La Repubblica 22/06/2006, pag.65 Corrado Sannucci, 22 giugno 2006
La danza magica di Maradona venti anni di un´opera d´arte. La Repubblica 22 giugno 2006. Francoforte
La danza magica di Maradona venti anni di un´opera d´arte. La Repubblica 22 giugno 2006. Francoforte. Ai Mondiali del Messico Diego Armando Maradona aveva 26 anni, era magro e fisicamente scattante come non lo sarebbe stato mai più. Esaltato dalle proprie fantasie e dall´altura, aveva già mostrato nelle partite precedenti barlumi di magie e, soprattutto, in quale stato di trance fosse il suo genio. Il 22 di giugno dell´86 l´Azteca di Città del Messico era un gorgo nel quale ribolliva l´animo di 114580 spasimanti del calcio. L´Argentina affrontava l´Inghilterra per la prima volta dopo la fine della guerra persa delle Falkland, l´umiliazione non era ripagata dalla caduta della giunta militare. Quando scese in campo Maradona era ancora un giocatore, non normale ma quasi: novanta minuti dopo non sarebbe stato più lui. Il primo tempo era finito 0-0, contro un´anonima Inghilterra che godeva solo della signorilità di Lineker, la rabbia argentina non aveva trovato sfogo. Ma che la giornata fosse marcata dal destino lo si cominciò a capire al 6´ della ripresa, quando sul pallone alto che un difensore inglese aveva malamente inviato verso il proprio portiere, Maradona si avventò con il pugno, segnando il gol più infame della storia del calcio, che l´arbitro tunisino Bennaceur, colpito da cecità momentanea, convalidò. Fu la mano di Dio, spiegò Maradona, un Dio che quel giorno fu incantato dallo stesso Pibe de Oro, se tre minuti dopo concesse che si manifestasse la meraviglia delle meraviglie. Maradona ricevette un pallone qualche metro nella propria metà campo, spalle alla porta lontana cinquanta metri, e subito, con una danza che poi si sarebbe detta alla Zidane, si liberò di Reid e di Beardsley, passando la metà campo, cominciando un´avventura che sarebbe durata dieci secondi, allora, lì, ma eterna nel ripetersi della memoria. Reid provò a inseguirlo, senza convinzione, ma un brivido cominciò a farsi strada in tutti quando con una finta a rientrare sulla sinistra Maradona saltò anche Butcher che gli era venuto incontro. La difesa inglese sembrava ancora in grado di fermarlo, mentre in linea con lui avanzavano Burruchaga al centro e Valdano sulla sinistra. Ormai Maradona era al limite dell´area, dove lo aspettava Fenwick, che però non riuscì neanche a sgambettarlo, mentre Maradona adesso cambiava nuovamente direzione e gli era oltre, deviando a destra. D´improvviso ci si accorse che era davanti a Shilton e che non si sarebbe fermato più. Aveva la palla sul sinistro, scartò ancora sulla destra, evitando il portiere, proteggendo il pallone da Butcher che gli era ormai dietro dopo la lunga rincorsa. Una volta al di là di Shilton si lasciò solo cadere mentre calciava nella porta vuota, l´Azteca minacciò di crollare per lo stupore e Maradona non fu più un uomo. Nessuno si accorse che la partita fosse finita con uno stretto 2-1, l´umanità restò stordita dall´epifania cui aveva assistito. Sotto la doccia, negli spogliatoi, Valdano si chiese, e gli chiese, cosa mai gli fosse passato nella testa in quei dieci secondi. Maradona gli confessò che si era accorto di lui, che era dall´altra parte del campo, e che voleva passargli la palla, ma che non ne aveva avuto mai il tempo, non aveva mai trovato il `buco´ per farlo. I compagni rimasero sbigottiti a questa spiegazione: mentre correva, dribblava, cambiava tre volte direzione, continuava ad avere chiara in mente la disposizione di tutti gli altri. La conclusione incredibile era questa: Maradona era stato `costretto´ a segnare il gol del secolo, perché non aveva avuto altra scelta, non aveva mai trovato il tempo di passare la palla a Valdano. Corrado Sannucci