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 2006  luglio 20 Giovedì calendario

L’eros del collezionista. L’espresso, giovedì 20 luglio Ogni collezionismo è un’attività sessuale e collezionare pornografia è tanto eccitante quanto raccogliere francobolli, monete rare o farfalle

L’eros del collezionista. L’espresso, giovedì 20 luglio Ogni collezionismo è un’attività sessuale e collezionare pornografia è tanto eccitante quanto raccogliere francobolli, monete rare o farfalle. Lo sostiene Jeoff Nicholson, uno scrittore britannico che ha appena pubblicato "Sex Collectors” un libro che in 273 pagine esplora il mondo del collezionismo (erotico ma non solo questo) attraverso l’esperienza di chi compra, vende, scambia, cataloga, studia o accumula materiale pornografico, ma anche di altro tipo. ”Si dice spesso che l’arte e ciò che piace e la pornografia è ciò che non piace”, dice Nicholson nel corso di una conversazione con ”L’espresso" nel suo appartamento di Los Angeles, ”ma dopo aver studiato un po’ mi sono fatto un’altra idea: la pornografia è qualcosa che cerchiamo pur rimanendone scioccati. Volevo capire perché la gente collezionava materiale erotico, quale era il rapporto tra questo e la pornografia, e sono arrivato alla conclusione che ogni raccolta, ogni collezione ha a che fare direttamente con l’erotismo e spesso sconfina, nei suoi meccanismi psicologici, nella pornografia”. A questo punto è doverosa la domanda: come può una montagna di riviste pomo essere considerata alla stregua di una collezione di pergamene rare? Come si fa a trovare dei paralleli fra una raccolta di statuette di plastica a forma di pene e una raffinata collezione di miniature dei ’600? Nicholson, e molti autori e ricercatori prima di lui, confermano che ci sono più elementi di similitudine che non di differenza. E soprattutto che esiste un denominatore comune nella personalità di chi colleziona. Un esempio? Il metodo stesso che ha seguito Nicholson. ”Per il mio libro ho intervistato numerosi collezionisti di materiali pornografici. E nessuno di loro ha preso un giorno una decisione razionale di fare una raccolta particolare. Erano semplicemente dei collezionasti nati, per istinto, come si è collezionisti di francobolli, di libri o di modelli di automobili in miniatura”. Nel corso della sua ricerca Nicholson ha conosciuto per esempio Naomi Wilzig, una signora settantenne che vive in Florida e che ha collezionato migliaia di oggetti erotici, e sta per aprire un museo: ”Parlo di gente come lei, cui piace raccogliere oggetti, non importa che cosa, meglio se delle curiosità, e che coi passare dei tempo ha trovato soddisfazione nel trasformare una raccolta informe in una collezione metodica”. Su questo punto era Xaccordo già negli anni ’20 un esperto americano di collezioni, Ellis Parker Butler. Lo scrittore, che a sua volta raccoglieva francobolli, nel 1925, sulle pagine di "American Legion Magazine" sentenziò che collezionare è un’attività tanto umana quanto insulsa. ”Fa un gran bene all’essere umano sapere di essere impegnato in qualcosa dei tutto idiota e senza senso, ma allo stesso tempo provare piacere nel farlo. Avrei il coraggio di alzarmi in chiesa e annunciare a tutti che io, un corpulento signore in grado di condurre una vita sana e attiva, sono capace di passare ore di tempo prezioso a raccogliere una valanga di francobolli usati, annullati e invalidati per poi metterli in ordine in un album”, scrisse Butler, raccontando con sarcasmo la sua incontrollabile passione che era condivisa già allora da milioni di persone in tutto il mondo. ”lo credo che questa attività di raccogliere francobolli sia la forma più bassa di esercizio mentale di cui l’essere umano sia capace”. Qualcuno oggi, direbbe (basterebbe un minimo di cognizione delle nozioni di Freud), che la "bassezza" descritta da Butler allude all’esercizio simulato di sesso. Eppure quando scriveva Butler il collezionismo era un hobby già molto diffuso. Risale al 1887 la pubblicazione a New York della rivista "The Curio" specializzata nell’arte del collezionismo. Farfalle, libri rari, statuette. Non c’è limite al tipo di raccolte che appassionano gli esseri umani. Ma ora, con Nicholson, le cose sono più chiare, anzi esplicite: c’è un elemento di natura erotica nell’atto stesso di collezionare, dice. Uno degli esperti in materia è lo psichiatra Werner Muensterberger, autore del fibro "Collecting: An unruly passion” intervistato da Nicholson: ”Gli intrighi con cui arrivare a trovare un oggetto, scoprirlo e ottenerlo, le macchinazioni per arrivare alla sua acquisizione, le circostanze fortuite attraverso cui colpire nel segno, l’energia spesa per giungere a ottenere l’oggetto e a volte perfino le occasionali perdute portano a sperimentare la sensazione di onnipotenza”, spiega Muensterberger che basa la sua teoria del collezionismo appunto su principi freudiani. Freud stesso era un collezionista di libri, una passione che divenne compulsiva dopo il 1896 con la morte del padre. Freud collezionò circa 2 mila reperti archeologici e li organizzò in una sorta di museo privato. Secondo il padre della psicoanalisi, collezionare oggetti è un’espressione della fase anale che nel bambino coincide con la prima esperienza di controllo dello sfintere, come spiega pure Nicholson nel suo libro.  difficile stabilire che cosa sia meritevole di essere definito una collezione, è la tesi di Nicholson. Lo scrittore si chiede infatti: perché l’hobby dei francobolli deve essere ritenuto più nobile che non raccogliere foto di attrici porno? Perché una raccolta di anfore deve essere presa più seriamente che non la collezione metodica di tutto il materiale cinematografico relativo alla carriera dell’attrice Linda Lovelace? ”Il materiale su Linda Lovelace (protagonista di "Gola profonda") raccolto da Eric Danville, un giornalista free lance, è esposto in una grande libreria protetta da vetri ai piedi del letto nella sua stanza”, racconta Nicholson a proposito del collezionista numero uno al mondo di foto, immagini, filmati, riviste, interviste, e colonne sonore legate alla celebre attrice. Sembra strano che una persona normale si innamori dell’idea di collezionare tutto quello che sia mai stato realizzato dalla Lovelace. Ma lo stupore è solo apparente. Storicamente le collezioni nascono proprio come raccolta dell’oggetto strano, non dell’oggetto artistico e di valore. Si va indietro al Cinquecento, quando nascono la prime Wunderkammer dove nobili e principi accumulano oggetti degni di essere mostrati ad amici e illustri visitatori. Nelle ”camere delle meraviglie" ci sono collezioni sia di oggetti della natura stravaganti (o "perversi"): animali a due teste, uccelli rari o frutti dalle dimensioni innaturali; che raccolte di mirabili oggetti tecnici o scientifici creati dalle mani dell’uomo. Grande collezionista, anzi creatore di una Wunderkammer celebre fu, sempre nel Cinquecento, Rodolfo d’Asburgo, l’imperatore che adorava l’alchimia ed era in contatto con il rabbino Loeb di Praga, il creatore dei Golem. Il nesso tra la Wuderkammer, come origine del collezionismo e l’alchimia, è fondamentale: l’ammirazione e la trasformazione della natura sono un’attività assolutamente sessuale. Per non parlare del Golem, un essere umano artificiale, una macchina priva dì volontà ma potentissima, come era potente Rasputin, l’uomo animalesco, quasi immortale, consigliere segreto della zarina di Russia (e dello zar), il cui pene essiccato è molto desiderato dai collezionisti odierni. Del resto, le Wunderkammer che passano di moda nel XVIII secolo con la nascita del museo come istituzione, sono un segno di potere, osserva Krzysztof Pomian, uno dei maggiori studiosi di collezioni d’arte e autore di "Collezionisti, dilettanti e curiosi" sul collezionismo a Parigi e Venezia fra il XVI e XVIII secolo. ’ un segno di potere che Naomi Wilzig abbia assicurato la sua collezione di oggetti erotici per 5 milioni di dollari”, spiega Nicholson, ”ed è un segno di potere che abbia venduto alcuni dei suoi oggetti a un collezionista cinese. Ma è di per sé un segno di potere che una vedova ebrea di settant’anni abbia di sua proprietà un pene cinese in giada e con totale naturalezza si domanda se sia mai stato usato”. Dei resto, anche collezioni nobili, di quadri, sculture, oggetti artistici, facendo semplicemente vedere bellezza, potere e danaro nonché l’eleganza e il buon gusto, sono afrodisiaci potenti, spiega Nicholson. La bellezza fa venire il desiderio sessuale: è elementare dirlo. E nessuno può toglierci dalla testa che le collezioni più celebri, e basti pensare ai grandi magnati delle industrie che hanno costruito raccolte d’arte raffinatissime trasformate in musei, non abbiano a che fare con l’idea del sesso. Ma poi, più modestamente, se diciamo a una ragazza o un ragazzo, vieni a vedere la mia raccolta di francobolli, in realtà diciamo: vieni a vedere quanto io sia potente. Ma anche invitiamo a condividere la nostra cosa più intima: l’ossessività. Il collezionismo, osserva Nicholson, porta in sé un elemento di ossessione che qualcuno definisce patologico. Gli aspetti maniacali del collezionismo sono oggetto del libro di John Fowles "The Collector”, da cui è stato tratto l’omonimo film di William Wyler. Il protagonista è un collezionista di farfalle che rapisce e tiene prigioniera una studentessa. Il sesso è sublimato: il piacere non è fare all’amore, ma il possesso. Simile, anche se in apparenza opposta, l’esperienza di Walter Benjamin, grande collezionista di libri, che parlava del piacere della ricerca e del tentativo di conquistare l’oggetto desiderato e del brivido nell’atto di comprare e nell’idea di possedere quell’oggetto del desiderio. E anche il regista Alan Zweig nel 2001 ha esplorato l’aspetto patologico del collezionismo con íl documentario, "Vinyl” in cui racconta il mondo di coloro che raccolgono dischi. Lui stesso, collezionista di lp, ammette che la musica non è il motivo della raccolta di dischi: è l’ossessione nei confronti della collezione stessa il motivo trainante del collezionare. Non è un caso che attraverso il documentario si scopre che a Toronto esiste un negozio di dischi usati frequentatissimo dai collezionisti che si chiama appunto Nevrosi. Chi raccoglie montagne di dischi viene definito un "freak", un fuori di testa, dice Zweig. ”Era proprio quello che volevo evitare”, spiega Nicholson: ”Non volevo mettere insieme una passerella di svitati. Volevo solo capire il piacere sessuale che c’è nell’atto di collezionare le cose. Io stesso ho passato anni a mettere insieme materiale per questo mio libro, ed è stato un piacere, appunto”. Andrea Visconti