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 2006  luglio 02 Domenica calendario

Göring, un principe del ’500 alla corte di Hitler. Corriere della Sera, domenica 2 luglio Mentre la storiografia più recente ha rivisto pesantemente il giudizio su personalità come Speer e Rommel individuandone più nitidamente collusioni e responsabilità con i crimini del regime nazista, rimane per alcuni ancora nell’ empireo dei grandi statisti del secolo scorso la figura di Göring: sempre attento al culto della propria personalità, si fece dipingere dalla propaganda nazista prima come il comandante pluridecorato della Grande guerra e quindi come il gerarca capace di mantenere sempre una notevole autonomia decisionale

Göring, un principe del ’500 alla corte di Hitler. Corriere della Sera, domenica 2 luglio Mentre la storiografia più recente ha rivisto pesantemente il giudizio su personalità come Speer e Rommel individuandone più nitidamente collusioni e responsabilità con i crimini del regime nazista, rimane per alcuni ancora nell’ empireo dei grandi statisti del secolo scorso la figura di Göring: sempre attento al culto della propria personalità, si fece dipingere dalla propaganda nazista prima come il comandante pluridecorato della Grande guerra e quindi come il gerarca capace di mantenere sempre una notevole autonomia decisionale. Paradossalmente seppe incrementare il proprio mito da sconfitto, riuscendo prima a sottrarsi all’ ordine di cattura di Hitler, poi attirando l’ attenzione del mondo durante il processo di Norimberga con una strategia difensiva basata sull’ attacco (non riconobbe la legittimità del processo facendosi precursore della medesima tattica di Milosevic e recentemente di Saddam Hussein), infine sottraendosi all’ impiccagione suicidandosi col cianuro. Non ho trovato in letteratura un ritratto del camaleontico gerarca, le chiederei quindi un giudizio complessivo. FamigliaMagrassi@ tiscali.it Caro Magrassi, esiste effettivamente un enigma Göring. Nessun altro gerarca nazista poté soddisfare così liberamente i suoi capricci e le sue stravaganze. Ma nessuno fu altrettanto odiato, disprezzato e schernito dai maggiori esponenti del regime. Nel suo diario, in una pagina datata 1933, Göbbels scrisse: «Entra Göring. Il solito schifo. Vuole essere nominato generale. Perché non feldmaresciallo, già che c’ è? Göring ama fare il gradasso. Offende tutti con quel suo insolente atteggiarsi a grand’ uomo. Spero che il grassone parta al più presto». Non partì e riuscì ad accumulare onori, titoli, decorazioni, medaglie. Visse in una residenza principesca, indossò uniformi operistiche, raccolse ed estorse preziose opere d’ arte che provenivano dalle maggiori collezioni d’ Europa. «Non so che cosa farci», disse un giorno, «sono un uomo del Rinascimento. Io amo lo sfarzo». Nello sfarzo vi era anche la droga, un vizio che scatenava in lui, ogniqualvolta gli veniva negata, terribili esplosioni di violenza. All’ origine di questo enigma vi è probabilmente il rapporto personale che il giovane Göring strinse con il futuro Führer nell’ autunno 1922. Il caporale Adolf Hitler stava creando un movimento politico. Il capitano Hermann Göring era reduce da una guerra in cui aveva audacemente comandato una squadriglia di aerei da caccia, e portava all’ occhiello il nastro della più prestigiosa decorazione militare tedesca «Pour le mérite». Al primo piacque l’ idea di avere al suo fianco un eroe. Il secondo ritenne di avere finalmente trovato l’ uomo che avrebbe riscattato la Germania dall’ umiliazione di una sconfitta ingiusta. Un anno dopo, il 9 novembre 1923, i due amici marciavano insieme nelle vie di Monaco alla testa di una squadra di SA, decisi a sovvertire il regime parlamentare della Baviera. I congiurati furono fermati da una scarica di fucileria della polizia bavarese. Caduto a terra, Hitler venne processato e incarcerato. Colpito all’ inguine, Göring si trascinò in una casa ospitale, dove ricevette le prime cure, e riuscì a fuggire in Tirolo dove fu ricoverato all’ ospedale di Innsbruck e ricevette dai medici, per calmare il dolore, la sua prima dose di morfina. Tornato in Germania nel 1927, grazie a una amnistia, fu eletto al Reichstag e divenne per qualche tempo il più efficace strumento di Hitler sulla strada del potere. Come presidente del Parlamento convinse le forze armate a sostenere l’ ascesa del Führer e persuase il presidente Hindenburg, nel 1933, a nominarlo cancelliere. Come ministro degli Interni della Prussia, trasformò le SA del partito in altrettanti poliziotti, li armò di pistole e li lanciò come cani mastini alla caccia dei comunisti e dei socialisti. Persino Göbbels dovette ammettere che stava «ripulendo la Prussia con una fermezza che rallegra il cuore». Non sappiamo se l’ incendio del Reichstag, nella notte del 27 febbraio 1933, fosse un piano uscito dalla sua mente per meglio giustificare la repressione nazista. Ma quell’ evento gli servì per completare l’ opera e riempire i lager del regime. Più tardi ebbe un ruolo importante nella eliminazione dei nazisti di sinistra (le SA di Ernst Röhm) e nella organizzazione della Luftwaffe di cui divenne signore a padrone. Riconoscente, Hitler fece di lui una sorta di principe ereditario e perdonò tutte le sue stravaganze. Il resto, caro Magrassi, è la storia di un lungo declino umano e politico. Sempre più grasso, sempre più drogato, sempre più ricco, Göring, avvolto in uniformi sempre più sontuose, divenne una sorta di principesco pagliaccio che nessuno, nemmeno Hitler, osava ammonire. Ma rimase fedele al Führer e sfuggì alla forca con una pillola di cianuro. Una delle sue ultime battute fu spavalda e rodomontesca, nello stile della sua vita: «Se non altro per dodici anni siamo vissuti decorosamente. Un giorno deporrete le nostre ossa in sarcofagi di marmo». Sergio Romano