Guglielmo Buccheri, La Stampa 21/6/2006, pagina 9., 21 giugno 2006
L’Olimpico diventa il bunker del giudizio La Stampa, mercoledì 21 giugno Percorsi obbligati, tornelli e cancellate verdi, sale adiacenti, ma all’occorrenza incomunicabili
L’Olimpico diventa il bunker del giudizio La Stampa, mercoledì 21 giugno Percorsi obbligati, tornelli e cancellate verdi, sale adiacenti, ma all’occorrenza incomunicabili. Agli ambasciatori della Federcalcio sono bastati pochi minuti per capire come lo stadio Olimpico potesse diventare il teatro (inespugnabile) del primo maxi-processo al calcio italiano. Immaginare quanto accadrà a partire dalla prossima settimana (martedì o mercoledì) diventa più facile muovendosi all’interno dell’unico stadio in linea di galleggiamento con tutti i parametri per combattere il calcio violento. L’Olimpico a cinque stelle aprirà due porte agli accreditati al dibattimento di primo grado: dai varchi della curva nord entreranno i giornalisti (da ieri in Figc stanno arrivando richieste di accredito dal Cile all’Argentina al Giappone), da quelli della curva sud solitamente cuore del tifo romanista, i giudici, gli avvocati, i grandi accusati e i loro difensori (anche per i protagonisti del processo servirà richiesta di regolare accredito). Nessun contatto, dunque, fra flash e taccuini e i volti copertina di Calciopoli perchè alle diverse entrate si sommerà un lungo corridoio nella pancia dello stadio sbarrato alle estremità e sotto diretta sorveglianza della vigilanza della Figc. Una volta dentro, sarà Piazza Italia ad ospitare la stampa. Due i megaschermi a circuito chiuso con la diretta integrale del processo, altri due televisori al plasma rimarranno accesi sulle fortune mondiali (ai lati ci saranno ben 24 postazioni internet). Pochi metri e una stanza servirà per permettere agli avvocati difensori e ai loro assistiti di affinare le proprie strategie. Il cammino sotto la tribuna stampa dell’Olimpico si imbatte, poi, nella sala conferenze di ogni domenica adibita a camera di consiglio della Caf con il dibattimento pronto ad andare in scena in un ampio salone là dove Azeglio Vicini nelle notti magiche del ’90 raccontava i gol di Totò Schillaci. Alle spalle, la Palazzina Bonifati si trasformerà in un’ala dello stadio dove, dietro ad ogni porta, segretarie della Caf o dell’ufficio di supporto alla Corte d’appello federale costruiranno il loro quartier generale. I numeri del processo-bunker (ogni passaggio verrà registrato) sono da capogiro. Ben 400.000 le fotocopie degli atti (ogni deferito dovrà avere l’intera documentazione composta da 7000 fogli), almeno dieci grandi tavoli serviranno per il catering (pranzo e cena), una trentina gli agenti per la sorveglianza, due le grandi macchine tritacarte. Quest’ultima, fra le curiosità, è quella che fa più notizia: l’anno scorso di questi tempi dai cestini di un albergo romano vennero alla luce bizzarre ricostruzioni sui personaggi del processo al Genoa. Risultato: Preziosi gridò (e continua a gridare) ad una sentenza già scritta prima del verdetto anche per colpa di quei pezzettini di carta che rimessi insieme esprimevano chiari riferimenti al patron rossoblù. Due giudici della Caf pagarono la leggerezza, nell’aula bunker dell’Olimpico ci penseranno i tritacarte a spazzare in anticipo ogni possibile trabocchetto. L’Olimpico-bunker si prepara a giocare la sfida mai vista. Sale, saloni e stanze adiacenti, ma incomunicabili o inespugnabili a seconda dei tempi del processo: il Commissario straordinario ha trovato il teatro migliore bussando alla porta del Coni. E i tifosi? Per loro, l’Olimpico resterà un’astronave inavvicinabile. Guglielmo Buccheri