Giuliano Gallo, Corriere della Sera 8/7/2006, pagina 12, 8 luglio 2006
Feltri, gelo con Farina. Ferrara: lo assumo io Corriere della Sera, sabato 8 luglio «Non ha ucciso nessuno
Feltri, gelo con Farina. Ferrara: lo assumo io Corriere della Sera, sabato 8 luglio «Non ha ucciso nessuno. Ma, se vogliamo riferirci alla deontologia professionale, da quanto emerge ha sbagliato». Così, solo poche ore fa, sentenziava lapidario il direttore responsabile di Libero, Alessandro Sallusti. E dagli schermi della tv Vittorio Feltri, che di Libero è il fondatore e l’anima, rincarava la dose: «Se qualcuno all’interno del gruppo ha sbagliato, se ne trarranno le conseguenze». Insomma, per Renato Farina, vicedirettore del quotidiano, sembra tirare una brutta aria, al momento. Ma se proprio dovesse andargli male, deve sapere che comunque un posto di lavoro ce l’ha già, pronto: «Io lo assumerei immediatamente, se lo licenziassero», dice Giuliano Ferrara. Perché, spiega il direttore de Il Foglio, Farina «sta dalla parte giusta». Secondo Ferrara «in questa vicenda, che Giuliano Amato giustamente non sa se definire un sequestro di persona aggravato o un’operazione di polizia internazionale, ci sono due partiti: uno quello di due giornalisti perbene, che esercitano al massimo la loro funzione deontologica e rivelano un caso di illegalità legato ai servizi segreti. I quali naturalmente nell’illegalità devono sguazzare, perché sono fatti apposta. Dunque, da una parte ci sono questi due bravi giornalisti (e lo dico con un’inflessione ironica molto lieve), che fanno la spola con l’ufficio del dottor Spataro, della Procura di Milano, che evidentemente gli fornisce delle informazioni, anche riservate. Il loro fondamentale supporto è una Procura che rilascia generalmente sospetti di terrorismo o anche persone riconosciute come reclutatori di terroristi. Questo è un partito. E se di fronte a questo partito, dall’altra parte Farina ha collaborato con il Sismi per operazioni coperte, intese a condurre quella che io considero la quarta guerra mondiale contro la guerra santa islamista, qualunque pasticcio abbia fatto si è comportato bene, a mio giudizio». Ferrara non crede nemmeno un poco all’imparzialità del giornalista. «Un lettore che pensa di poter leggere sui giornali una verità assoluta, è un cretino». E prendere i soldi da un servizio segreto? Non è fuori dall’etica professionale? «Secondo me no. Io non credo nel giornalismo, credo nella politica, nella dimensione civile del giornalismo. Certo, poi c’è modo e modo di fare le cose. Si può essere chiari o pasticciati, anche nello sfumare fra legale e illegale, fra deontologico o non deontologico. Ma in una guerra il punto fondamentale è da che parte stai. E Farina sta dalla parte giusta. Quanto ai soldi, se uno fa due lavori deve avere due stipendi... ». Dunque, ribadisce Ferrara, «Farina lo assumerei, immediatamente. Perché ci sono due modi di concepire il presente: uno è battersi e l’altro è arrendersi. Ma se un giornalista partecipa a un’operazione coperta per salvare Giuliana Sgrena, va bene o non va bene? Se lo fa per salvare le due Simone, va bene o non va bene? Le regole di guerra sono regole di guerra. Se Farina è incappato in una piccola o grande battaglia, ha fatto benissimo. Spero solo che al magistrato abbia detto tutta la verità, rivendicando tutto. E che ne esca a testa alta». Giuliano Gallo