Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  giugno 27 Martedì calendario

Lettera Genitori ficcanaso La Stampa, 27 giugno 2006 IL principale problema della scuola penso siano i genitori troppo ficcanaso, quelli che alla prima riunione di classe, dopo un rapido sguardo dato agli altri genitori presenti arrivano a dirsi da soli: "Io qua sono il meglio", e Dio guardi gli insegnanti da questi soggetti

Lettera Genitori ficcanaso La Stampa, 27 giugno 2006 IL principale problema della scuola penso siano i genitori troppo ficcanaso, quelli che alla prima riunione di classe, dopo un rapido sguardo dato agli altri genitori presenti arrivano a dirsi da soli: "Io qua sono il meglio", e Dio guardi gli insegnanti da questi soggetti. Tutti gli anni durante il periodo d’esame, e comunque durante tutto il periodo scolastico, sento genitori che criticano ferocemente gli insegnanti, spesso i genitori sono a loro volta insegnanti, e in questo caso apriti cielo. C’è poi la scelta della nuova scuola, e qui si formano delle bande di mamme scatenate, pronte a tutto per investigare qua e là, per sapere che insegnante avrà il figlio i prossimi anni, possibilmente scegliendo quello che si è sentito dire sia il migliore, salvo criticarlo accanitamente al primo voto non gradito. Un tempo l’insegnante era un’istituzione, e mai un genitore si sarebbe permesso di prendere posizione a difesa del figlio, smentendo di conseguenza l’insegnante, ma oggi l’innalzamento del livello culturale dei genitori ha fatto sì che tutti si sentano autorizzati a giudicare il metodo e la qualità dell’insegnamento. Tutto questo molto spesso è fatto senza sentire minimamente il parere del figlio, perché oggi l’importante è apparire, possibilmente scegliendo al figlio un liceo, quando lui magari preferirebbe un istituto tecnico, iscrivendolo a nuoto, mentre lui preferirebbe il basket e così via, l’importante è che il genitore possa dire: "Sapesse, mio figlio...". Ma domani, un ragazzo che potrebbe trovarsi a fare il precario, con una laurea che non gli piace, e la conseguente mancanza d’entusiasmo lavorativo, dovuta a scelte non sue, che cosa penserà dei genitori? Massimo Tagliati