varie, 22 giugno 2006
GAYNOR
GAYNOR Gloria. Nata a Newark (Stati Uniti) il 7 settembre 1949. Cantante. «Quando arrivò, nei primi anni Settanta, qualcuno la etichettò come una moda musicale fatua e transitoria, l’ennesima. Ma ci fu anche chi capì subito che si trattava di una piccola rivoluzione: un suono aperto, con i bassi e la ritmica portati in primissimo piano, che invogliava - quasi obbligava - a ballare e non più solo ad ascoltare come prima accadeva quasi sempre. Era nata la disco music. Che tuttora è ben altro che morta. Anche a più di 30 anni di distanza la disco music, anzi quella disco music, quella delle origini, venata di soul e rhythm’n’blues, è tuttora passione di molti e oggetto di periodiche riscoperte che vanno al di là del banale e modaiolo revival [...] Gloria Gaynor il successo planetario della disco music l’ha aperto con Never can say goodbye, e l’ha chiuso con I will survive: ”In realtà è un genere che non tramonterà mai, la riprova è che il pubblico, qualunque età abbia, vuole sempre ascoltare le canzoni di allora, non chiede mai cose più recenti [...] Ma a me va benissimo così: ho la fortuna di avere 4-5 canzoni che alla prima nota fanno impazzire tutti, molti ne hanno a malapena una. Faccio ancora oltre 200 date dal vivo ogni anno, delle quali almeno 10 sono in Italia, e prego Dio che mi dia la forza di continuare”. [...] I will survive [...] Una canzone-feticcio, forse il canto del cigno degli anni Settanta visto che è del 1979, di cui hanno censito 230 cover, e con la quale non ha un cattivo rapporto: ”La amo, certo, anche se ovunque vada mi chiedono sempre quella. Ma io amo tutte le mie canzoni. Perché erano piene di gioia di vivere, di voglia di divertirsi senza patemi, e alla fine il segreto credo sia questo. Le mie canzoni, e le altre di quella disco, hanno segnato un’epoca, e mi piace fare rivivere dei bei ricordi. Senza nostalgie, ma con il dovuto rispetto. In fondo non era solo musica, ma anche uno stile di vita, dal modo di pensare a quello di vestirsi. Penso agli zatteroni e alle paillette [...] siamo stati una rivoluzione, non una pioggerella passeggera. Il meglio delle nostre cose si ritrova ancora, ad esempio nel rap, oppure in un certo tipo di pop. Devo dire che ne sono orgogliosa” [...]» (Luigi Bolognini, ”la Repubblica” 22/6/2006).