Corriere della Sera 19/06/2006, pag.2 Andrea Garibaldi, 19 giugno 2006
Pannella: vanno pubblicate sempre tutte le conversazioni. Corriere della Sera 19 giugno 2006. Roma. Sì, Marco Pannella è per la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, secondo lui dovrebbero diventare obbligatorie
Pannella: vanno pubblicate sempre tutte le conversazioni. Corriere della Sera 19 giugno 2006. Roma. Sì, Marco Pannella è per la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, secondo lui dovrebbero diventare obbligatorie. Obbligatorie? «Nel senso che stamparle dovrebbe far parte della deontologia dei giornalisti». Perché? «Perché le intercettazioni possiedono una forza invasiva potenzialmente democratica». Si spieghi. «Questi colloqui privati danno un grande contributo alla conoscenza delle cose che accadono. Con la pubblicazione, milioni e milioni di italiani passano da generalizzazioni tipo "la politica è sporca" all’ascolto e alla rivelazione di persone specifiche». Mentre senza pubblicazione... «Tutto resterebbe patrimonio di 200-300 esponenti dell’oligarchia di destra e di sinistra, che userebbero le informazioni per colpirsi reciprocamente, come palermitani e corleonesi...». Dunque, tutto in piazza, senza precauzioni? «Due sole: non cancellare nulla, sentire la campana degli intercettati». E quando le parole sono penalmente non rilevanti? «Ci sono conversazioni utili a comprendere la cultura nella quale nascono certe situazioni». Se invece si entra nelle abitudini sessuali? «In Inghilterra a causa di un adulterio si contemplano le dimissioni. Qui da noi, Paese cattolico, la tolleranza è da casa di tolleranza. Chi assume una carica, chi si candida perde il "diritto di non essere conosciuto"». E quando escono sui giornali registrazioni scartate dagli atti delle inchieste? «Qui siamo nell’illegalità. positivo che la gente sappia, ma ciò non fornisce alibi a chi allunga documenti di cui gli avvocati non dispongono ». Vittorio Emanuele di Savoia in carcere ha detto di sentirsi come Tortora. «Poveretto, non sa quel che dice. Ma la colpa è di Togliatti». Di Togliatti? «Nel ’44, Croce propose che Vittorio Emanuele fosse proclamato re, mentre lui stesso, con Nitti e Orlando, si sarebbe occupato della sua formazione fino alla maggiore età. Togliatti si oppose». Di conseguenza? «Il principe rimase nel vuoto di Cascais, senza una vera educazione culturale». Cosa pensa del sostituto procuratore Woodcock? «Credo appartenga a quella generazione che entrò in magistratura non per raccogliere con pazienza i fatti, ma piuttosto con spirito da sceriffi. Ricordiamo però che il giudice istruttore ha già vagliato e approvato le sue indagini». Quale sarà l’effetto finale di questa inchiesta? «Nessuno collega il quadro che emerge dalle intercettazioni a una analisi politica. Temo che non ci saranno effetti di rilievo». Andrea Garibaldi