la Repubblica 13/7/2006, pp. 1 e 23, 13 luglio 2006
Alla vigilia del summit del G8, che inizia questa settimana a S. Pietroburgo, gli europei affrontano il delicato compito di calibrare la loro politica nei confronti della Russia
Alla vigilia del summit del G8, che inizia questa settimana a S. Pietroburgo, gli europei affrontano il delicato compito di calibrare la loro politica nei confronti della Russia. Il messaggio che intendono inviare è di fiducia nei confronti di una potenza riemergente, le cui risorse energetiche sono vitali per noi, o è un messaggio di diffidenza verso un regime la cui indole autoritaria è più che mai evidente? Dieci anni fa gli europei potevano riconoscersi in questo motto: «Coinvolgiamo la Russia se possiamo, conteniamola se dobbiamo». Oggi l´equilibrio di potere psicologico tra Russia e Europa si è spostato. La Russia ha riconquistato l´orgoglio e la fiducia in se stessa, mentre l´Europa è entrata in una crisi profonda. Oggi nel mondo c´è più Russia e meno Europa, perciò il punto per gli europei non è «rendere la Russia partner dell´Europa», ma «instaurare una partnership con la Russia», sottile distinzione posta da un illustre esperto russo, Dmitri Trenin. Attualmente paralizzata dalla sua incapacità di superare il garbuglio istituzionale in cui si trova dopo i no francese e olandese, negli anni a venire l´Unione europea dovrà definire se stessa in base alle azioni più che alla sua identità. L´Europa è determinante nella vita dei suoi cittadini? La voce dell´Europa è determinante nel mondo? Come conciliare quindi il desiderio dell´Europa di farsi faro normativo e il suo bisogno di garantire un flusso di energia alle sue economie? Combattuta tra questi due legittimi obiettivi la politica dell´Europa nei confronti della Russia rappresenta per l´Unione una delle sfide esterne maggiori e più immediate. La priorità è ancor più evidente se consideriamo i passati trascorsi dei rapporti Ue-Russia. A dire il vero negli ultimi anni non esisteva una politica europea riferita alla Russia, bensì esclusivamente politiche nazionali, che nel caso dei maggiori stati occidentali, troppo spesso non erano che varianti sul tema della pacificazione. Oggi potremmo essere testimoni dell´emergere di un antagonismo tra stati europei per aggiudicarsi relazioni privilegiate con Mosca e accesso agevolato al gas russo. Inoltre attualmente ci troviamo di fronte una Russia che dà per scontata la partecipazione al G8, mentre inizialmente quest´ultima era una forma di credito anticipato concesso ad un paese che sembrava avviato a diventare una grande potenza democratica. arrivato il momento per l´Unione europea di sviluppare una politica genuinamente europea nei confronti della Russia. Andando alla ricerca di una partnership strategica a lungo termine con il suo gigantesco vicino eurasiatico, l´Ue dovrebbe porre senza esitare tre richieste elementari alla Russia. Sono requisiti strategici che non vanno solo a vantaggio del futuro del continente europeo, ma a vantaggio della Russia stessa. Il primo è che la Russia consenta ai paesi vicini di determinare il loro futuro. Il mondo di oggi non può essere caratterizzato da sfere di influenza. Dovremmo avere l´era di Yalta alle spalle, non di fronte a noi. Yalta dovrebbe limitarsi ad essere una piacevole cittadina costiera in un´Ucraina indipendente e democratica. Forme neoimperiali di intervento in paesi come la Bielorussia, l´Ucraina, la Moldova o la Georgia non sono solo anacronistiche ma nocive alle relazioni tra la Russia e l´Unione europea. Contrariamente a quanto spesso sostenuto da fonti dell´amministrazione russa la guerra in Cecenia non è finita e il comportamento delle forze russe in loco è ancora, come minimo, assai problematico. Il secondo requisito strategico può essere espresso in termini classici: Pacta sunt servanda. I contratti energetici dovrebbero essere chiari, vincolanti e rispettati, non da ultimo per il bene del futuro economico della Russia nella nostra era globalizzata. La Russia fa parte del G8, l´India no. Ma la maggioranza degli azionisti del gruppo siderurgico europeo Arcelor reputava la società capitanata dall´indiano Lakshmi Mittal un partner più sicuro e prevedibile per una fusione, rispetto alla russa Severstal. Al potere è associata la responsabilità. Proprio perché la Russia è una superpotenza energetica deve far uso della responsabilità del potere. La Russia non dovrebbe ricattare l´Europa ventilando di rafforzare i legami con l´estremo oriente, l´Asia meridionale e il Sud-Est asiatico in caso gli europei si comportino da partner troppo esigenti o arroganti. Il rubinetto dell´energia non dovrebbe essere chiuso o aperto, né i prezzi ridotti o aumentati arbitrariamente, per motivi politici. Il terzo requisito strategico ha a che fare con determinati standard minimi di condotta legale e politica all´interno dei confini della Russia stessa. Non ci attendiamo che la Russia diventi una democrazia parlamentare modello, ma ci attendiamo che non arretri verso un autoritarismo neosovietico. Così come gli europei e tutti i partner energetici della Russia auspicano una politica energetica (prevedibile) non fondata sull´arbitrio, i cittadini della Federazione Russa dovrebbero potersi attendere un livello minimo di sicurezza giuridica e di rispetto per i diritti umani da parte del loro stato. Le Ong dovrebbero poter avere adeguata libertà di azione nella società civile e l´indipendenza dei media dovrebbe essere una realtà. I concetti di "democrazia sovrana" o "democrazia gestita" avanzati da Putin ci ricordano il concetto del passato di "democrazia del popolo". Quanto più si qualifica il concetto di democrazia, tanto più si corre il rischio di squalificarlo. Per ricordare una vecchia battuta: tra democrazia e "democrazia del popolo" c´è la stessa differenza che passa tra una camicia e una camicia di forza. Gli europei devono restare fedeli ai loro valori e interessi nel porre questi requisiti strategici e nell´aderirvi. Essi vanno anche, senza dubbio, nell´interesse a lungo termine del popolo russo. L´Europa, più di chiunque altro, necessita di una Russia stabile, rispettosa della legge, sempre più democratica. Come tutto il mondo vedrà a S. Pietroburgo questa settimana, l´appartenenza al G8 assegna ai governanti russi, come agli zar prima di loro, un posto al tavolo principale della politica mondiale. Aiutiamo la Russia a dimostrarsene degna sulla base dei massimi standard del nostro tempo. Timothy Garton Ash Dominique Moisi Aleksander Smolar Timothy Garton Ash è docente di Studi Europei all´università di Oxford, Dominique Moisi è Senior Adviser presso l´Institut francais des relations internationales di Parigi, Aleksander Smolar è presidente della fondazione Stefan Batory di Varsavia