Alberta MArzotto; Affari & finanza 10//7/2006, pagina 21, 12 luglio 2006
Dai Marco, stazzonati un pochino Affari & Finanza, lunedì 10 luglio Da qualche tempo andiamo scrivendo che Marco Tronchetti Provera avrebbe molto da guadagnare se andasse in giro, almeno qualche volta, un po’ stazzonato e non eternamente in divisa da consiglio di amministrazione e arrischiasse di apparire addirittura un po’ disordinato nel week end quando pure veste casual, ma casual d’ordinanza, sempre leccato e stirato
Dai Marco, stazzonati un pochino Affari & Finanza, lunedì 10 luglio Da qualche tempo andiamo scrivendo che Marco Tronchetti Provera avrebbe molto da guadagnare se andasse in giro, almeno qualche volta, un po’ stazzonato e non eternamente in divisa da consiglio di amministrazione e arrischiasse di apparire addirittura un po’ disordinato nel week end quando pure veste casual, ma casual d’ordinanza, sempre leccato e stirato. Per essere l’erede di Giovanni Agnelli nel ruolo del re senza corona del capitalismo italiano non basta avere molto potere e molti soldi, bisogna anche saper affascinare le gentildonne. E queste – sarà banale, ma è così – pensano che non si è re se non si detta legge. Le madame sono pronte a concedere che non sempre ci si possa riuscire in Borsa. I titoli Pirelli e Telecom non fanno faville? Pazienza, si dicono, non sarà tutta colpa sua. Ma sull’eleganza non si scherza, soprattutto se si ha il fotografo personale che rinnova ogni due per tre la galleria dei ritratti e si distribuiscono proprie immagini ai giornali, come un personaggio dello spettacolo. Il Marco nazionale ha il tasso di narcisismo normale nei maschi di successo nel sesto decennio della loro vita. Non è un difetto. Ma è un problema da gestire. Fino a ieri eravamo sole a scriverlo, se non a dirlo. Adesso, come ha registrato Laura Asnaghi su Repubblica nei giorni delle sfilate milanesi della moda maschile, è Giorgio Armani a rilanciare da par suo il consiglio: «Anche Tronchetti Provera starebbe bene con completi più sciolti. Ma per spingerlo a cambiare, si deve convincere prima Afef». Già, la scioltezza. La scioltezza è sempre raccomandabile perché testimonia la sicurezza di piacere di per sé e non perché si segue una regola fissa, una forma prestabilita. Ma la scioltezza diventa addirittura un must nei codici dell’eleganza quando si ha un volto duro, il sorriso comandato per il tempo che serve, il capello mai spettinato, nemmeno quando a bordo del Kauris incontra un bel maestrale. Un abbigliamento più rilassato gioverà a un comportamento più amichevole: non basterà a trasformare chi non è portato in un barzellettiere (e dopo Berlusconi non sarà un peccato), ma aiuterà ad azzardare la battuta di spirito, che è poi la specialità per la quale la gente ancora ricorda con piacere l’Avvocato. Un detto romano recita: "quanno ce so’ i sordi, la classe è conseguente". Ma è il popolino che crede sempre ai proverbi. I re sanno che la classe non dipende dal portafoglio come testimoniano il banchiere Mario D’Urso o la nobiltà fiorentina eleganti quanto il politico Bertinotti o, per stare nel perimetro di Telecom, il giornalista Lerner. Alberta MArzotto