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 2006  luglio 03 Lunedì calendario

FRITTELLA

FRITTELLA Marco Amelia (Terni) 1958. Giornalista tv. Della Rai. «Venera come una reliquia la foto che lo ritrae giovane dirigente dell’Azione cattolica mentre parla ad un convegno davanti al mitico Benigno Zaccagnini, lo Zac ultima bandiera morale della Democrazia cristiana nella crisi di metà anni Settanta. Aveva 18 anni quando si commuoveva per l’elezione di Zac, Marco Frittella, il teleProdista del TgUno: sempre presente quando il premier appare sul primo telegiornale, Frittella è il mezzobusto che la tv di Stato mette in campo per l’inevitabile riconversione ulivista. Prodi detesta questa Rai, è acclarato; detesta questo TgUno, e l’ha dichiarato, eppure ha sempre un sorriso per il mite Frittella. [...] Frittella assurge oggi a simbolo di un’Italia che sembra ritornata alle quasi inavvertibili sfumature del bianco, ai perenni dualismi interni ai democristiani, ai morotei e ai dorotei, agli amici appunto di Zac e a quelli di Forlani, e alle loro inevitabili traduzioni in Rai. Così, è stato Frittella un lunedì sera di fine giugno a rompere il quasi decennio d’egemonia dell’arci-forlaniano Bruno Vespa sulla prima serata d’informazione politica, conducendo, ”non senza una certa emozione”, come sottolinea, il primo speciale sul referendum. Girotondini e samarcandisti sono serviti. Le invettive di Beppe Grillo e la raccolta di firme di Sabina Guzzanti sembrano lontani anni luce: volevano espugnare la Rai e rivedere gli anti-berlusconiani epurati, si ritrovano con tutti i telegiornali ormai dentro a un grande ”panino” e in onda a gogò il tele-unionista bianco che più bianco non si può, Frittella, uno che la massima concessione al rosso la fa con la montatura degli occhiali. ”Sono riuscito a lavorare con tutti i direttori”, spiega Frittella agli amici, ”perché detesto le angolature nei rapporti. Sono stato allevato all’arte morotea da Leopoldo Elia, cerco con convinzione il dialogo e il compromesso. E questo non mi fa certo iscrivere all’albo ufficiale del martirologio televisivo di questi anni”. Infatti non è che Frittella sia tanto amato dall’ala più sindacalizzata e anti-Mimun del TgUno. C’è chi ricorda che non era tra i 66 giornalisti che firmarono un famoso documento di solidarietà con Daniela Tagliafico, e chi sottolinea che, Frittella o meno, il telegiornale è lo stesso filo-berlusconiano di prima e gli epurati, appunto, restano tali. Il caso Prodi-Frittella, in questo senso, la dice lunga. Da ormai dodici anni è Frittella che ha, come si dice in gergo, ”la competenza sul centrosinistra”: ha seguito Prodi al governo, e poi Rutelli, e di nuovo Prodi, che chiama anche lui Professore ma con il rispetto e la consuetudine di chi, già da ragazzo cattolico democratico di fine anni Settanta, aveva l’occasione di ascoltare le lezioni ristrette che l’allora presidente dell’Iri amava tenere nei circoli Maritain e dintorni. Ora, mentre Berlusconi presidente veniva marcato a vista da uno stuolo di troupe e di inviati del TgUno (Susanna Petruni e Attilio Romita, il notista Francesco Pionati e al Nord Enrico Castelli), ecco che oggi per Prodi c’è solo Frittella. E quando casca la settimana in cui il nostro deve condurre il TgUno di mezzaserata, se Prodi non si ricorda dei turni a Saxa Rubra e va da qualche parte fuori Roma, non viene seguito proprio: comunque s’arrangia in sede il teleProdista Frittella. Sarà pure quella che il nostro mezzobusto moroteo doc definisce ”una situazione certo molto transitoria e delicata”, ma è alquanto singolare. Attentissimo alle forme e indisponibile per interviste non autorizzate, Frittella ora che accarezza la tigre della grande tv si guarda bene, comunque, dal criticare sia il suo direttore sia l’illustre monoscopio vivente che ha avuto la ventura di sostituire per la prima volta alle 21. Ha ripetuto [...] ai suoi colleghi: ”Vespa è bravissimo, un maestro insuperabile, un professionista impeccabile, un narratore televisivo com’era solo Paolo Frajese: se c’è stato solo lui in questi anni, se ha avuto uno spazio esorbitante, non si può certo strillare al demerito”. Forse solo sul collega-rivale Pionati, che nasce dalla Dc di De Mita, Frittella vorrebbe sbizzarrirsi in qualcuna delle angolature che evita per scelta. Ma si limita a una metafora: ”No, la salsa irpina non l’ho mai nemmeno assaggiata”. Come dire, c’è un’ombra anche nel mio bianco» (Paolo Martini, ”La Stampa” 3/7/2006).