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 2006  luglio 03 Lunedì calendario

ANSELMO

ANSELMO Giovanni Borgofranco d’Ivrea (Torino) 5 agosto 1934. Pittore • «[...] la famosa fotografia del 1971 trascina l’occhio in una prospettiva che è insieme dentro e fuori dallo spazio, dentro e fuori dal tempo. Riprende un Anselmo che, con passo veloce, mira a perdersi nel piano ma rimane fatalmente immobilizzato all’incrocio stesso delle diagonali. Un bivio riequilibrato dall’artista nel contrappeso visivo del masso di diorite a terra. Ed è quel segnale di invito, quel braccio destro, sollevato nella mossa primitiva del contadino alla semina, a raccordare i singoli componimenti in una grande orchestrazione corale. I pezzi si riscrivono nella Galleria in un magico accordo e, per contrappasso, le stanze aperte si intonano al tempo di una unità riconquistata. Ogni opera ha una propria misura e una propria logica interna. Ma ognuna è cadenzata a una battuta che la riporta a una più lontana dimensione paradigmatica, non visibile dell´universo. Dalle lastre di pietra tirate con una corda di metallo su tele bianche, allo specchio rivolto al muro e adagiato sullo strato di cotone, alla leva immobilizzata contro la parete nella torsione del tessuto che la tiene. Dal parallelepipedo in ferro con i segni dell´infinito, alla lastra con l’incisione della scritta ”un giro in più del ferro”, dalla barra in metallo foderata di grasso, posta accanto alle parole ”per un’incisione di migliaia di anni”, alla grande tela con i due pesanti blocchi di pietra che si controbilanciano al tiro di un filo metallico. E ancora altre opere degli anni Sessanta e Settanta. I proiettori a designare ciò che un corpo rischiara al suo passaggio, il masso che stringe due cavi ad alta tensione a lasciare aperta la minaccia di un pericolo imminente. E i titoli rendono esplicito il significato delle altre opere: L’aura della pittura, Respiro, Documentazione di interferenza umana nella gravitazione universale, Struttura che beve, Struttura che mangia, Mentre il colore solleva la pietra. Anselmo ribalta i valori, rovescia i ruoli, ripensa i tempi, riporta i materiali alla purezza originaria, prolunga l´azione nello spirito vitale delle sue opere. Così l’opera ha origine dal suo oggetto, dalla materia che si mostra senza inganno, si trasforma senza mai essere plasmata, si estende oltre il luogo fisico del suo darsi. Questo perché da sempre Anselmo si dichiara pittore. Dai primi tempi dell’Arte Povera, da quando, insieme agli altri artisti di quel ”gruppo”, prende a usare gli elementi della realtà come strumenti di un fare consueto, di una tecnica abituale: ”Io, il mondo, le cose, la vita, siamo delle situazioni di energia ed il punto è proprio di non cristallizzare tali situazioni, bensì mantenerle aperte e vive in funzione del nostro vivere”. Leggero pesante, visibile invisibile, liquido solido, particolare tutto, inerte dinamico, non sono concetti di un universo antinomico né parole votate alla semplice retorica. Sono istanti di una stessa energia latente. [...]» (Ester Coen, ”la Repubblica” 3/7/2006).