Giovanni Caprara, Corriere della Sera 28/6/2006, pagina 23, 28 giugno 2006
Possiamo raffreddare la Terra Corriere della Sera, mercoledì 28 giugno Milano. Non si sa se per entusiasmo o disperazione ma gli scienziati coinvolti nel riscaldamento ambientale ora hanno deciso di far appello alla fantasia più estrema per trovare una soluzione e raffreddare la Terra, le città dove viviamo, le campagne da cui arriva il cibo quotidiano
Possiamo raffreddare la Terra Corriere della Sera, mercoledì 28 giugno Milano. Non si sa se per entusiasmo o disperazione ma gli scienziati coinvolti nel riscaldamento ambientale ora hanno deciso di far appello alla fantasia più estrema per trovare una soluzione e raffreddare la Terra, le città dove viviamo, le campagne da cui arriva il cibo quotidiano. A leggerle nei primi documenti che le riassumono appaiono quasi irreali. «Ma dobbiamo soffermarci con attenzione - avverte Ralph J. Cicerone, presidente della National Academy of Science di Washington - e prenderle in seria considerazione, perché potrebbero essere di grande aiuto». Insieme formeranno un «piano di geoingegneria», come lo hanno battezzato, che sarà pubblicato in agosto sulla rivista Climatic Change. Tutti gli interventi partono dalla considerazione che nell’ ultimo secolo il nostro pianeta si è riscaldato di un grado più della media e che nei prossimi cinquant’ anni la febbre crescerà di altri 3-5 gradi creando enormi guai: dallo scioglimento dei ghiacci all’ aumento dei livelli degli oceani, allo sconvolgimento della vita animale. Oggi la Terra assorbe il 70 per cento della radiazione che riceve dal Sole e dunque bisogna inventarsi qualcosa per ridurre questa cifra che la riscalda. Le proposte finora avanzate sembrano inadeguate e allora si va a caccia di ispirazioni all’ apparenza stravaganti. Roger P. Anzel, astronomo dell’ università dell’ Arizona, suggerisce di distribuire intorno alla Terra milioni di piccole lenti di 60 centimetri di diametro, più leggere di una farfalla, capaci di deviare i raggi solari. E Wallace S. Broecker, illustre climatologo della Columbia University, propone di seminare nella stratosfera a quote oltre i 15 chilometri, attraverso palloni o aeroplani, particelle di zolfo che galleggerebbero per almeno uno o due anni. Un tentativo analogo sarebbe la fabbricazione di vapori salati, con speciali imbarcazioni che prelevando l’ acqua del mare genererebbero vere e proprie nubi ricche di cloruro di sodio. Più semplici, per certi aspetti, appaiono alcune idee «terrestri», come quella di disseminare ampie zone marine di isole artificiali, galleggianti, bianche e riflettenti, oppure di ricoprire con teli di plastica, sempre candida, alcune regioni desertiche. Tutte le idee avrebbero il merito di riflettere, appunto, una parte della radiazione solare che ci piove addosso inesorabilmente. Ma c’ è anche un’ altra proposta giudicata utile e già collaudata negli anni scorsi in zone limitate intorno all’ Antartide. Essa prevede la «semina» degli oceani con polveri di ferro capaci di alimentare la crescita delle alghe, le quali assorbirebbero maggiore anidride carbonica. Naturalmente vi sono scienziati che non condividono simili azzardi e sostengono che è meglio prevenire il riscaldamento riducendo le immissioni nell’ atmosfera. Il Nobel Paul Crutzen, ad esempio, dice che che solo la semina delle particelle di zolfo costerebbe 50 miliardi di dollari; dunque è impossibile. «Abbassare anche del 5 per cento la radiazione solare assorbita - dice Guido Visconti, dell’ università dell’ Aquila - aiuterebbe a ridurre di un paio di gradi la temperatura media della Terra. Ma gli interventi proposti hanno grandi difetti. Oltre ai costi elevati anche un effetto limitato nel tempo e sono inoltre privi di quella globalità che invece è necessaria». Giovanni Caprara