Varie, 24 giugno 2006
PELLEGRINI
PELLEGRINI Ernesto Milano 14 febbraio 1940. Imprenditore (mense). Ex presidente dell’Inter, che con lui vinse uno scudetto (89) e due coppe Uefa (91, 94). «[…] Quando lasciai l’Inter, avevo quasi 4.000 dipendenti, adesso ne ho 7.000 […] con una presenza del mio gruppo anche in cinque Paesi dell’Africa: Nigeria, Libia, Camerun, Congo e Angola. E soprattutto posso dire, con grande orgoglio, che la mia è l’ultima grande azienda con un capitale tutto italiano […] mi sono pentito di avere lasciato in ritardo. Nessuno lo ha mai saputo, ma in quel periodo non stavo bene fisicamente. Cercai di tirare avanti, sempre per amore dell’Inter, ma per colpa della mia salute avevo perso l’entusiasmo. Così fui felice di cedere a Moratti, convinto allora come oggi di aver lasciato l’Inter in ottime mani. […] Mi hanno offerto di guidare molte società: il Torino, la Sampdoria, il Bari, il Napoli, il Varese, il Verona e forse altre che non ricordo. Ma ho sempre risposto che non avrei mai tradito l’Inter, perché io sono nato interista nell’epoca dei due scudetti del ”53 e ”54. Mi sono innamorato di Skoglund quando avevo 13 anni e lo andavo a cercare dietro il Duomo in piazza dei Mercanti, dove si faceva lucidare le scarpe. E ancora adesso mi sembra di rivedere quella sua finta straordinaria […] Riconosco che cedere Matthaeus fu un errore enorme, perché Lothar continuò a giocare per altri cinque anni ad alto livello. Sono convinto che se fosse rimasto avremmo vinto un altro scudetto […] Per me tutti i giocatori sono stati come figli, specie i meno famosi. E infatti quelli che mi chiamano più spesso sono Abate e Manicone. Ma ricordo con affetto anche Trapattoni e soprattutto Bagnoli. Ho il rimpianto di non aver visto vincere Rummenigge e Bergkamp, e non mi vergogno di confessare che uno è riuscito anche a farmi piangere: Ramon Diaz. Qualche mese prima di vincere lo scudetto avevamo preso Klinsmann, ma siccome Diaz era in prestito dalla Fiorentina e allora non si potevano tenere più di tre stranieri, a fine anno dovetti dirgli che non poteva rimanere. Diaz mi rispose: ”Non importa, presidente, io sono felice di avere vinto lo scudetto e rimarrò sempre interista’. Si mise a piangere e ci abbracciammo tutti e due tra le lacrime […] A parte il fatto che allora la coppa Uefa valeva, ancora oggi mi chiedo come mai non abbiamo vinto di più. […]» (Alberto Cerruti, ”La Gazzetta dello Sport” 28/4/2007).