, ammesso che abbiano tempo, voglia e bifocali per leggerli. Dei pari sono scritti in caratteri illeggibili tutti i commenti, postille e precisazioni che talora occupano varie pagine delle polizze di assicurazione. Se il cliente li leggesse capirebbe che nel 99 per cento dei casi il premio non gli verrà versato, e si asterrebbe dalla firma. Ma l’informazione deve esserci, in modo che poi il cliente non possa lamentarsi - e se non ha letto è stata colpa sua. Queste cose le sappiamo, continuiamo ad assicurarci e ad andare in farmacia, più per scaramanzia che per altro, e non ci facciamo più caso. Ma ci sono alcuni messaggi che noi desidereremmo fossero scritti in modo chiaro ed evidente anche ai presbiti. Per esempio il valore delle banconote: se la differenza tra dieci e cento euro non fosse manifestata e dal colore e da una cifra messa in bella evidenza (ma per i dollari il colore è sempre verde e vale solo la cifra), le transazioni commerciali procederebbero a rilento e richiederebbero occhio di falco o lente d’ingrandimento. In altra bustina avevo auspicato che negli alberghi la differenza tra shampoo e body lotion, da usare in bagno quando ormai ci sì è denudati anche degli occhiali, non fosse chiarita in caratteri subliminali (ma gli alberghi continuano a fare orecchio da mercante). Ora però è iniziata la miniaturizzazione del biglietto ferroviario. Non si può che compiacersi per le nuove possibilità offerte da Trenitalia circa la prenotazione telefonica o in linea: tu prenoti il posto e paghi attraverso carta di credito e ti arriva a casa per e-mail il biglietto, con cui vai tranquillamente ad installarti in treno senza più fare la coda in biglietteria. Ora però, quali informazioni sono fondamentali in un biglietto ferroviario? Io direi, luogo di partenza e luogo di arrivo, ora di partenza (l’ora di arrivo è opzionale, tanto non sarà mai quella) e numero del vagone e del posto. E tutto, persino il prezzo è secondario perché intanto hai già pagato. Bene, invito adesso i lettori a riprendersi in mano il foglio che hanno ricevuto via Internet dopo la prenotazione. In effetti si tratta di due fogli ma diciamo pure che quello che conta è il primo: esso si compone di 46 righe in corpo 6 (quindi più piccolo di un bugiardino farmaceutico), in cui appaiono in corpo maggiore solo le informazioni che non vi servono e cioè il vostro nome, il numero di posti (che è ovvio sia 1, tranne prenotazione collettiva per gita scolastica o deportazione di massa), la parola "tariffa" e la sigla "ES". I dati di cui avete realmente bisogno (meta, ora e numero carrozza e posto) sono reperibili solo dopo puntigliosa ricerca (sempre che abbiate bifocali o lente) e naturalmente non possono essere individuati nel momento cruciale, e cioè quello in cui state cercando il marciapiede e la carrozza, di corsa, mentre il treno sta quasi per partire. Si noti che, trattandosi di documento precompilato sul computer centrale delle ferrovie, nulla vieterebbe di riservare ai dati in questione un corpo maggiore, o addirittura (idea che sfiorerebbe la genialità) di porre le tre fatidiche informazioni (tipo: Milano-Roma, ore10,00, vettura 1, posto 11) in testa al foglio, come titolo, in bastone maiuscolo. Ogni tanto, mentre io mi occupo di quisquilie e pinzillacchere, Eugenio Scalfari su questa stessa pagina affronta i grandi problemi della teologia e della filosofia, come quello del Bene e del Male, e io mi chiedo se a petto di quelle riflessioni profonde le mie non siano colpevoli cedimenti alla chiacchiera quotidiana. Ma poi mi rendo conto che il problema della Stupidità ha la stessa valenza metafisica del problema dei Male, anzi di più: perché si può persino pensare (gnosticamente) che il male si annidi come possibilità rimossa nel seno stesso della Divinità; ma la Divinità non può ospitare e concepire la Stupidità, e pertanto la sola presenza degli stupidi nel Cosmo potrebbe testimoniare della Morte di Dio. Umberto Eco