Onda n.26 2006, Mario Lenzi, 22 giugno 2006
Natura e avventura. Gli animali in tivù sono sempre fotogenici. Anche quando non sorridono alla telecamera
Natura e avventura. Gli animali in tivù sono sempre fotogenici. Anche quando non sorridono alla telecamera. Vincenzo Venuto, biologo e giornalista, un passato (recente) forgiato a MT Channel, l’ex canale satellitare di Macchina del Tempo, ha la passione e la capacità di presentarli, di mostrarcene i segreti, di confidarcene i drammi. Che sono tanti, soprattutto quando ci dimentichiamo i documentari ”alla Walt Disney” e riflettiamo sull’impatto ambientale provocato dagli umani. Perché paragonare Missione Natura alle classiche rassegne di immagini più o meno suggestive sarebbe fare un torto a tutti coloro che vi hanno lavorato. La nuova trasmissione di LA7, in onda ogni venerdì alle 20.40 (a partire dal 30 giugno), è infatti qualcosa di più. Come appunto sottolinea il suo conduttore, Vincenzo Venuto. Che cosa ha di nuovo, questa sua trasmissione? «Un modo diverso di accostarsi agli animali. O, meglio, di portare la telecamera nel mondo degli animali. Non c’è niente di lontano... se dovevo far vedere uno squalo, mi immergo e vado a cercarlo. Se devo mostrare un serpente, mi cala nel suo ambiente. La parola ”missione” del titolo indica proprio questo. La nostra non è una natura distante: è qualcosa di vivo che siamo riusciti a cogliere in presa diretta, presentandola senza filtri o paraventi». Gli animali, quindi, saranno i protagonisti assoluti? «No. Noi mostreremo anche e soprattutto gli uomini che lottano da una vita per salvare una specie o pochi esemplari. Che studiano anni per comprendere misteri e comportamenti; per trovare soluzioni ai problemi ecologici. Nella trasmissione ci saranno soprattutto storie di uomini e delle loro battaglie. A volte spettacolari, altre volte poco appariscenti. Nel nostro primo appuntamento mostreremo progetti di ricerca in Sudafrica, mostrando straordinarie operazioni di cattura, marcatura e monitoraggio. Andremo sull’Isola di Roatan, in Hoduras, dove un italiano ci racconterà di un branco di squali grigi che rischia di scomparire, per colpa della pesca...». Il suo entusiasmo è trascinante, ma ecco la domanda più cattiva: la scienza è ancora fotogenica, in televisione? «Mah, difficile dirlo. La natura affascina sempre, la scienza pura un po’ meno. Ma forse non è colpa della televisione. colpa della poca educazione». Oppure della concorrenza: quella di internet, ad esempio, è piuttosto spietata. «Sì, ma fino a un certo punto. vero che se uno cerca quattro righe su un animale, fa prima a navigare in Rete che a frugare in un’enciclopedia. La tivù, però, è in grado di portarti direttamente dentro la vita della specie, dentro il suo ambiente... Non c’è nulla come la televisione per entrare davvero nel vivo di una situazione o di un argomento». Eppure esistono trasmissioni di scienze dal fiato corto, che vivono con difficoltà e magari malamente muoiono. «Probabilmente perché la divulgazione scientifica interessa un pubblico di nicchia. E un po’ perché in Italia non abbiamo una scuola che formi davvero questa ”strana” figura del divulgatore. Proveniamo tutti da esperienze diverse, ci troviamo dentro questo mestiere spinti dal caso e dalla passione. Anche per me è stato così, all’inizio. Però adesso coglie i frutti di tanto lavoro. Perché l’esperienza deve essere stata davvero fantastica... «Sì, è vero e sono felicissimo. Non avrei mai pensato che un giorno sarei riuscito a fare queste cose. Per me, ve l’assicuro, questa trasmissione è stata davvero un’avventura. Ho fatto il subacqueo, sono andato in posti incredibili, ho visto cose meravigliose, ho toccato con mano la vita e i miracoli degli animali... Dal punto di vista professionale e umano è stata un’esperienza incredibile. Spero che tanto entusiasmo lo avverta anche chi guarda la trasmissione». Mario Lenzi