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 2006  luglio 01 Sabato calendario

OCCHINI

OCCHINI Ilaria Firenze 28 marzo 1934. Attrice. Scoperta giovanissima da Luciano Emmer che la vuole in Terza liceo (55), ha frequentato l’Accademia d’arte drammatica a Roma, ha fatto in teatro L’impresario delle Smirne con Luchino Visconti (57), Uno sguardo dal ponte, Figli d’arte, nel 65-66 Ciao Rudy di Garinei e Giovannini,a fine anni Ottanta Pirandello con Patroni Griffi (Sei personaggi in cerca d’autore, Ciascuno a suo modo). In tv è stata Titina ne L’alfiere (57), Jane Eyre nell’omonimo sceneggiato (57), Olivia ne Il vicario di Wakefield (59), Sònia nel Delitto e castigo di Anton Giulio Majano (63), più di recente vista nelle fiction Piazza di Spagna (92), Il priore di Barbiana (97) • sposata con Raffaele La Capria: «Lei non l’ha mai chiamato Dudù, e forse da qui si potrebbe cominciare. ”Dudulacapria, all’inizio pensavo fosse un unico cognome” [...] Il romanziere laureato e l’attrice di teatro, il gentiluomo di Posillipo e la jeune fille toscana, cresciuta tra i libri del nonno Giovanni Papini ed educata al gusto raffinato dal padre critico d’arte. Immerso nella scrittura lui, autore di pagine fondamentali in ”poetico litigio” con la sua città, Napoli. Creatura teatrale lei, duttile e inquieta interprete di Ibsen e Cechov. ”Ilaria non ricorda i miei libri”. ”Raffaele odia il teatro”. Lui adora il mare, lei predilige la campagna: un delicato equilibrio tra affinità e distanza, fin da quel primo antichissimo incontro a Positano, lui non ancora quarantenne e già noto nel mondo delle lettere, lei ventottenne diva della Tv, famosa per gli sceneggiati di Jane Eyre e la Graziella di Lamartine. Una vicina lontananza che li unisce tuttora in segreta complicità. ”Forse non ci siamo conosciuti fino in fondo”, dice lo scrittore. Lei sorride: ”Conoscersi fino in fondo: sarebbe tremendo!”. [...] La Capria - Ilaria frequentava l’ambiente teatrale - Giuseppe Patroni Griffi, Nora Ricci, Giorgio De Lullo, Franca Valeri - un giro che conoscevo anch’io, ma per una serie di circostanze tardammo a incrociarci. Fino a quella gita a Positano, nel 1961. Io stavo lavorando con Vittorio Caprioli a Leoni al sole, un film sui ragazzi della borghesia che frequentano i circoli nautici e le spiagge alla moda: in sostanza quel mondo che contestavo in Ferito a morte... Fu un incontro favoloso! In quel periodo Ilaria recitava nella compagnia di Vittorio Gassman, e in qualche modo mi sentii rivale del mattatore. Un duello impari. Rimontai con la seduzione napoletana di simpatia e allegria. Occhini - Era uno scrittore già conosciuto, ma non fu certo quello a impressionarmi. Provenivo da una famiglia di letterati, mio padre Barna era critico d’arte, mio nonno Giovanni Papini era stato protagonista della cultura italiana. Raffaele mi colpì per la sua intelligente umanità. E poi dormiva sempre, ovunque. Indagai sulle ragioni del torpore e mi dissero che era in crisi coniugale. Nel sonno rimuoveva la sua angoscia. Mi riproposi di svegliarlo. La Capria - Mi svegliò... Fu come una sferzata di energia, in un momento molto difficile. Era stata dolorosa la separazione da mia figlia Roberta, a cui sono rimasto molto legato. Pativo il fallimento del mio matrimonio. Poi però arrivò Ilaria, e con lei il premio Strega per il romanzo Ferito a morte. Anni esaltanti, che vivevo con solare noncuranza. In ogni vita ci sono i momenti culminanti, ma in genere si capisce solo dopo quali sono, quando sono passati. Se penso che me ne andavo verso il mare su una spider grigia, con accanto quella ragazza bellissima e famosa che tutta l’Italia amava e - guarda un po’ - amava proprio me. Occhini - Ero nota per gli sceneggiati televisivi, ovunque incrociavamo fotografi. Il premio Strega in qualche modo consacrò il nostro amore: per la prima volta ci mostravamo insieme nell’arena pubblica. Era un’Italia ancora bigotta e provinciale, sideralmente lontana dal divorzio. Nostra figlia Alessandra nacque a Londra: solo all’estero Raffaele poté darle il suo cognome. La Capria - Quando la conobbi, Ilaria mangiava pochissimo, quasi niente. Un giorno la provocai: questa inappetenza è segno di mancanza d’affetto! Lei comprese che volevo dargliene io... Era molto riservata, anche timida. Io ruppi questa solitudine. Occhini - Come ”moglie di scrittore” mi considero una frana. Non ho mai fatto niente per promuoverlo o dargli lustro, scompaio rispetto all’operosità di Mimise Guttuso o Mimy Piovene. Ho sempre vissuto per il teatro, ma lui questo non lo capisce. La Capria - Sostiene che lo detesto… Occhini - Sì, ne sei geloso. Il mio lavoro di attrice per te ha significato soprattutto lontananza, distacco, prolungate assenze... La Capria - Ha però tenuto acceso il desiderio. Tra le qualità che mi colpirono di Ilaria fu il tratto elegante, sofisticatamente educato, in un ambiente - diciamo così - un po’ volgare. [...]”» (Simonetta Fiori, ”la Repubblica” 11/8/2007).