La Stampa 19/06/2006, pag.24 Giulia Zonca, 19 giugno 2006
Il reazionario. La Stampa 19 giugno 2006. Stoccarda. Due uomini stanno cambiando la Spagna: Zapatero e Aragones e non potrebbero essere più distanti
Il reazionario. La Stampa 19 giugno 2006. Stoccarda. Due uomini stanno cambiando la Spagna: Zapatero e Aragones e non potrebbero essere più distanti. Il riformista che apre ai gay e alle donne in parlamento, ritira le truppe in Iraq e benedice il referendum per l’autonomia della Catalonia e il vecchio nazionalista, l’uomo più scorretto del Mondiale, quello che per incitare i suoi contro avversari di colore li educa alla caccia al negro. Si sono stretti la mano il 5 giugno quando la Spagna è partita per il Mondiale. Il primo ministro ha detto «suerte» e Luis ha annuito, per lui la fortuna ha un valore assoluto. Ci si aggrappa, rintanato in un universo dove l’insulto è libero e di politica non si parla perché non è un tema da portare in piazza. Gretto e contro ogni progressismo, Aragones ha messo in imbarazzo pure il comitato di benvenuto in Germania. Ha scelto il ritiro di Kamen, vicino a Dortmund, per potersi allenare al Kaiserau Sportschule, lo stesso campo usato dalla Germania nel 1974 e prima del Mondiale 1990. I tedeschi hanno vinto entrambe le edizioni. Suerte. Quando il sindaco ha consegnato al ct il mazzo di fiori protocollare, Aragones lo ha respinto schifato: «Non sono mica una signora». I fiori erano gialli e il tecnico, cabalista della prima ora, non sopporta quel colore. Eppure l’uomo delle caverne ha liberato la Spagna. Stoccarda è piena di spagnoli che per la prima volta si sentono forti. Avvolti nelle bandiere aspettano di sapere se i 4 gol rifilati all’Ucraina, all’esordio, erano solo l’inizio. Giocano contro una Tunisia ammaccata che ha perso per infortunio i suoi punti di riferimento, ma non è la forza dell’avversario che i 30 mila spagnoli vogliono testare, è la loro. Perché Aragones ha tolto la furia e portato uno schema nuovo. Anche i reazionari sanno fare la rivoluzione. Quella di Aragones, è integrale, più sfacciata dello zapaterismo. Luis sputa per terra, urla, è maleducato. Non c’è associazione, gay o antirazzista, o per le buone maniere, che non si sia lamentata di qualche sua frase. Mai una volta che si sia dispiaciuto. Quando ha chiesto a Reyes «fagliela vedere a quel negro di m.» ha dovuto pagare 5000 euro di multa, ma ha spiegato che lo avevano preso troppo alla lettera. «Quelli sono modi di dire». Giustifica qualsiasi scorrettezza. E proprio questo conservatore, il tecnico più anziano dei Mondiali, ha portato in Germania la nazionale spagnola più giovane della storia, 25 anni di media. I suoi uomini chiave sono giovani: Torres, Villa, Ramos, tutte facce inedite. Ha preso il modulo del Barcellona e lo ha messo in campo, ha accelerato la manovra, rinnovato lo staff che ora comprende anche uno psicologo e un nutrizionista e ha concesso a chiunque lo volesse di portarsi massaggiatore e fisioterapista personale. Una botta di libertà concessa dall’uomo di Neanderthal. Devoto alla patria e alla bandiera, insofferente ai discorsi sul separatismo e sulle autonomie locali ha abolito dal ritiro una tradizione nazionale. Niente più siesta, la partita d’esordio, contro l’Ucraina, si giocava alle tre e lui non voleva rischiare di trovare i ragazzi assonnati. Un gol di Xabi Alonso, uno di Torres e due di Villa, la prima vera punta che la Spagna riconosca da anni. Di solito c’era capitan Raul gran talento bambino diventato solida esperienza senza mai trovare una vera posizione in campo. Anche oggi Raul va in panchina. Dopo la siesta, il giocatore simbolo, un pezzo di storia alla volta staccato da questa Nazionale che ha come miglior risultato i quarti di finale raggiunti nel 1950. Aragones vuole riportarla lì e la trascina da 23 partite senza sconfitte convinto che la sua visuale con i paraocchi vada benissimo per sistemare 11 uomini in campo. «Non sono proprio un ambasciatore del calcio nel mondo ma non me ne importa». Aragones ha preso la squadra il 18 agosto 2004, Zapatero ha vinto le elezioni il 14 marzo 2004, in due anni hanno rivoltato la Spagna. Progressista e reazionario impegnati nella rivoluzione. Giulia Zonca