Marco Patucchi, la Repubblica 2/7/2006, 2 luglio 2006
«La concertazione non si fa sulle regole», Bersani la Repubblica, domenica 2 luglio Roma. «All’ opposizione dico che su queste misure vorremmo un consenso il più largo possibile, perché la vera civiltà del bipolarismo non si fa sulle cose astratte, ma sui problemi veri che stanno a cuore alla gente: i consumatori non sono né rossi, né verdi, né blu
«La concertazione non si fa sulle regole», Bersani la Repubblica, domenica 2 luglio Roma. «All’ opposizione dico che su queste misure vorremmo un consenso il più largo possibile, perché la vera civiltà del bipolarismo non si fa sulle cose astratte, ma sui problemi veri che stanno a cuore alla gente: i consumatori non sono né rossi, né verdi, né blu. E anche alle categorie do la massima disponibilità al dialogo, ma a patto che si sgomberi il campo da volgarità, come il riferimento alle Coop, e che non si neghino i problemi». Pierluigi Bersani è nella sua casa di Piacenza dove può finalmente gustarsi una partita del Mondiale, dopo i giorni intensissimi che hanno portato, nella massima segretezza, al varo delle nuove norme sulla concorrenza «destinate - sono parole del premier Romano Prodi - a cambiare la vita di milioni di italiani». E che per il momento hanno scatenato la rivolta di tassisti, farmacisti e commercianti. Così, tra un tunnel di Figo e un cross di Beckham, il ministro dello Sviluppo Economico prova a spianare la strada al decreto sulle liberalizzazioni. Partendo da una puntualizzazione che rivela il vero obiettivo della riforma: «Impedire ad una banca di addebitarti 30 euro sul conto corrente senza avvertirti non è tanto liberalizzare quanto rispetto del cittadino. Ecco perché - aggiunge Bersani - ho intitolato il pacchetto di interventi "Cittadino consumatore": qui si tratta di animare l’ economia, abbassare i prezzi e aprire le porte ai giovani». Intanto, però, c’ è da confrontarsi con le barricate delle categorie e di buona parte del centrodestra. Si sta attrezzando? «Manderò una lettera ai capigruppo di maggioranza e opposizione per informarli che al ministero stiamo organizzando una sorta di sportello tecnico dove i parlamentari potranno approfondire tutti gli aspetti della riforma. Anche il Consiglio nazionale dei consumatori sarà un punto di riferimento per il Parlamento, perché è giusto che oltre alle lobby possano esprimersi pure gli utenti. Intanto, ribadisco la disponibilità al dialogo con il centrodestra, o quantomeno con le forze più sensibili a questi temi: le norme varate possono essere arricchite». Lei parla di dialogo, ma a giudicare dalle prime reazioni il clima non sembrerebbe così conciliante. In particolare da parte delle categorie, tassisti in primis... «Lo sportello del ministero e il confronto saranno aperti a tutti, ma non accetterò volgarità come, ad esempio, l’ accusa di aver assecondato gli interessi delle Coop: in Inghilterra e negli Stati Uniti le cooperative non esistono, eppure da moltissimi anni i farmaci sono in vendita anche nei supermarket. E poi chiedo che non si neghino i problemi: lo dico, ad esempio, agli assicuratori. Una ricerca delle Generali certifica che nonostante la Rc auto italiana sia la più cara d’ Europa, da noi il rapporto tra compagnia e assicurato dura mediamente più di dodici anni, contro i 4,7 della Germania e i 2,9 della Gran Bretagna». E a chi l’ accusa di aver dimenticato la concertazione cosa risponde? «Che le regole non sono oggetto di concertazione. Il diritto di avere informazioni è sacrosanto, ma quanto accaduto in passato dimostra che solo con la riservatezza si possono condurre in porto certe riforme: mi auguro che in futuro ci sia un clima culturale diverso, tale da consentire altri metodi. Si potrebbe costruire già da adesso non fermandosi ad un’ analisi superficiale delle misure: ogni norma ha una voce che risponde agli interessi della categoria. E poi non ci dimentichiamo che anche gli avvocati prendono i taxi e i tassisti hanno una polizza e il conto corrente in banca...». A proposito di riservatezza, l’ impressione è che il lavoro sottotraccia sia servito anche ad evitare possibili intralci all’ interno dello stesso governo... «Con Romano Prodi ed Enrico Letta c’ era il patto di procedere in modo riservato per prevenire incidenti di percorso. Ma sono rimasto colpito dalla convinzione e comprensione dimostrata da una coalizione ampia come la nostra. Lo dico pensando, in particolare, ai ministri più esposti come Mastella, Turco e Ferrero. Sono convinto che questa compattezza si ripeterà anche a livello parlamentare». C’ è chi contesta la scelta di utilizzare un decreto per misure che non avrebbero i requisiti dell’ urgenza. «E’ urgente rimuovere, come ci chiede la Commissione europea, gli ostacoli alla concorrenza: dietro alle misure adottate ci sono provvedimenti di infrazione da parte di Bruxelles, senza contare che anche il quadro economico e sociale del Paese presenta le sue urgenze. Dunque, d’ ora in poi, ci si aspetti un governo che interviene dove esistono impedimenti alla libera concorrenza». Dalle misure sono rimasti fuori settori come la pubblica amministrazione, il lavoro e l’ università. Non ritiene che anche lì occorrano interventi di apertura? «Si tratta di materie diverse da quelle affrontate nel mio provvedimento. Certo, si possono immaginare elementi di concorrenza nell’ offerta universitaria, ma si tratta di scelte programmatiche, mentre la pubblica amministrazione ha problemi di ammodernamento che andranno affrontati. Comunque le liberalizzazioni non si fermano qui: Mastella, ad esempio, metterà mano alla riorganizzazione complessiva degli ordini professionali e procederemo anche alla riforma dei servizi pubblici locali, con un progetto che non abbiamo collocato nel decreto perché non presenta i requisiti d’ urgenza». O magari perché il confronto con gli enti locali è già in salita, come dimostrano i casi Tav e Centrale di Civitavecchia... «A proposito di infrastrutture, sono convinto che il territorio è e resterà di competenza locale, quindi servono negoziati e confronti per trovare soluzioni. Ma non si venga a dire che in Italia è impossibile fare certe opere: vorrei ricordare che ci sono ventimila megawatt di energia autorizzate e che l’ Alta Velocità va avanti». Marco Patucchi