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 2006  luglio 05 Mercoledì calendario

Il paradiso terrestre esisteva davvero tSt della Stampa, mercoledì 5 luglio HANNO messo a confronto il DNA di 68 specie di farro, trovato il progenitore comune, appurato che cresce - ancora oggi - sulle pendici del vulcano spento Karacadag e sentenziato: se Adamo ha mai mangiato una pappa di cereali, l’ha mangiata qua

Il paradiso terrestre esisteva davvero tSt della Stampa, mercoledì 5 luglio HANNO messo a confronto il DNA di 68 specie di farro, trovato il progenitore comune, appurato che cresce - ancora oggi - sulle pendici del vulcano spento Karacadag e sentenziato: se Adamo ha mai mangiato una pappa di cereali, l’ha mangiata qua. In quella parte della Fertile Mezzaluna che è l’attuale Turchia sud-orientale. Questo ha scritto su «Science» il botanico Francesco Salamini, direttore del dipartimento di fisiologia e miglioramento delle piante del Max Planck Institut di Colonia, che ha lavorato sul «Triticum monococcum» insieme con i genetisti dell’Istituto sperimentale di cerealicoltura di Sant’Angelo Lodigiano, in Lombardia. Il giardino dell’Eden ha trovato le sue coordinate geografiche, ha scritto il settimanale tedesco «Der Spiegel» riferendo della ricerca: era un luogo reale e nell’Antico Testamento ci sono tutte le indicazioni per localizzarlo. «Il Signore piantò un giardino nella steppa a Oriente (di Gerusalemme)... Fece spuntare dalla terra ogni tipo di albero piacevole alla vista e buono da mangiare... Un fiume (il Giordano) scaturiva da quella steppa per irrigare il giardino e da lì si divideva e si presentava in quattro capi». I primi a pensare che la Genesi potesse avere una base reale sono stati i paleontologi che studiano il Neolitico (12.000-4000 a.C.), intrigati dal ruolo dell’agricoltura nella preistoria biblica: dopo la cacciata dal Paradiso terrestre, Adamo deve mangiare «l’erba dei campi», suo figlio Caino coltiverà la terra, Abele alleverà il bestiame. E’ quella «rivoluzione neolitica» avvenuta circa 11.000 anni fa lungo il corso superiore del Tigri e dell’Eufrate, nella regione tra Monti Tauri e Zagros, là dove oggi si sfregano Iran, Iraq e la Turchia. La cacciata dal paradiso terrestre è la storia della sedentarizzazione dell’homo sapiens. Alla fine dell’ultima glaciazione sull’Eurasia soffiano venti più caldi, il ghiaccio si scioglie, la terra germoglia e immensi branchi di gazzelle e asini brucano le pianure. Ancora intorno al 10.000 a.C. i cacciatori della Fertile Mezzaluna vivono in una natura benedetta, dove grazie all’erba abbondante pascolano mandrie immense. Bastava spingere le mandrie nei guadi dell’Eufrate per cacciare quanto serviva a sfamare la popolazione per mesi. Ma all’improvviso, intorno al 7500 a.C., questa terra si esaurisce - «spine e cardi» sta scritto nella Bibbia - e l’homo sapiens si deve inventare una nuova vita: si ferma in una valle promettente, semina e raccoglie granaglie, chiude in un recinto pecore, capre e maiali, costruisce capanne e letti, fabbrica una pentola di ceramica per cuocere i cibi. Tutto è da inventare: il pane, nutrimento perfetto, richiede 40 passaggi dalla semina al forno. Comincia un’epoca di innovazione, fatta di tentativi ed errori. Avesse potuto scegliere, homo sapiens non avrebbe mai lasciato la vecchia vita, sostiene l’archeologo tedesco Klaus Schmidt, che nella pancia della collina di Goebekli Tepe - in Anatolia, a due chilometri dalla città di Urfa, culla di Abramo - ha scoperto il tempio monumentale più antico del mondo: 200 pilastri antropomorfi alti fino a sette metri, pesanti 50 tonnellate e organizzati in 20 edifici circolari. Quattro li ha già riportati alla luce, gli altri 16 sono stati individuati con il magnetometro e saranno oggetto di prossime spedizioni. Goebekli Tepe è stato datato al 9000 a.C., dunque è molto più recente di luoghi di culto paleolitici come le grotte di Lascaux in Francia o quelle di Altamira in Spagna. Ma là gli uomini hanno lasciato il loro segno su strutture già esistenti, qua hanno costruito qualcosa di assolutamente nuovo. Pilastri con la testa a T, senza occhi, naso e bocca. Probabilmente divinità: se il volto di Dio è sconosciuto, come lo si può rappresentare? «Penso fossero esseri di un altro mondo, dei o demoni. E probabilmente sulla collina danzavano gli sciamani», ha spiegato Schmidt. Un’opera ciclopica, che richiederà ancora molti anni per essere spiegata fino in fondo. Ma il fatto che non sia lontana dal vulcano Karacadag è già un indizio: anche quello potrebbe essere un pezzo di Paradiso terrestre. Marina Verna