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 2006  giugno 12 Lunedì calendario

Il leader ha un nemico interno. Il Sole 24 Ore 12 giugno 2006. Il pericolo arriva quasi sempre da uomini vicini Che cos’è un leader? La migliore definizione che ho sentito è: "Il leader è colui il quale è in grado di dare univocità di scopo al potenziale inconscio di un contesto"

Il leader ha un nemico interno. Il Sole 24 Ore 12 giugno 2006. Il pericolo arriva quasi sempre da uomini vicini Che cos’è un leader? La migliore definizione che ho sentito è: "Il leader è colui il quale è in grado di dare univocità di scopo al potenziale inconscio di un contesto". La figura del leader è sempre connessa a un gruppo di persone dalle quali tuttavia egli si distingue per una superiore capacità di servizio. superiore in quanto sa servire gli altri meglio di quanto gli altri sappiano servire lui. Il leader è la risposta giusta al problema contingente di un contesto. Imprescindibile è poi la dimensione dell’inconscio del gruppo. Se infatti provassimo a immaginare una società in cui tutti gli uomini fossero in grado di fare il proprio bene, sarebbe inutile pensare alla figura di un leader. Di fatto ognuno di noi ha una potenzialità vitale a disposizione, ma per varie ragioni solo parte di questo potenziale viene investito in modo evolutivo da parte del soggetto. La gran parte di questa forza sorgiva che fonda l’essere umano resta sconosciuta e sommersa. La vediamo affiorare solo nelle paure, nelle fantasie horror, nei continui auto-sabotaggi che gli uomini fanno nella loro vita di tutti i giorni. Uno dei meccanismi fondamentali attraverso il quale questo potenziale della vita trova sfogo è quello della proiezione. Per proiezione intendo la tendenza da parte di chi non conosce fino in fondo se stesso a trasferire sugli altri qualità o responsabilità proprie. Amiamo e idealizziamo per proiezione. Accusiamo e giudichiamo in modo bigotto per proiezione di perversioni personali. Indichiamo negli altri ciò che in fondo siamo ma non conosciamo. Un attrattore fondamentale di questa attitudine alla proiezione è quello che si chiama carisma. Quando una persona raggiunge uno stato di coscienza di sé sufficientemente elevato, la natura produce in lui un particolare stato di grazia che riconosciamo come carismatico. proprio questo stato a giustificare la proiezione che tanti individui fanno nei confronti del leader. A quel punto il leader sentendo su di sé la responsabilità degli altri spesso decide di univocare quell’amore a un’unica funzione, buona per sé e per gli altri. Da questo momento in poi il pericolo maggiore, a differenza di quello che tende a sostenere la cultura dominante, è del leader: è lui in fondo la vera vittima delle proiezioni del gruppo che, sfuggendo alla propria responsabilità di individui, sceglie di essere "noi" e di esaltare e santificare un suo rappresentante per poi ucciderlo. L’eccezionalità di certi individui, infatti, ccettabile dalla massa solo quando questi finiscono sulla croce. Su questo presupposto va compresa la lezione che da sempre la storia impartisce a tutti gli uomini che decidono di farsi leader di un gruppo: il pericolo nasce sempre dal contesto più intimo e mai dai cosiddetti nemici. Sono gli intimi infatti i primi frustrati con necessità di rivalsa. E più in generale non agli uomini potenti e realizzati che bisogna guardarsi, questi saranno sempre e solo dei leali competitor, il pericolo più micidiale empre incarnato dagli uomini più piccoli, dai poveri, dai frustrati, da quei soggetti che la letteratura tanto esalta.  l’uomo medio, il cosiddetto "uomo normale", il fomite di ogni rabbia sociale. La loro incapacità e la loro poca umiltà sono la vera peste di ogni umanità, sono i tanto osannati "piccoli uomini" a produrre le brutalità del mondo. Se solo si comprendesse la semplice verità di questo presupposto si comprenderebbe anche quanto mportante tornare a sottolineare e a innalzare i valori migliori dell’uomo universale. Una sola cosa eggiore del culto della personalità: il culto della mediocrità. Andrea Pezzi